Oggi abbiamo il piacere di immergerci nel mondo di Erick Sola, un artista emergente che sta rapidamente guadagnando attenzione grazie alla sua capacità unica di esprimere emozioni complesse attraverso la musica. Il suo ultimo singolo, “Forse parlo troppo di me”, è un viaggio introspettivo che esplora le sfide e le riflessioni di Erick durante un periodo di significativa trasformazione personale.
Nell’intervista di oggi, Erick ci racconterà di più sul processo creativo dietro questo singolo, le sfide incontrate nel bilanciare la sua vita personale con la sua carriera artistica, e come la musica sia diventata un mezzo per lui di connettersi con gli altri a un livello più profondo.
Come è iniziata la tua avventura nel mondo della musica?
La mia avventura nel mondo della musica è iniziata da bambino. Passione trasmessa da mio padre, tastierista di grande talento, (e non lo dico solo perché son di parte) sono cresciuto nella musica.
C’è stato un momento decisivo in cui hai detto “questa è la mia strada”?
Diciamo che ho avuto sempre in testa l’idea di vivere di musica, ma prima di farlo concretamente ho fatto svariati lavori per sbarcare il lunario.
Ho detto “questa è la mia strada” da quando ho cominciato a fare busking,
lì ho avuto la mia conferma.
Come hai superato le sfide che hai incontrato e cosa hai imparato da esse?
Questa è una domanda un po’ più intima..
Ti direi che di sfide ne incontro ancora oggi, all’ ordine del giorno, come tutti.
Ma quello che dico sempre è :
“Il Problema non è il problema..
il problema è il tuo atteggiamento verso il problema.”
Ho imparato che si vince e si perde.
E va bene così.
A proposito di sfide, sappiamo che non stai vivendo un periodo proprio roseo, ci spieghi cosa è successo?
Certamente, anzi grazie per avermi dato la possibilità di diffondere questo messaggio.
Sarò breve: sono stato multato dalla
Polizia locale con annesso sequestro della strumentazione soltanto perché suonavo fuori orario.
Noi buskers abbiamo un sistema di prenotazione che ci consente di prenotare le nostre esibizioni, questo sistema, permettimi il termine, ultimamente fa un po’ schifo, quindi siamo costretti ad “arginarlo” per suonare un’ oretta in più e dunque lavorare.
Trovo sia veramente ingiusto che in una città come Bologna, capitale della cultura, città della musica, città di Lucio Dalla accadano ancora queste cose.
Non lo trovate un controsenso?
Ne va anche a discapito dell’ immagine che essa rappresenta; Piazza Maggiore in particolare.
Non credo che le persone assistendo a questo squallido teatrino tornano a casa con una bella idea di ciò che hanno visto!
Noi con la nostra passione non rechiamo danno a nessuno anzi, diamo un contributo per far ben figurare Bologna nel mondo.
La gente ci apprezza, ci paga, ci mette sui social, a me hanno dato la possibilità di arrivare a personaggi celebri come Cesare Cremonini.
Sono davvero sconcertato per tutto ciò ma mi auguro che tutti i mali non vengano per nuocere…bisogna cambiare questo regolamento! I nostri strumenti non sono della armi!
Come hai visto evolvere il tuo stile musicale e artistico nel corso degli anni?
Sono cresciuto tanto indubbiamente.
Suonavo in camera, ora i set in piazza si riempiono di quel famoso “cerchio”, fatto di persone che vengono lì e si fermano per ascoltarti. Tutto questo non ha prezzo.
Sono grato al mio percorso, alle persone che mi seguono.
Spero di crescere sempre di più.
Quali consigli daresti a chi sta iniziando la sua carriera artistica?
Ma non sono proprio l’ esempio che può dare consigli sai ahahahh
ognuno sa cosa è meglio per se stess*.
Ecco, restate voi stessi.
Non fatevi imbavagliare.
C’è un messaggio o un’emozione che speri di trasmettere attraverso questo singolo?
Questo è un brano che parla di ricordi.
I ricordi spesso sono associati alla nostalgia.
Spero che gli ascoltatori si rivedano in ciò che scrivo.
Hai intenzione di esplorare nuovi generi musicali nei tuoi prossimi progetti?
Può essere chi lo sa.
Non ho un genere preciso, mi piace sperimentare, quindi sono aperto a nuove contaminazioni.