Caselli a Trento per la IX edizione del Police Winter Forum – Si è aperta questo pomeriggio a Trento la IX edizione del Police Winter Forum, importante evento formativo dedicato agli operatori della polizia locale. Ospite d’onore di questa prima giornata Gian Carlo Caselli, l’ex “magistrato più scomodo d’Italia”, sotto scorta fin dal 1974, protagonista di primissimo piano della lotta al terrorismo politico prima e alla mafia poi. A portare i saluti del territorio ospitante, l’assessore agli enti locali Carlo Daldoss e il sindaco di Trento Giampaolo Andreatta. Per Daldoss i fattori che più contribuiscono ad assicurare ai cittadini sicurezza e pieno esercizio dei propri diritti sono naturalmente la presenza delle forze dell’ordine ma anche “la capacità di mettere in rete le risorse disponibili. L’accordo siglato in Trentino fra Commissariato del Governo, Provincia autonoma e Consorzio dei Comuni lo ha sancito in maniera inequivocabile”. Per il futuro, è previsto fra l’altro lo stanziamento di nuove risorse per mettere in rete la videosorveglianza presente sul territorio provinciale. Ma soprattutto, ad essere chiamate in causa saranno sempre di più le comunità, “che dovranno essere protagoniste di una idea di sicurezza ‘diffusa’. Assumerà quindi sempre maggiore rilievo la capacità di confrontarsi, di scambiare le buone prassi e l’informazione, di contaminarsi positivamente. Anche un evento come questo Forum ne è del resto la prova”.
Per il sindaco Andreatta “oggi nella percezione della cittadinanza la sicurezza è ancora più importante che in passato. Ciò chiama in causa il ruolo delle polizie locali, la figura del vigile ma più in generale la diffusione di una cultura della legalità che fortunatamente sta molto a cuore dei cittadini anche qui in Trentino”.
Il pomeriggio è poi entrato nel vivo con l’incontro con Gian Carlo Caselli, che ha dialogato con il direttore de “L’Adige” Pierangelo Giovanetti.
Il programma dell’evento è sul sito: www.policewinterforum.it/
Il Police Winter Forum, che quest’anno è ospitato negli spazi del Grand Hotel Trento, rappresenta una vera e propria esperienza professionale per comandanti e ufficiali che vogliano approfondire le dinamiche di un ruolo complesso, che non si limita soltanto alla competenza tecnica ma che necessità di capacità strategiche, relazionali e di strumenti per incidere concretamente sulla vivibilità dei centri urbani. Negli ultimi anni il ruolo della Polizia locale in particolare ha assunto un’importanza sempre maggiore nelle politiche pubbliche. L’aspetto della sicurezza è solo l’elemento più visibile, ma non sono da meno le funzioni per il rispetto della legalità, dell’ordine e della convivenza civile. Tutti elementi centrali per le amministrazioni pubbliche, che presuppongono – oltre ad investimenti mirati – un miglioramento dell’organizzazione e delle prestazioni del Corpo di Polizia Locale.
Di questo e altro si parla in questi due giorni a Trento. Ma l’apertura di oggi è stata dedicata ad un magistrato che ha dedicato la sua intera vita alla lotta al terrorismo e al crimine organizzato, Gian Carlo Caselli. Nel suo intervento, in primo luogo l’inizio del suo lunghissimo periodo di vita “sotto scorta”, che dura ancora oggi, nel 1974, dopo il sequestro di un altro magistrato, Mario Sossi, da parte delle Brigate Rosse, e l’assegnazione del caso alla Procura di Torino, cioè quella di Caselli. “La scorta cambiò la mia vita e quella dei miei familiari – ha ricordato – ma me la salvò, anche, due volte ai tempi del terrorismo e almeno altre due nel periodo dell’antimafia”.
Il terrorismo alla fine venne sconfitto, mentre mafia, camorra, ‘ndrangheta, nonostante i colpi durissimi che hanno ricevuto, sono ancora vive. Come mai? “Il terrorismo lo sconfiggemmo solo dopo 10 anni di ‘guerra’ – ha spiegato il magistrato – . All’inizio fu difficile a causa anche di posizioni come ‘nè con lo stato nè con le Br’. Queste posizioni hanno alimentato a lungo nel terrorismo l’idea che potessero vincere. Le cose cambiarono quando l’opinione pubblica capì che il terrorismo era nemico delle libertà di tutti. Lì cominciò l’isolamento delle Br. Da quel punto in poi il terrorismo apparve agli occhi dei cittadini come un qualcosa di assolutamente ‘altro’. Per la mafia è molto diverso. La mafia ha subito colpi pesantissimi sia prima che dopo Falcone e Borsellino, fino ad oggi. Ma nonostante questo non è finita, perché non rappresenta qualcosa di ‘altro’, perché è impastata con pezzi della politica, dell’economia, delle istituzioni, della società civile. Questo impasto, questa zona grigia, si traduce in coperture, complicità e collusioni”.