L’edizione 2011 della rassegna “Storie a Memoria – Castelli e forti, palazzi e antiche chiese del Trentino” – organizzata dall’assessorato alla Cultura, Rapporti europei e Cooperazione della Provincia autonoma di Trento e dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara in collaborazione con il Museo Castello del Buonconsiglio e la Fondazione Museo storico del Trentino, prosegue con uno spettacolo in programma martedì 16 agosto a Forte Strino, nei pressi di Vermiglio in Val di Sole. Si tratta del secondo appuntamento del progetto “La Memoria dei luoghi – Segnali di guerra”.
L’estremo confine
Lo spettacolo, a carattere storico, è un viaggio nella storia di un territorio che ha sempre vissuto una condizione di marginalità e di confine. Lo storico Marcello Serra ricorda al riguardo che il collegamento con la Val Camonica era costituito, fino alla metà del XIX secolo, da una mulattiera che si inerpicava da Fucine a Vermiglio, raggiungendo l’Ospizio di S. Bartolomeo nell’immensa prateria del Tonale. Era questo l’unico presidio abitato ove viandanti e pastori potevano trovare assistenza e rifugio. Da qui la strada proseguiva in terra lombarda, discendendo verso Ponte di Legno. Quando, nel 1859, dopo la seconda Guerra di Indipendenza italiana, la linea spartiacque del passo del Tonale stabiliva il nuovo confine tra il regno di Sardegna e l’Impero austro-ungarico, il governo di Vienna decise di costruire una nuova strada per garantire un efficace presidio e un più efficiente collegamento con quella estremità meridionale del territorio imperiale. Lungo la strada militare, a circa 5 chilometri dal Passo del Tonale, fu costruito un forte destinato ad ospitare una guarnigione di soldati a supporto delle attività normalmente svolte dai gendarmi di frontiera.
Fu negli ultimi anni del XIX secolo che la monarchia asburgica cominciò a prendere in considerazione la necessità di impostare un sistema difensivo lungo il confine meridionale dell’Impero che, con il Trentino, costituiva un vero e proprio cuneo nella zona italiana a ridosso delle Alpi. Nella zona del Tonale furono costruite alcune fortificazioni disposte “ a tenaglia” per contrastare, con il tiro incrociato delle artiglierie, una eventuale avanzata, dalla Valle Canonica, delle armate italiane.
L’Italia che, allo scoppio della prima guerra mondiale, aveva, in un primo tempo mantenuto un atteggiamento di neutralità, nel maggio 1915 dichiarò guerra all’Austria-Ungheria, creando per quest’ultima una situazione di estrema criticità, tenuto anche conto che, fin dall’agosto 1914, la gran parte degli effettivi dell’esercito austro-ungarico era impegnata contro la Russia sul fronte orientale. L’entrata in guerra del Regno d’Italia portò i combattenti sulle montagne sovrastanti Vermiglio. A differenza dei precedenti conflitti, in questa guerra i combattimenti non si concentrarono sul valico del Tonale, ma si allargarono a macchia d’olio sulle cime circostanti, in osservanza a quella regola tattica, non sempre efficace come si credeva, che imponeva di impadronirsi delle alture prima di avanzare nel fondovalle. Torrione Albiolo, Castellaccio, cima Presena, cima Lago Scuro, cima Zigolon (ribattezzata dagli alpini «sgualdrina» perché passava continuamente dalle loro mani a quelle degli austriaci), cima Busazza, Monticelli, sono nomi che si scolpirono nell’immaginario popolare per le battaglie combattute su queste cime.
Come in tutti gli eventi bellici, pesante fu il tributo imposto ai civili; la militarizzazione del territorio, le azioni di guerra e la povertà della popolazione determinarono l’evacuazione forzata e totale dei vermigliani. Furono deportati a Mitterndorf, vicino a Vienna, dove era stato costruito un campo profughi per gli sfollati trentini. Le precarie condizioni igieniche, sanitarie e alimentari favorirono il dilagare di malattie infettive. Per la drammaticità delle loro condizioni i profughi vermigiani furono lasciati tornare in Trentino (ma non a Vermiglio) nel 1917 e poterono rientrare nel loro paese solo a guerra finita. Incendi, bombardamenti e saccheggi avevano ridotto l’abitato a uno scheletro: alle miserie della guerra seguirono quelle di una ricostruzione lunga e faticosa.
Il racconto delle vicende belliche sarà affidato agli attori Giuliana Germani, Andrea Franzoi, Mauro Gaddo e Bruno Vanzo della “Compagnia delle Arti”. Il fisarmonicista Stefano Bragagna garantirà il commento sonoro.
Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con il Comune di Vermiglio e con l’Associazione “Storia e Memoria”. Queste le condizioni d’ingresso: biglietto intero € 3; ridotto € 2,50 per gruppi di almeno 15 persone e per i possessori di “Adamello Card”; ridotto € 2 per gli under 14; ingresso gratuito per i bambini fino ai 10 anni. (fl)
Vermiglio – Forte Strino
Forte Strino, appartenente al grande sistema di fortificazioni austroungariche al confine italiano, si trova nei pressi del passo del Tonale, nel territorio comunale di Vermiglio. La fortezza fu edificata tra il 1860 e il 1866 a quota 1.538 a scopo di controllo e difesa dell’ultimo tratto della strada per il valico.
La struttura ha una pianta a forma di semicerchio, articolata su due livelli. Nel primo livello presentava tre postazioni, mentre al secondo livello quattro, posizionate verso la strada del passo del Tonale e la val Vermiglio. Oltre alle camere di combattimento, il forte aveva una serie di feritoie per la difesa ravvicinata.
Nel 1891 venne costruito sotto al forte una seconda struttura fortificata, il forte Velon, di modeste dimensioni, con il quale era collegato attraverso una ripida scalinata. Il Forte, completamente autosufficiente, era completo di acqua potabile, forno per il pane, infermeria, generatore di corrente elettrica, segnalatore ottico e telefono per collegarsi con gli altri forti e con le postazioni in prima linea.
Soltanto a dopo la fine del conflitto si deve la parziale distruzione della fortezza, non quindi causata da eventi bellici, quanto da una fase di depredazione del ferro e della pietra tagliata che lo rivestiva.
Il comune di Vermiglio, con la Provincia autonoma di Trento, visto il degrado, ne ha deciso e promosso il ripristino, consolidando le strutture, rimuovendo le macerie ed eliminando la fitta vegetazione che lo aveva ricoperto.
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