Il debut album “Esondazioni” di Esserescoria riflette su una società scollegata dal senso della vita umana, mettendo in risalto i temi di questo scostamento. Chiunque soffre della malattia ereditaria di crescere in questo mondo, che siano persone di successo o “scorie”, si trova ad essere escluso dalla vita autenticamente umana e, di conseguenza, dalla felicità.
Fondamentalmente, è un disco pessimista, a volte in modo aperto e altre volte in modo più sarcastico, ma non manca di offrire aperture a una speranza di miglioramento. Idealmente, è un album che dovrebbe risvegliare l’individuo a cercare di guarire dai valori e costrutti anti-umani che ha ereditato.
Dal punto di vista musicale, il tono è oscuro ma non malinconico, con ritmi spesso incalzanti. Pur essendo profondo, il disco è abbastanza accessibile, con cantati e melodie che strizzano l’occhio anche al rock che si fa ascoltare con facilità. Si tratta di un lavoro discografico che può funzionare solamente con chitarra acustica e voce, ma i sintetizzatori a volte anche volutamente acidi rendono il sound non cantautoriale.
Come è iniziata la tua avventura nel mondo della musica?
Nel mondo ufficiale direi con questo album, visto che è la mia prima pubblicazione!
In modo generale direi decidendo di imparare a suonare la chitarra verso i 12 o 13 anni.
Ho avuto anche vari gruppi ma che per un motivo o l’ altro hanno portato a poco più di qualche live, e qualche canzone mal registrata e ancor peggio mixata, pero ognuno di queste esperienze sono state fondamentali per crescere come musicista e non sarei mai qui senza ognuno di quei passi.
C’è stato un momento decisivo in cui hai detto “questa è la mia strada”?
Siamo veramente cosi’ sicuri che è la mia strada?
A parte gli scherzi direi che quando ho capito quanto mi piaceva scrivere musica ho capito che l’ avrei fatto per tutta la vita.
Non è solo il gusto di scrivere ma anche la possibilità che ti da di tirare fuori emozioni, sensazioni e pensieri ai quali nella vita reale è difficile dare voce.
Oltre che un piacere è quindi anche una terapia, e forse ancor più importante, un modo per conoscere se stessi che è il vero obbiettivo dell’ esistenza secondo il mio modesto parere.
Come hai superato le sfide che hai incontrato e cosa hai imparato da esse?
Le sfide più difficili come il “fallimento” di un progetto o la non soddisfazione per quello che stavo scrivendo le ho superate facendo un pò tabula rasa delle mezze idee che avevo in mano e reinventandomi.
Tornando al punto di partenza potevo decidere da capo chi volevo essere, abbattere tabù che mi ero autoimposto, andare verso un nuovo sound.
Ho imparato che le difficoltà sono delle porte verso una nuova nascita.
Come hai visto evolvere il tuo stile musicale e artistico nel corso degli anni?
Si è evoluto e si sta evolvendo decisamente da uno stile molto incentrato sulla chitarra, sul rock, verso uno stile più contaminato dall’ elettronica.
All’ inizio, quando ero un rocker “puro”, per me l’ elettronica rappresentava un pò un tabù, volevo che tutto fosse suonato da uno strumento e non da un computer.
Si cresce sempre quando si abbattono i tabù.
All’ inizio pensavo anche che non sarei riuscito a fare dei testi che suonassero bene in italiano, invece con un pò di fatica ma direi che ce l’ ho fatta.
Quali consigli daresti a chi sta iniziando la sua carriera artistica?
Direi di crederci e di dedicarci tempo e passione, ma di avere anche un piano b, qualcosa di più certo della musica a livello di successo.
Mi spiego, puoi essere anche l’ artista più ispirato e migliore dell’ universo, ma la società ha i suoi gusti, molte volte discutibili, e il successo di un artista si basa sull’ apprezzamento degli altri.
Sfuggire dalla necessità di farsi piacere agli altri a tutti i costi toglie molta pressione e ti permette di fare musica più autenticamente tua.
C’è un messaggio o un’emozione che speri di trasmettere attraverso il tuo nuovo album “Esondazioni”?
Si il messaggio è che la società, lo stile di vita che abbiamo ci ha trasmesso pregiudizi, valori, idee e aspettative che ci fanno male e ci allontanano dalla vera felicità.
Riconoscere e guarire da queste “malattie ereditarie” è possibile e necessario.
Ritorniamo a guardarci dentro in modo puro e ricolleghiamoci alla nostra parte più umana.
Hai intenzione di esplorare nuovi generi musicali nei tuoi prossimi progetti?
Probabilmente andrò ancora di più verso l’ elettronica.
Forse poserò la mia chitarra acustica e prenderò in mano una chitarra midi per suonare i sintetizzatori.
Forse mi aprirò anche ai sintetizzatori plug-in invece che usare solo analogici.
Sto anche pensando di tornare a scrivere in inglese, un linguaggio con cui posso arrivare a tutto il mondo.
Il sound però rimarrà simile credo, non penso di darmi alla dance. Non me la sento molto per ora però, come ho detto, si cresce distruggendo tabù.