Cancionero, il nuovo disco di Ester Formosa e Elva Lutza – Un album dove convivono Catalogna e Latino America, inediti in sardo e antiche melodie degli ebrei sefarditi
Omaggio al cantautore romano Stefano Rosso a 10 anni dalla morte: due brani tradotti in catalano da Joan Casas
Far convivere naturalmente canzone popolare e d’autore, Catalogna e Latino America, antiche melodie degli ebrei sefarditi e nuove composizioni in sardo attraverso un sapiente lavoro di scomposizione ritmica e ri-armonizzazione. Succede in “Cancionero” (Tronos digital/Felmay), il nuovo album di Ester Formosa e Elva Lutza (Nico Casu e Gianluca Dessì). La prima è cantante e attrice catalana di grande fama in patria (figlia di Felìu Formosa, forse il più grande intellettuale vivente di lingua catalana), ma da qualche tempo di nazionalità italiana; i secondi, un duo sassarese di fiati e corde molto noto in ambiente “world” per il suo saper fondere la classica con il folk e il jazz.
Dopo parecchie decine di concerti insieme, Ester e Elva Lutza sigillano il loro sodalizio professionale con questo album che non risparmia sorprese, anche per il numero di lingue utilizzate: si va dall’italiano al sardo, dal catalano al castigliano passando per il sefardita. Quindici brani in tutto: da un lato la bellezza dei classici e la scoperta di molti canti tradizionali, dall’altro uno sguardo attento alla canzone d’autore con tre inediti firmati da Nico Casu (Cucurutxu, A su tramontu e In su mare) ma anche con riletture di Bruno Lauzi (Menica Menica), Lluis LLach (Corrandes d’exili), Carlo Muratori e Riccardo Tesi (Lune) e Stefano Rosso. Al cantautore romano, di cui quest’anno ricorrono i 70 anni dalla nascita (ma anche i 10 anni dalla morte, proprio pochi giorni fa), è dedicato un omaggio prezioso: la versione in catalano di due brani, Girotondo e Preghiera (scritto per Mia Martini), grazie alla traduzione e all’adattamento di Joan Casas, uno dei più grandi letterati catalani, poeta e drammaturgo.
“Cancionero” è un disco “world”, che vive di contaminazioni. Un viaggio tra stili, storie, parole e lingue attraverso la voce solida e riconoscibile di Ester Formosa, l’arrangiamento di Elva Lutza che riecheggia la musica per banda, i Balcani, il medio-oriente e la tradizione sarda. Un viaggio che mescola culture e strumenti, che lascia spazio al bendir nordafricano come all’organetto e coltiva il gusto per la citazione facendo emergere echi di Coltrane, Chopin, Tenco, inni nazionali, musica medioevale e tanto altro.
Il 10 ottobre uscirà il video di “A Su Tramontu” che vede la firma del documentarista Antonio Maciocco, autore del pluripremiato cortometraggio “Achentannos”, in nomination al Los Angeles Cine-Fest.
CANCIONERO traccia per traccia
– CIELITO LINDO (Q. Mendoza) – Il più celebre fra i brani messicani. Rivisto nel ritmo, nell’armonia e nel testo, riscritto nella sua parte finale; questo contribuisce a trasformarlo da brano di evasione a triste ballata d’amore dalla quale però trapela il sorriso che contraddistingue l’approccio “Elva Lutza”.
– ESTA MUNTANYA (Trad.)– Dal repertorio sefardita. L’innamorato paragona la sua amata a un albero di gelsomino che lui ha piantato e fatto crescere e del quale sono altri a raccogliere i frutti; ora vorrebbe usare gli alberi per scrivere la sua disperazione nel cielo. Il bendir (tamburo a cornice nordafricano) di Bruno Piccinnu rende più solenne l’incedere del brano.
– CUCURUTXU (N. Casu) – Brano inedito firmato da Nico Casu. Il cucurutxu in catalano è il cono gelato. La matrice sono una moresca seicentesca, con i suoi cambi di metrica, e un brano sardo, un duru duru. Cucurutxu è anche il soprannome di Agnès, la nipote di Ester Formosa alla quale il brano è dedicato.
– A SU TRAMONTU (N. Casu) – Altro brano inedito di Nico Casu. Un brano molto privato, “erotico” al femminile, che descrive l’amore prima del sonno. Canzone dalle atmosfere delicate, musicalmente una “nuoresa”, modulo tradizionale del cosiddetto “canto a chitarra”; c’è anche una chiara citazione del Notturno di Chopin. Ospite prezioso è Riccardo Tesi all’organetto.
