Il viaggio di Francesco Di Giovanni – Umano troppo umano: il viaggio è la dimensione più propria, dalla notte dei tempi, dell’homo sapiens. Da quel Corno d’Africa, culla di un’intera specie, l’umanità si è portata fino ai limiti estremi del mondo e oltre, in un viaggio non solo attraverso lo spazio, ma anche attraverso la storia stessa. Un muoversi in avanti metaforico, in cui la storia dell’umanità diventa la storia di ogni essere umano e viceversa, dal plurale al singolare e ritorno.
Per questo non stupisce che Francesco Di Giovanni celebri la sua attività pluridecennale nel mondo della musica con un album dal titolo Il Viaggio, dedicando un lavoro di sette brani, divisi in ventiquattro tracce, in cui indossa il ruolo di compositore e inizia a raccontare. Un racconto già fortemente emotivo per il ritorno dell’autore a quella musica classica che ne ha visto la nascita artistica: infatti Di Giovanni posa la sua amata chitarra e scrive, riempiendo gli spartiti per musica per pianoforte, affidandone l’esecuzione a Gabriella Di Nardo, compagna d’arte e di vita.
La presenza di Gabriella tradisce il senso stesso del viaggio, mostrando come non si tratti del percorso malinconico di un uomo solitario, quanto il racconto di una vita di affetti e sentimenti, in cui due anime si uniscono, due filamenti che compongono una spirale di musica, un DNA che è al tempo stesso Alfa e Omega di una ricerca compositiva con tutte le carte in regola per rimanere nel cuore, e non solo nei timpani, di chi sa prestargli ascolto.
Nell’arco dei sette brani la musica non viene piegata, ma esaltata, in un alternarsi di ritmi che preferiscono evitare espedienti di casuale sorpresa, eseguendo, al loro posto, dei cambiamenti leggiadri, fugaci, in grado di elevarsi dalla dimensione umana per raggiungere corde differenti e eteree, in un richiamarsi di melodie e suoni. Un viaggio che è solo l’inizio di una contemplazione in grado di portare ai confini dell’anima.