Un gruppo nato a Genova ma che sostanzialmente vive e produce musica a distanza, come in smart working: i CABle21 hanno di recente pubblicato un disco, “Simbolatria”, nato per lo più attraverso le interazioni fra i membri, ubicati però tra Italia e Germania. Abbiamo chiesto loro come hanno fatto.
Ciao, ci raccontate la vostra avventura musicale fin qui?
Gazza ed io (Orlenz) ci siamo rincontrati dopo molti anni e abbiamo deciso di provare a fare musica a distanza, visto che viviamo in due paesi diversi (Italia e Germania). Uno dei due propone un’idea e piano piano la sviluppiamo. Siamo stati i primi a stupirci di quanto bene funzioni, riusciamo ad essere molto produttivi. Poi abbiamo cercato Zilva, un amico di vecchia data, che è appassionato di mixing e suona il basso. Così abbiamo trovato la quadratura giusta per produrre il nostro primo album.
Qual è stata l’ispirazione dietro il titolo “Simbolatria”?
Viviamo in una società che ci sottopone ad un fuoco di fila simbolico. Il simbolo affascina, ma può essere pericoloso se usato malamente. Da questo mettiamo in guardia.
Come descrivereste il suono di questo nuovo album?
Sicuramente nei suoni si ritrovano gli ascolti che abbiamo fatto in tutti questi anni. Veniamo dal cosiddetto post-punk, parliamo di ciò che ci emoziona, cerchiamo i suoni che insieme alle parole rappresentino queste emozioni il meglio possibile.
Qual è la canzone che vi ha dato maggiori soddisfazioni nel creare?
Abbiamo iniziato a comporre i nostri pezzi in pieno lockdown, “La paura sulla porta” è stato il nostro primo pezzo e vuole rappresentare la reazione di parte della società a questo evento, senza alcun giudizio di sorta. Essendo il nostro primogenito lo amiamo particolarmente.
C’è una storia dietro una delle canzoni che vi piacerebbe condividere?
Io vivo da molti anni in Germania. “La vita è qui” parla del posto in cui vivo, raccoglie come in un collage molte delle frasi che in questi anni ho sentito dagli Italiani che abitano qui, persone emigrate spesso da ragazzi, che si sentono stranieri in Germania come in Italia. Una particolarità è la trasformazione linguistica, nuove parole create che tutti qui usano italianizzando il tedesco. Ad esempio la chella (Keller) è la cantina, il termino (Termin) l’appuntamento. È la magia della lingua che si trasforma e trova nuovi usi.