Corsaro, doge, amante, padre: i mille volti di Simon Boccanegra al Teatro Alighieri di Ravenna
Venerdì 2 marzo alle 20.30 (replica domenica 4 alle 15.30) l’ultimo appuntamento con l’opera
Sarà il Simon Boccanegra a concludere la Stagione d’Opera 2017/18: un’opera “triste – nelle parole di Verdi – perché dev’essere triste, ma interessa”, un intreccio fatale di equivoci e tradimenti dove il dramma privato convive con quello pubblico della guerra civile. La coproduzione ripropone la collaborazione fra Fondazione Teatri di Piacenza e Teatro Alighieri – cui si aggiunge quest’anno l’Opéra de Marseille – ed è affidata alla regia di Leo Nucci. L’allestimento da lui ideato è orientato a definire uno spazio scenico fortemente tradizionale, caratterizzato dalla ricercatezza dei costumi e da rimandi alla potenza di Genova. In buca l’Orchestra dell’Opera Italiana diretta da Pier Giorgio Morandi; il coro è quello del Teatro Municipale di Piacenza.
Sono passati più di 160 anni dalla prima messa in scena del Boccanegra, in scena al Teatro La Fenice di Venezia nel 1857 su libretto – verseggiato in fretta e furia – di Francesco Maria Piave: “un fiasco quasi altrettanto grande che quello della Traviata” commentò il deluso compositore. Una ventina invece gli anni che l’editore Giulio Ricordi impiegò per convincere Verdi a rimettere mano alla partitura; soltanto la collaborazione con il giovane, colto e aggiornatissimo Arrigo Boito rese possibile la revisione dell’opera e il nuovo debutto alla Scala nel 1881, questa volta salutato dal successo. Un’opera complessa quindi – tanto per genesi quanto per sfumature espressivo-stilistiche – e il cui soggetto era giunto a Verdi da un dramma di Gutiérrez, proprio come quello del Trovatore che in quegli anni veniva presentato su tutti i palcoscenici europei.
Il dramma ruota attorno al Boccanegra, che nella Genova di metà Trecento riesce a farsi eleggere Doge grazie all’appoggio di un amico e a dispetto dei propri trascorsi da corsaro; al trionfo della vita pubblica si contrappone una tormentata vita privata, segnata dalla morte della donna amata e dalla scomparsa della figlia. Ai conflitti privati si intreccia la contesa politica, sfondo (e causa) di equivoci, rancori, tradimenti, inganni, che culminano nell’avvelenamento dello stesso Boccanegra. La scrittura verdiana qui capovolge i convenzionali rapporti fra i personaggi: il protagonista è un baritono e il suo antagonista è un basso e non un tenore, mentre il soprano – generalmente oggetto del contendere – non è l’amante quanto la figlia dell’uno, Simone, e la nipote dell’altro, Jacopo Fiesco, leader del partito aristocratico sconfitto dal Boccanegra. Nella revisione del 1881 si afferma ancor più nettamente l’abbandono del pezzo chiuso in favore di un discorso musicale capace di abbracciare tutta l’azione, mentre il comprimario Paolo Albiani – regista tanto dell’elezione del Boccanegra quanto, venticinque anni più tardi, del suo avvelenamento – assume una straordinaria statura drammatica sotto la penna di Boito.
L’allestimento scaturito dal Progetto Opera Laboratorio – costruito attorno a percorsi con giovani cantanti – è curato dal regista e baritono Leo Nucci, affiancato dallo stesso team creativo che l’ha accompagnato nelle altre opere portate all’Alighieri (a partire dalla stagione 2013/14: Luisa Miller, L’elisir d’amore, L’amico Fritz, Il ballo in maschera) e che comprende il regista collaboratore Salvo Piro, lo scenografo Carlo Centolavigna, il costumista Artemio Cabassi e il light designer Claudio Schmid. Alla guida dell’Orchestra dell’Opera Italiana Pier Giorgio Morandi, che a dieci anni come primo oboe della Scala ha fatto seguire una ricca carriera nei teatri italiani e internazionali, sia nel repertorio operistico che sinfonico. Il Coro del Teatro Municipale di Piacenza è invece preparato da Corrado Casati. Nel ruolo principale Kiril Manolov, mentre la figlia Maria (sotto il nome di Amelia Grimaldi) è Clarissa Costanzo. Mattia Denti veste i panni di Jacopo Fiesco, mentre Gabriele Adorno – il giovane patrizio innamorato di Maria / Amelia – è Ivan Defabiani. Paolo Albiani ha invece la voce di Ernesto Petti, mentre Cristian Saitta, Paola Lo Curto e Jenish Ysmanov sono rispettivamente Pietro, un’ancella e il capitano dei balestrieri.
Info e prevendite: tel. 0554 249244 – www.teatroalighieri.org
Biglietti da 14 a 45 euro. Speciale giovani: under 14 5 euro; under 18 e universitari 50% tariffe ridotte.