E’ tra gli interpreti di Dante, l’ultimo lavoro di Pupi Avati in tutte le sale cinematografiche da giovedì 29 settembre 2022. Un’opera, incentrata sulla vita del Sommo Poeta, autore della Divina Commedia, simbolo della nostra cultura. Un lavoro di cui è molto fiero l’attore Emilio Martire, al suo ottavo film con il grande regista bolognese, che comprende nel cast anche Alessandro Sperduti, Giulio Pizzirani, Sergio Castellitto, Enrico Loverso e tanti volti del cinema nostrano. Esperienza di cui ci ha parlato Emilio martire in questa intervista.
Emilio, è nel cast di Dante, il nuovo film di Pupi Avati. Quale sarà il suo ruolo?
“Parto col dirle che, per ottenere il ruolo, ho dovuto fare un provino telefonico. Inizialmente, cercavano degli attori con una specifica cadenza del nord, in primis di Firenze. Fortunatamente sono riuscito a mandare un audio al Maestro Pupi Avati con un monologo dove non si sentiva l’accento meridionale. E dopo questo messaggio ho avuto una risposta positiva. Il film parla della figura di Dante, dal punto di vista di Avati, con la sua lettura personale. Sarò uno dei pretori di Alighieri nella fase giovanile della sua vita”.
Dove si sono svolte le riprese?
“Abbiamo girato in un convento. Ritengo che questo film non passerà certamente inosservato. Alla prima cinematografica, che è stata fatta a Roma, era presente anche Sergio Mattarella, il Presidente della Repubblica. D’altronde, quando si parla di Dante è sempre importante, perché ha il suo valore. E nel cast della pellicola ci sono attori davvero importanti, come Alessandro Sperduti, che interpreta il Sommo Poeta da giovane, e Sergio Castellitto, nel ruolo di Giovanni Boccaccio. Il Maestro Pupi ha speso tutte le sue energie per realizzare il lavoro nel migliore dei modi; ci siamo tutti impegnati ed è venuto fuori un film davvero molto bello”.
Quanti giorni sei stato sul set?
“La mia partecipazione è stata suddivisa in cinque giorni lavorativi. Ricordo che il maestro teneva tantissimo a come avrei portato in scena il pretore, una figura di spicco nelle varie riunioni con Dante”.
Come pensa verrà accolto il film dal pubblico?
“Nel migliore dei modi. Siamo davvero di fronte all’ennesimo capolavoro di Avati. Non ci sono tanti film su Dante e ci sarà un effetto curiosità legato alla pellicola”.
Non è la prima volta che collabora con Pupi Avati. Potremo definirlo il suo mentore, giusto?
“Questo è l’ottavo film che faccio con Pupi Avati. Tra di noi c’è un rapporto familiare, ci sentiamo spesso. Ed è nato per caso, perché accompagnai un collega a fare un provino per un suo film. Soltanto in un secondo momento decisi di farlo anche io. E fui scelto al posto del mio amico. Quest’ultimo, ovviamente, ci rimase male, ma è altrettanto vero che il ruolo sarebbe potuto andare anche ad un altro attore. Ed abbiamo superato questa cosa”.
Cosa si può imparare, da attore, da un regista così importante come Pupi Avati? A lei, personalmente, che cosa ha insegnato?
“Mi ha insegnato tutto. Avati è un maestro vivente. E’ davvero una grande fortuna poter collaborare con lui, perché è un’icona del cinema”.
Ci sono altri registi che sono stati importanti nel suo percorso d’attore?
“Sicuramente Aurelio Grimaldi, con cui ho fatto il film Rosa Funzeca. Di Pupi Avati ce n’è però uno solo. E’ stato lui a scoprirmi e gli sono davvero molto affezionato”.
Ha sempre sognato di intraprendere questo mestiere?
“Sì, ho sempre voluto fare l’attore e mi sono impegnato tanto per diventarlo. Ho fatto anche un corso di dizione per la mia pronuncia, che mi ha aiutato proprio per Dante, dove parliamo con la cadenza italiana perfetta”.
Ci sono altri progetti futuri di cui può parlarci?
“Sì, c’è un film diretto da Massimo Bonetti, con il quale ho lavorato nel film Il Signor Diavolo, sempre con la regia di Pupi Avati. Dobbiamo ancora incominciare a girarlo”.
E’ difficile al giorno d’oggi vivere di arte e fare l’attore?
“Purtroppo, sì. I film che si stanno girando ultimamente sono pochi. Bisogna dunque fare contemporaneamente teatro. E la pandemia non ha certamente aiutato il settore”.