“Per una madre” è il nuovo romanzo di Michele Lazzerini Franceschi (Carrara, classe 1963). Un’opera in cui la finzione narrativa si mette da parte per favorire la veridicità e la testimonianza che la storia della protagonista porta con sé.
“Per una madre”, infatti, non si limita a raccontare di un periodo storico, quello del dopoguerra italiano, di cui ancora oggi, fortunatamente, si continua a parlare – alla luce anche di una sempre maggiore necessità di sensibilità e comprensione. Il romanzo di Lazzerini Franceschi va oltre, poiché porta al lettore la preziosa testimonianza della vita e del contributo di una donna italiana che si è opposta alle regole di un mondo dove impervia la distruzione e il proprio tornaconto personale.
“Franca era cresciuta ascoltando storie femminili di sofferenza e sottomissione, storie che via via avevano formato la sua coscienza di genere, una coscienza che diventò il cardine della sua esistenza e che avrebbe sempre rivendicato.”
“Per una madre” di Lazzerini Franceschi esordisce proprio con le parole ancora infantili di Franca.
Parole piene di dolore alle orecchie di qualsiasi genitore, parole che denunciano paura, insicurezza del domani, che pronunciate da una bambina hanno la capacità di inchiodare subito il lettore. Franca che ha solo due anni; che piange per stare sulle spalle del padre, che reclama il diritto alla sua infanzia, ai giochi, alla spensieratezza di un’età che non ha potuto vivere. Franca dalla pelle candida macchiata dai colori truci della guerra, Franca che nei suoi cappelli custodisce il rosso di un sole da cui devono scappare lei e la sua famiglia.
La storia della sua famiglia si prefigura al lettore attraverso la fuga: il loro destino è simile a quello di tanti altri italiani, costretti a mettersi in fuga, a lasciare le proprie case e sicurezze per raggiungere posti in cui sembrano non esserci più pericoli. L’unica consolazione sembra quella di poter restare ancora insieme, di non esser stati catturati come è accaduto al fratello del padre, Carlo, che invece ha avuto meno fortuna di loro.
«Per i maschi, poi, i risultati scolastici erano considerati importanti, per una femmina quasi un vezzo, un di più, per qualcuno per cui si prospettava un destino da moglie e madre, non ci sarebbe stato altro se non un matrimonio, dei figli e la casa da accudire».
La protagonista di “Per una madre”, Franca, è chiamata fin da piccolissima a doversi responsabilizzare, ma da subito capisce che non è quella che gli altri vorrebbero che fosse.
Non è interessata agli insegnamenti materni in campo domestico e si domanda perché gli stessi non vengano impartiti agli altri bambini, per esempio. Le piacciono i libri, la scuola, la matematica e i numeri, e saranno proprio queste vocazioni, questi amori profondi per la scoperta e la comprensione a guidarla per il resto dei suoi giorni. Una vita spesa sempre dalla parte dei più fragili, a sostegno delle vittime di ingiustizie: dai primi battibecchi con i compagni alla militanza giovanile, dalla tessera della Fgci all’impegno politico.
“Per una madre” nel suo porsi criticamente verso la Storia, è anche una storia d’amore, è l’incontro tra Franca e Ulisse, un uomo che non ha alcuna intenzione di limitare il suo campo di azione; un uomo che arricchisce la sua vita e non la impoverisce. In tutti i passi che accompagnano la vita di Franca mai al lettore sembrerà che la determinazione e il coraggio della protagonista vengano relegati in seconda fila. Un romanzo che si legge in poche ore ma per cui spesso il lettore si ritroverà a ritornare indietro con le pagine per suggellare un momento; per rivivere un’emozione che solo la penna dei grandi autori possono raccontare con l’intensità che si ritrova tra le pagine del nuovo romanzo di Michele Lazzerini Franceschi.
«Franca avrebbe voluto essere più grande e quindi più forte, abbastanza grande e forte per poterle dire che ci avrebbe pensato lei a cambiare il mondo, dovette però desistere, sapeva di non esser ancora pronta»