“Capolavori del Presepe napoletano del Settecento dalla Collezione Bordoni” al Museo Davia Bargellini di Bologna. A cura di Mark Gregory D’Apuzzo e Giulio Sommariva con la collaborazione di Fernando e Gioia Lanzi
4 dicembre 2019 – 19 gennaio 2020
Inaugurazione martedì 3 dicembre 2019 h 17.30
Da oltre dieci anni, in prossimità del Natale, i Musei Civici d’Arte Antica | Istituzione Bologna Musei, in collaborazione con il Centro Studi per la Cultura Popolare di Bologna, realizzano al Museo Davia Bargellini un appuntamento espositivo in cui, accanto agli esemplari conservati nella collezione permanente – la più ampia raccolta, sia numericamente che qualitativamente, di statuine del presepio bolognese dei secoli XVIII-XIX presente in città – vengono presentati importanti gruppi presepiali che documentano la fortuna di questo specifico tipo di produzione artistica in aree regionali diverse.
Nel contesto di questo atteso appuntamento, domani, martedì 3 dicembre 2019, alle h 17.30 – alla presenza di Sua Eccellenza Rev.ma Cardinal Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo Metropolita di Bologna, e Matteo Lepore, assessore alla Cultura e Promozione della città del Comune di Bologna – inaugura la mostra Capolavori del Presepe napoletano del Settecento dalla Collezione Bordoni, a cura di Mark Gregory D’Apuzzo e Giulio Sommariva, con la collaborazione di Fernando e Gioia Lanzi (Centro Studi per la Cultura Popolare).
La mostra rimane aperta dal 4 dicembre 2019 al 19 gennaio 2020, con ingresso libero.
L’esposizione offre al pubblico l’opportunità di ammirare per la prima volta alcuni straordinari pezzi, veri e propri capolavori dell’arte presepiale napoletana del Settecento, provenienti dalla celebre Collezione Bordoni di Bologna, che Eugenio Riccòmini ha definito “forse la più ricca e complessa collezione di presepi napoletani che non stia all’ombra del Vesuvio” composta da oltre duecento statuette, fra personaggi e animali che fanno da contorno.
Vista la delicatezza delle statuette, tutte modellate con una grande cura per i dettagli, presso il museo viene esposta una selezione di oltre una trentina di esemplari, collocati entro la suggestiva scenografia del chiostro di Santa Chiara a Napoli, realizzata da Alfonso Laino, il più bravo scenografo-allestitore dei presepi a Napoli negli anni settanta/ottanta del secolo scorso, che animeranno, come in un tableaux vivant, la rappresentazione di scene di strada, osteria e bottega nella brulicante vita quotidiana nella capitale cortigiana dei primi Borboni.
Rispetto alla tradizione bolognese che predilige il solo materiale della terracotta per la modellazione delle figure, in ambito napoletano si diffonde una produzione scultorea polimaterica che si identifica nella realizzazione di manichini con la testa di terracotta dipinta, le estremità preferibilmente in legno, l’anima di ferro dolce e il riempimento di stoffa, poi debitamente abbigliate con costumi e accessori dell’epoca. Questo tipo di rappresentazione corrisponde a una concreta espressione di arte barocca naturalistica, configurandosi come un plastico documento storico descrittivo dei costumi, delle usanze e delle tradizioni popolari, in un’epoca che vide Napoli splendida capitale di cultura e d’arte e meta irrinunciabile di colti viaggiatori italiani e stranieri.
I visitatori possono dunque mettere a confronto due tradizioni storico-artistiche di eccellenza nell’arte presepiale, quella bolognese e quella napoletana, cogliendone le differenze e le rispettive caratteristiche, oltre ad apprezzare le specificità tecniche della produzione napoletana con le tipologie dei suoi figuranti e le identità dei suoi più abili artefici, come Salvatore Franco, Lorenzo Mosca, Orazio Schettino, Nicola Somma, Angelo Viva e gli animalisti Francesco Gallo, Nicola e Saverio Vassallo.
L’esposizione Capolavori del Presepe napoletano del Settecento dalla Collezione Bordoni è accompagnata da una pubblicazione, a cura di Mark Gregory D’Apuzzo e Giulio Sommariva, che contiene una prefazione istituzionale di Massimo Medica e testi di Giulio Sommariva e Fernardo e Gioia Lanzi.