Elisabetta Arpellino: un folk delicatissimo d’amore

Delicatissimo il suono e la sua forma per questo secondo Ep della giovanissima Elisabetta Arpellino dal titolo “Anita”: e sono riflessioni sull’amore dentro una storia che in fondo può sembrare figlia di tutti i giorni. Un folk minimale, diretto dentro la tradizionale scuola romana ma anche dai bordi e dai riverberi che ci spingono verso sapori americani. Insomma: di certo non parliamo della plastica indie tanto di moda nelle classifiche main stream. C’è l’individuo e la sua vita prima di tutto…

Un Ep oggi che valore ha? Figlio del tempo liquido che viviamo?
È sicuramente un azzardo far uscire un Ep oggi, perchè la gente vuole qualcosa che si esaurisca in poco tempo, ma allo stesso tempo questo progetto nasce per raccontare una storia che si articolava in queste cinque canzoni e per me forse conta più la coerenza con quello che ho da raccontare piuttosto che una legge di mercato.

E proprio in questo tempo muovi i primi passi. Un secondo lavoro per te cosa significa e cosa ti sta dando?
Questo progetto nasce dal lavoro di ricerca durato due anni fatto insieme a Veronica Gori che è la protutrice di tutti i brani dell’Ep. Per me significa crescita, significa dare alla luce un progetto a cui tengo molto che parla di temi che mi stanno a cuore e che sentivo la necessità di raccontare perché se ne parla troppo poco.

“Anita” sembra essere un po’ la parte di te o di ognuno di noi che avrebbe voluto che fosse… oppure è il personale modo di esorcizzare gli errori?
Anita non parla di errori, ma di fragilità e di un dolore che non si riesce a raccontare. Anita parla di tematiche importanti che spesso in questa società che ci vuole solidi e forti sono un tabù, parla di anoressia e di violenza, ma soprattutto di amore. Perchè dal dolore si può guarire se se ne parla se ci si fa aiutare, ma si guarisce amandosi, imparando ad amarsi.

In fondo il dramma della violenza vive anche dentro questo disco. Per te cos’è la violenza?
È sicuramente un tema portante in questo mio ultimo lavoro. La violenza è un problema sociale di cui non si parla spesso, è forse un tabù ed emargina le persone che ne sono vittima. Ho voluto dare voce a questo dolore a questo isolamento, per far sentire meno sole persone che soffrono a causa della violenza e farle sentire comprese.

La denuncia di Anita è un manifesto per tanti… che diventi anche un lavoro sociale questo?
Non lo escludo, credo che la musica dovrebbe avere un dovere e un ruolo sociale, Anita è una storia scritta per raccontare dei drammi che vivono molte donne e ragazze, per non farle sentire sole.

 

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