È in libreria, per i tipi della Aletti, il corposo romanzo “Cascina dell’Angelo” di Bruno Alberganti. Un’opera di ampio respiro (di ben 588 pagine) che ruota attorno alla vicenda di un uomo impegnato nella laboriosa conduzione di un’azienda agricola. La vita del protagonista è il perno di un mondo di scambi affettivi, sensuali, amicali e di lavoro, improntati a schiettezza di intenti e temperati da spiritosa ironia.
Emerge, così, lo spaccato del mondo delle risaie vercellesi al tempo delle mondine, con il forte senso di regolarità dell’esistenza, che si realizza nel ciclo che va dalla nascita, alla creazione della propria famiglia, alla morte.
«Ho descritto la vita di impegni e sacrifici tra le risaie, il cui nucleo fa sempre capo a una Cascina – ha dichiarato Bruno Alberganti –. Ne esistono a decine, unicamente nella mia provincia di Vercelli, e ogni Cascina è seguita da un proprio nome».
La scelta di intitolare il romanzo “Cascina dell’Angelo” mette in luce il personaggio di Angelo, figura chiave e nel contempo misteriosa all’interno della storia di tre generazioni, presentata, attraverso un racconto onirico, dal protagonista Carlo, imprenditore di discreto successo. Ne viene fuori una narrazione verosimile e convincente, anche grazie alla documentazione sul campo acquisita da Alberganti. Lo scrittore ha frequentato con assiduità la cascina per conoscere da vicino il lavoro delle risaie.
Alla precisione del contesto rurale che fa da sfondo, si aggiungono numerosi elementi che fanno di questo romanzo un’opera di grande spessore e interesse. I tratti psicologici dei personaggi descritti, l’importanza degli eventi e dei contesti, arricchiscono una narrazione che soddisfa più livelli di lettura. Dalla curiosità storica e sociologica, alla trama con la successione dei fatti intervenuti e colpi di scena, alla “leggerezza” calviniana del racconto scritto con naturalezza, ci sono tanti modi per approcciarsi alla lettura del libro.
Come scrive Davide Ghezzo, nella prefazione del libro: «Sullo sfondo della campagna vercellese, nell’alternarsi veloce delle stagioni si innesta una vicenda familiare ad ampio respiro, che vede scorrere la vita del protagonista dall’infanzia alla maturità alla vecchiaia. Gli fanno da vivace contorno le figure femminili, i figli e i parenti acquisiti, nonché, amici, collaboratori e divertenti macchiette come il prete e il commendatore. Il tempo è scandito da nascite, matrimoni, morti… Non viene negata la sensualità e la ricerca del piacere fisico, quale componente essenziale di una vita faticosa che richiede il compenso tangibile del cibo e del sesso».
Già da queste considerazioni, emerge la densità del racconto; un concentrato delle molteplici sfaccettature della vita. Le pagine più interessanti dell’opera – asserisce Ghezzo – sono quelle dedicate alla figura di Angelo. Colui che «dopo aver aiutato il protagonista a costruirsi una redditizia attività lavorativa, scompare misteriosamente salvo riapparire in forma indiretta nei momenti più inaspettati come presenza salvifica ma intangibile sul piano materiale». Il personaggio introduce anche l’elemento del mistero: l’esistenza di una componente spirituale. Ovvero, la presenza di «entità disincarnate che appaiono protettrici benefiche delle persone ancora in vita quaggiù e delle loro attività», riprendendo le parole di Ghezzo.
La rivisitazione di un mondo antico, finalmente immortalato nelle pagine della preziosa opera prima di narrativa di Alberganti, è ora a disposizione di chiunque voglia approfondire queste tematiche. Tanto più che nelle pagine si racconta un’Italia lontana, di cui si sono perse le tracce nel tempo presente.