Inaugura oggi 17 luglio la mostra personale “LOVE – HATE” di Enrico Antonello. L’artista, vincitore del 10° Premio Cramum, porta fino al 27 agosto al Mercato Centrale Milano il suo “Point of View” mettendo “in luce” le contraddizioni della nostra epoca e la difficoltà di comunicare. Dal 2013, il Premio Cramum viene indetto annualmente con l’obiettivo di sostenere le eccellenze artistiche in Italia e all’estero attraverso mostre e collaborazioni di fama internazionale. L’ artista veneto, dopo il successo di “Words. Are Just Words?”, opera con cui ha vinto il Premio Cramum, segna con il ciclo di opere “Points of view” protagonista della mostra “LOVE – HATE” un importante passo nella maturazione di un linguaggio ormai pienamente riconoscibile e maturo.
“Le parole non sono solo segni” spiega l’artista “ma manifestazioni che danno vita alle nostre visioni più profonde. Fungono da chiave per l’immaginazione, aprendo porte verso mondi inesplorati dandoci la speranza di riuscire a comunicare ciò che altrimenti rimarrebbe intrappolato nel silenzio. Nel tessuto delle parole risiede il potere di trasformare, ispirare e cambiare, perché sono più di meri strumenti linguistici: sono l’essenza stessa dell’esistenza. Con ogni pennellata verbale, forgiamo destini e plasmiamo ideali; solo così possiamo esistere nel nostro presente”
Enrico Antonello fa dell’ossimoro la vera materia della propria ricerca di questo inedito progetto artistico, in cui ha progettato e realizzato personalmente, utilizzando la stampa 3D, dei box luminosi nei quali si possono leggere due parole opposte a seconda del punto di vista da cui le si osserva. Frontalmente, invece, è il caos, una voragine letterale che non permette alcuna lettura, obbligando lo spettatore a muoversi per riuscire a comprendere la scritta. Così come Brunelleschi selezionava con cura il punto di vista dal quale osservare la cattedrale di Santa Maria del Fiore per interpretare la sua realtà attraverso le regole della prospettiva, questo ciclo di lavori invita lo spettatore a scegliere un punto di vista preciso per la fruizione dell’opera, della quale non si potrà mai avere una visione completa. Le parole selezionate sono deliberatamente scelte tra i più comuni e stereotipati nella lingua inglese, sempre scritte in maiuscolo (qui nell’ordine del punto di vista dell’artista): OPEN – CLOSE, CLEAN – DIRTY, TRUE – FALSE, INSIDE – OUT, LIFE – DEATH, SOFT – ROCK, LOVE – HATE, GOOD – BAD, VICTORY – DEFEAT, SWEET – BITTER. Questa scelta mira a non fornire risposte definitive o formulare teorie rigide, bensì a stimolare l’immaginazione personale dello spettatore attraverso il “bombardamento” di ossimori, anche visivi, che possono essere interpretati in un numero infinito di modi, da altrettanti punti di vista. D’altronde, l’ordine tra i due elementi dell’ossimoro è mobile e fissato solamente nel titolo dall’artista. Questo libro, esso stesso opera d’arte nella e della stessa opera, è una testimonianza del personalissimo “point of view” di Enrico Antonello in un preciso e irripetibile momento.
“Gli ossimori inconciliabili di Enrico Antonello” spiega il curatore Sabino Maria Frassà “sono volutamente disposti nello spazio della mostra in modo del tutto casuale a formare una infinità di associazioni di idee in continua evoluzione. È una forma di poesia visiva contemporanea, che racchiude una profonda solitudine e incomunicabilità negli occhi e nei movimenti – imprevedibili – di ciascun osservatore. Antonello dimostra così di essere un purista quasi nichilista della parola,” spiega il curatore Frassà, che aggiunge: “L’artista si muove contro ogni forma di populista quanto demagogica forma di ‘ossimoro conciliante’. L’arte è per lui oggi lo strumento attraverso il quale trasmettere emozioni, stimolando nel fruitore un processo maieutico che porta alla luce qualcosa di tanto intimo quanto imprevedibile. Fornendo input sensoriali, più o meno composti ed elaborati, l’artista agisce come un regista di emozioni a 360°, riuscendo a innescare un processo emotivo sempre più immersivo in cui la parola non è la fine né l’interpretazione, ma l’inevitabile inizio, così scarnificato e destrutturato. Abituati al pensiero razionale e logico, la disposizione delle sculture-ossimori porta a un cortocircuito e a una tabula rasa da cui partire: siamo persi nei nostri pensieri e nel nostro vissuto, che inevitabilmente entra nell’opera d’arte.”