– MENICA MENICA (B. Lauzi/M. Coppola ediz. Sugar Music)- Un brano di Bruno Lauzi del 1965, tratto dal suo primo album “Lauzi al cabaret”: una bella descrizione dell’atmosfera di una festa di paese. Una versione, questa, che deve in egual misura al country americano e a John Coltrane.
– TONADA/LA FRUITA MES PRIMERENCA (Trad./B. Mayoral) – Due canti di lavoro dall’isola di Maiorca fusi in un unico brano: il primo delle raccoglitrici di olive, il secondo dei raccoglitori di mandorle, quest’ultimo spesso associato al repertorio del cantante contemporaneo Biel Mayoral.
– BRE SARIKA (Trad.) – Brano sefardita, ascrivibile alle comunità ebraiche di Sarajevo e Istanbul: un corteggiamento che va a vuoto, dove Sarika, la protagonista, rifiuta le avances del ricco mercante. Riarrangiato e con il tempo portato a 7/8, il marchio “Elva Lutza” è inconfondibile.
– DRUME (Trad/B. De Nieve) – Una suite di ninna-nanne provenienti dalla Catalogna (il brano natalizio “El Noi de la Mare”), Cuba (la celebre “Drume Negrita” del pianista Bola de Nieve) e Sardegna (“Su Pizzinneddu”). La cifra del brano él’autocitazione: in ogni strofa la tromba cita il frammento precedente o anticipa il successivo.
– CORRANDES d’EXILI (Lluis Llach) – Brano conosciuto per essere un classico di Lluis LLach, il grande cantautore catalano. Il testo è una poesia di Pere Quart (1899-1986), pseudonimo di Joan Oliver i Sallarès, uno dei maggiori poeti contemporanei in lingua catalana, esiliato durante il franchismo. Canzone di grande attualità alla luce degli ultimi accadimenti in Catalogna, è stata riarrangiata da Elva Lutza per voce e chitarra.
– GIRA EL MON I GIRA (S. Rosso, ediz. Universal – traduz. in catalano Joan Casas Fuster) – E’ il primo omaggio al cantautore romano Stefano Rosso. Il brano “Girotondo”, traccia d’apertura del suo primo album “Una storia disonesta”, è del 1977 ma è più che mai attuale. La traduzione e l’adattamento sono di Joan Casas (anche per il brano “Pregaria”), uno dei più grandi letterati catalani.
– ACIDITO (A. Freitez) – Alle volte un brano semplicissimo ha le stimmate del capolavoro: un merengue venezuelano, in tempo tronco di 5/4, ritmicamente e melodicamente sfiziosissimo, imparato della grande Cecilia Todd, una delle più grandi cantanti sudamericane.
– LUNE (C. Muratori/R. Tesi) – Brano firmato da Carlo Muratori e Riccardo Tesi, due tesori della musica italiana: una storia d’amore difficile per motivi etnici, ambientata in Palestina. “La musica e il testo – dicono Ester e Elva Lutza – sono di una bellezza incredibile”.
– IN SU MARE (N. Casu) – Libero adattamento di un brano sefardita, una “canzone alla rovescia”, fatta di premesse per assurdo e di un amore impossibile. Il testo è stato riscritto da Nico Casu.
– PREGARIA (S. Rosso/A. Rossi. ediz. Universal – traduz. in catalano Joan Casas Fuster) – Un altro brano di Stefano Rosso, scritto per Mia Martini che lo interpretò nel 1976. Il cantautore decise di farlo suo solo in seguito, inserendolo nella raccolta “Il meglio” del 2001. La versione di Elva Lutza e Ester Formosa è registrata dal vivo e vede, nella parte strumentale, l’innesto di un brano liturgico sardo, Babbu Soberanu.
– LA VIOLETERA (J. Padilla)– Il disco si chiude con un altro classico, imparato dalla grande cantante spagnola Raquel Meyers, diva delle coplas spagnole (forma poetiche che servono come testo per canzoni popolari) e di cui Ester Formosa è stata una grande fan. Charlie Chaplin ne fece il tema di Luci della Città.
CREDITI ALBUM
ESTER FORMOSA voce
ELVA LUTZA: Nico Casu tromba, voce // Gianluca Dessì, chitarre
Riccardo Tesi: organetto in “A su tramontu” e “Lune”
Bruno Piccinnu: percussioni
Dante Casu: clarinetto
Michele Garofalo: corno
Giovanni Becciu: basso-tuba
Registrato e mixato da Andrea Pica
Olbia, primavera/estate 2018