Dalle trincee di Nagià Grom si alza la voce di Gustavo Modena

Si concluderà venerdì 26 agosto lungo le trincee di Nagià Grom (nei pressi di Manzano, in Val di Gresta nel Comune di Mori) la rassegna “Segnali di Guerra” inserita nel programma di “Storie a Memoria”, il ciclo estivo di rappresentazioni organizzato dall’Assessorato alla Cultura della Provincia autonoma di Trento e dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara. Il percorso artistico e l’impegno politico del grande attore di origini trentine sarà affidato all’interpretazione degli attori della “Compagnia delle Arti”. L’inizio è previsto alle 20,30. Ingresso libero.

Le trincee della Grande Guerra che ancora solcano il Monte Grom, in Val di Gresta nel territorio del Comune di Mori, si faranno ancora una volta palcoscenico per ospitare uno spettacolo inserito nel calendario della rassegna “Storie a Memoria – Castelli e forti, palazzi e antiche chiese del Trentino” – organizzata dall’Assessorato alla Cultura, Rapporti europei e Cooperazione della Provincia autonoma di Trento e dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara in collaborazione con il Museo Castello del Buonconsiglio e la Fondazione Museo storico del Trentino.

“Salvar questo popolo”
Gustavo Modena, originario di Mori, è considerato uno dei migliori attori italiani della prima metà del XIX secolo. Nato a Venezia nel 1803, era figlio di Giacomo Modena di Mori, di professione sarto, e dell’attrice Maria Luisa Lancetti.
Laureatosi in giurisprudenza a Bologna, preferì rinunciare alla carriera forense privilegiando l’attività teatrale. Debuttò nel 1824 recitando il ruolo di David nella tragedia Saul di Vittorio Alfieri.
Apprezzato dalla critica soprattutto per la grande naturalezza della sua recitazione, Gustavo Modena ha introdotto nell’interpretazione teatrale una riforma che valse a integrare le precedenti rivoluzioni avvenute con il Goldoni nel genere comico e con l’Alfieri nel tragico. Fu il primo, infatti, ad abbandonare le grida e boati che gli attori erano soliti utilizzare allo scopo di rendere forti le passioni e, con un gioco insieme classico e realista, puntò a fare del teatro un riflesso della vita reale. Fu uno fra i primi a rispettare la verità storica anche nei costumi di scena.

Rivelò una profonda fede patriottica in occasione dei tumulti del 1821 quando, in uno scontro con la polizia, rimase gravemente ferito. Partecipò anche ai moti risorgimentali del 1831 e aderì alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. In conseguenza del suo impegno politico fu costretto a riparare in esilio: dapprima in Svizzera e Belgio, quindi in Inghilterra dove si trovò a svolgere i più svariati mestieri. A Londra ebbe però modo di partecipare a uno spettacolo di Lectura Dantis, suscitando ammirazione per l’abilità declamatoria dei versi della Divina Commedia.

Tornato nel Regno Lombardo – Veneto nel 1839, costituì una propria compagnia con cui iniziò una tournée di sette anni in diversi Stati della futura Italia ai quali gli era consentito di accedere. A partire dal 1847 si dedicò prevalentemente alla politica, limitando l’attività teatrale. Dopo aver trascorso un periodo in Liguria, si ritirò in Piemonte nel 1849. Morì a Torino nel 1861. Come scrittore ci ha lasciato un bellissimo epistolario, edito a cura della Società per le opere del Mazzini, e anche molte lettere inedite.

Oltre a Mori (l’ottocentesco Teatro Comunale porta il suo nome) e a Trento (il Cinema Teatro “Modena” è attivo dal 1911), gli sono state dedicate sale teatrali anche a Genova, Palmanova (Udine) e Vaiano (Prato).
L’azione scenica “Salvar questo popolo” in calendario venerdì 26 agosto prende lo spunto da un proclama che l’attore-patriota di origini trentine lanciò da Firenze a sostegno delle battaglie risorgimentali per l’Unità nazionale. Un appello che fu raccolto sessant’anni più tardi da coloro che – lungo le trincee del Monte Grom – combatterono per realizzare quell’ideale.
Nell’allestimento della “Compagnia delle Arti” il ruolo di Gustavo Modena sarà affidato a Bruno Vanzo, mentre Giuliana Germani darà la voce al personaggio della moglie, Giulia Calame. Saranno in scena anche Mauro Gaddo, Gabriele Penner e Ivo Morandini e Stefano Bragagna garantirà l’accompagnamento musicale alla fisarmonica.

La rappresentazione in programma a Monte Grom è stata organizzata in collaborazione con il Comune di Mori, la Pro Loco Mori e Val di Gresta e il locale Gruppo Alpini.

LE TRINCEE DI NAGIÀ GROM – Comune di Mori
La borgata di Mori, con la Valle del Cameras racchiusa tra la Valle di Gresta e l’Altopiano di Brentonico, nel corso della prima guerra mondiale fu teatro di un sistematico e pressoché totale processo di distruzione. Ponti minati, boschi tagliati per utilizzarne il legname, case ridotte in rovina, campagne devastate e strade rese inservibili dalle detonazioni e dallo scavo dei trinceramenti. Il Gruppo A.N.A. di Mori, nell’ultimo decennio, si è fatto carico di restituire alla memoria le fortificazioni e le trincee realizzate dagli austriaci sul Monte Grom che, per la sua pronunciata sporgenza, poteva essere considerato un’autentica fortezza naturale.
Il Monte Grom era coronato da tre linee di trincee scavate nel terreno o nella roccia e collegate tra loro da camminamenti per gli spostamenti delle truppe in sicurezza. La linea più avanzata circoscriveva la base del monte, quella mediana il pendio di mezzo, mentre quella più arretrata passava proprio sotto la cima.
Sulla linea più esterna, a ridosso dello strapiombo che sovrasta la piana di Mori, era stato costruito un avamposto in cemento ben fortificato con postazione per mitragliatrice e tutti i servizi per la truppa. Il sentiero di accesso al monte era controllato da una postazione in caverna.

Sul cocuzzolo di vetta era stato realizzato un osservatorio in parte interrato collegato con dei camminamenti ad una serie di bocche che guardavano in tutte le direzioni. Appena sotto la cima, in località Pozze Basse, fu scavata nella roccia una grande caverna le cui feritoie dominavano la Valle del Cameras. All’entrata della grotta si trovano ancora oggi i resti di un’effige austriaca con le ali dell’aquila stilizzata, stemma della compagnia polacca ivi dislocata.

Sul retro del monte, ben protetti dai tiri dell’artiglieria italiana, gli austriaci avevano costruito dei baraccamenti. Oltre agli alloggiamenti per la truppa e gli ufficiali vi si trovavano le cucine, i bagni e un ospedale da campo.
Come arrivare: Il Monte Grom si raggiunge partendo dalla chiesa di Valle S. Felice, all’imbocco della Val di Gresta, attraversando la zona denominata Nagià e seguendo le segnaletiche in legno poste dal Gruppo Alpini. La zona sovrasta l’abitato di Mori su un’altura vicino al paese di Manzano e può essere raggiunta anche seguendo l’impervio sentiero che parte all’entrata di questo paese e si inerpica fin sulla cima dell’altura attraversando camminamenti e trincee della guerra. (fl)

Informazioni:
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tel. 0461 213834, n.verde 800 013952
da lunedì a sabato dalle ore 15 alle ore 19
info@centrosantachiara.it, www.trentinocultura.net, www.centrosantachiara.it

Per informazioni sull’accessibilità alle persone con disabilità:
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handicrea@trentino.net, www.handicrea.it

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