Il percorso espositivo “LOVE – HATE” è accompagnato, nel giorno dell’inaugurazione, da un happening musicale e video realizzato in collaborazione con il fratello Luca (Antonello) e Davide Capoccia, per accentuare ulteriormente questa direzione intrapresa da Antonello: luce, musica e vista aiutano a perdersi per poi ritrovarsi e ritrovare nuovi significati nell’opera e in noi stessi. Questo progetto unisce non solo i sensi, ma anche diverse forme d’arte, fondendole in un linguaggio creativo ed emozionale impossibile da descrivere a parole, ma che richiede di essere vissuto appieno per essere compreso in tutta la sua profondità.
La mostra LOVE-HATE è parte dalla collaborazione avviata nel 2022 tra Mercato Centrale Milano e il progetto non profit Cramum dedicato ai nuovi talenti dell’arte contemporanea.
CRAMUM
Cramum è un progetto senza scopo di lucro che, dal 2012, sostiene i talenti artistici in Italia e nel mondo. Il nome è stato scelto proprio perché significa “crema”, la parte migliore (del latte) in latino, lingua da cui deriva l’italiano e su cui si è formata la cultura di Cramum. Cramum ha sostenuto più di 100 artisti e 50 esposizioni, ottenendo numerosi riconoscimenti, tra cui la Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana nel 2015.
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BIO
Enrico Antonello si è diplomato con lode in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2019. Nel 2017 è stato cofondatore di Default, un progetto culturale dedicato alla promozione di esposizioni ed eventi artistici. Nel 2021 ha partecipato alla residenza In-Edita 2 a Porto Marghera (VE) e al Premio Cardazzo a Trieste, ottenendo una menzione speciale. Nel 2020, ad Agropoli (SA), ha partecipato al premio Artkeys2 vincendo nella sezione installazione. Nel 2019 ha preso parte al Festival Art Stays a Ptuj in Slovenia. Nello stesso anno è stato selezionato per la XIV edizione del Premio Nazionale delle Arti delle Accademie Italiane a Torino e ha vinto il primo Premio Salvi a Sassoferrato (AN). Tra il 2021 e il 2022 ha svolto una residenza presso la Bevilacqua La Masa, con mostra finale a Piazza San Marco curata da Eva Comuzzi. Nel 2022, ha presentato la sua prima personale presso il LAMB all’interno del progetto più ampio della Marina Bastianello Gallery, con cui continua a collaborare. Nel 2023 è arrivato terzo classificato nella sezione “New Media” al concorso Artefici del Nostro tempo promosso dal Comune di Venezia; nello stesso anno ha partecipato ad altri progetti, risultando finalista al premio Combat. Infine, nel 2024 ha vinto il premio “Cramum” e ha presentato una bipersonale con Edoardo Ongarato a cura di Simone Ceschin presso “Universo Factory” a Vittorio Veneto.
La sua ricerca artistica si concentra principalmente su luce, suono e movimento. Le sue installazioni multimediali esplorano il mondo del settore industriale, con riferimenti estetici e funzionali presenti nelle correnti architettoniche del Decostruttivismo e del Brutalismo. Nella sua ricerca, l’artista riflette sul significato della pittura contemporanea, esplorando non solo la sua bidimensionalità ma anche l’uso innovativo dei mezzi espressivi tradizionali.