Caina: la storia di orrore e disumanità al Garden-in-Movies di Catania – In occasione del Garden-in-Movies, la rassegna cinematografica che trasforma il Parco di Radicepura (Via Fogazzaro, 19 – Giarre, Catania) in un salotto botanico e in una sala cinematografica sotto le stelle, Caina, l’opera prima di Stefano Amatucci aprirà venerdì 3 agosto alle ore 22:00 la sezioneRadici. All’evento saranno presenti il regista Stefano Amatucci e la protagonista Luisa Amatucci.
La storia di Caina torna nei luoghi in cui è stata concepita. “L’idea del film –racconta Stefano Amatucci – nacque nel 2009. Una notizia di cronaca mi colpì molto: la preoccupazione di un sindaco per gli sbarchi che avrebbero rovinato la stagione estiva. Nessuna percezione della tragedia umana. Ero in Sicilia per delle riprese e decisi di parlare con i protagonisti di quell’orrore. Ed è così che ebbi modo di sentire dalla viva voce di chi quella traversata l’aveva fatta il racconto di quel viaggio della speranza. Poi ho letto il bellissimo libro di Davide Morganti e con lui è nata l’idea di Caina. Ora, tornare in questi luoghi è per me importantissimo e molto emozionante.”
Con il film Caina, prodotto da Movieland e distribuito da mOOviOOle, Stefano Amatucci, dopo una lunga esperienza come regista televisivo (Un posto al sole e La squadra), firma un lavoro estremo e coraggioso sull’orrendo tema dell’immigrazione selvaggia, degli interessi connessi e dell’inevitabile razzismo.
In un presente visionario e distopico, sulle spiagge di un generico Mediterraneo, si consuma la vicenda di Caina, di mestiere trovacadaveri, e il suo rapporto vittima- carnefice con il magrebino Nahiri, al centro di una vera e propria guerra di civiltà. Protagonisti di questo lungometraggio una quasi demoniaca Luisa Amatucci nei panni di Caina; un tenero e, per certi versi, fragile Helmi Dridi nei panni di Nahiri; il realistico Gabriele Saurio nei panni del cinico Taurul e un’impagabile Isa Danieli, interprete della cinica Signora Ziviello.
La sceneggiatura, firmata dallo stesso Stefano Amatucci e Davide Morganti, è liberamente ispirata dall’omonimo romanzo di Davide Morganti (Ediz. Fandango Libri).
“Quando ho letto Caina di Davide Morganti, mi folgorò soprattutto la protagonista del romanzo: la vedevo esistere realmente, intorno a me, per strada, nei negozi, in tv, sui social. Caina, purtroppo, esisteva ed esiste, eccome se esiste! Probabilmente sentivo in cuor mio l’esigenza potente, dopo anni di televisione e di televisione commerciale, di dedicare uno spazio della mia vita e della mia creatività ad una riflessione profonda e radicale, senza preconcetti né timori. Quello scritto con Morganti, quindi, è uno spin-off ispirato alla protagonista del suo romanzo a cui abbiamo fatto vivere una storia, si tragica, ma calata in una realtà distopica, visionaria, allucinata. Una storia che racchiude le angosce dell’uomo comune e la sua ordinaria follia. L’emigrazione, il razzismo e la xenofobia sono diventati una delle malattie, del nostro tempo. Tempo in cui, si stanno rialzando frontiere ancora più invalicabili e incomunicabili.”
Sinossi
La protagonista in passato era una killer su commissione, uccideva con freddezza e agiva con disprezzo, era specializzata nell’ammazzare gli extracomunitari, perché il suo è un animo xenofobo, violento e con un odio viscerale per tutto ciò che non appartiene alla sua lingua, alla sua razza e soprattutto alla sua religione: incarna infatti i luoghi comuni e le paure di chi ha una rozza visone dell’Islam. Ora Lei passa le sue notti in spiaggia dove fa un mestiere particolare, la “trovacadaveri”: il suo compito è quello di raccogliere tutti i corpi annegati degli extracomunitari che dall’Africa cercano di arrivare in Italia e che il mare riversa sulla riva. Lei sente i morti parlare, avere paura, lamentarsi, ne ascolta le sofferenze, le angosce, le delusioni. I cadaveri arenati vengono smaltiti sciogliendoli nel cemento in un centro di smaltimento statale.
Lei guadagna 15 al lordo, su ogni annegato. Nahiri, tunisino, anche lui fa il “trovacadaveri”, ma è abusivo. Insieme ad un gruppo di immigrati irregolari, per sopravvivere, vanno in giro rubando dalle rive i cadaveri degli immigrati, vendendoli sottobanco al centro di smaltimento grazie alla connivenza della sua dirigente, l’anziana signora Ziviello, che opera nel malaffare. La merce è difficile da recuperare, così gli abusivi decidono di annegare a mare quelli che arrivano vivi. Nahiri non ci sta e abbandona il gruppo offrendosi di lavorare per Lei sottomettendosi a essa. Si scrutano diffidenti, si annusano come belve. Si scatena tra i due una guerra di civiltà.
Ambedue vivono, però, con la costante paura di essere derubati dagli altri abusivi extracomunitari.