Gemme di chitarra al Foro Romano. – “Gemme di chitarra al Foro romano” è la manifestazione organizzata da Opera Romana Pellegrinaggi in occasione della Festa della Musica di Roma in programma giovedì 21 giugno.
Si svolgerà in quattro momenti musicali di un’ ora alle 19, alle 20, alle 21 e alle 22.
A esibirsi sarà il maestro Michele Floris, un giovane ma valente musicista, nato a Quito in Ecuador nel 1986 e vincitore nel 2012 del Primo Premio al 1° Concorso Internazionale di Chitarra Classica “Alirio Diaz” per Giovani Chitarristi a Roma.
Il maestro Floris eseguirà musiche di Luis Milàn, J. S. Bach, G. F. Haendel, F. Tarrega, A. Barrios, I. Albeniz, D. Scarlatti, G. Drozd.
I brani musicali saranno introdotti dalla lettura di brevi testimonianze tratte da un diario di un viaggiatore di eccezione, J.W. Goethe, che visse a Roma tra il 1786 e 1788. Il grande scrittore tedesco s’immerse profondamente nella realtà storica, artistica, spirituale della “capitale del mondo” come lui stesso l’ha definì, ricevendo da questa permanenza un prezioso e fondamentale impulso per la sua vita e la sua opera.
La manifestazione si svolgerà presso la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano, creata sulla preesistente chiesa di San Pietro in Carcere al Campo Vaccino, a suo volta sorta sulle rovine del Carcere Mamertino, dalla Congregazione dei Falegnami, nel 1540 e dedicata al suo patrono San Giuseppe.
Tra le opere più notevoli in essa conservata, ricordiamo una “Natività “ di Carlo Maratta. Nell’ annesso oratorio, si possono ammirare un bel soffitto ligneo, e gli affreschi di Marco Tullio Montagna con la “Storia della Sacra Famiglia”. In un vano sottostante, tra il pavimento e la volta del sottostante Carcere Mamertino, si trova la “Cappella del Crocifisso” risalente al Cinquecento, che conserva un Crocifisso ligneo miracoloso detto di Campo Vaccino, già precedentemente conservato al di sopra della porta del Carcere Mamertino.
A margine del concerto, sarà possibile visitare, con uno sconto speciale sul biglietto d’ingresso, il sottostante Carcer Tullianum (o Mamertino), il luogo dove, secondo la tradizione, gli Apostoli Pietro e Paolo vissero i loro ultimi giorni prima di essere martirizzati. E’ il più antico carcere di Roma, per molti secoli prigione di massima sicurezza per i nemici di Roma in attesa di esecuzione. Esso consiste di due piani sovrapposti realizzati alle pendici meridionali del Campidoglio nei pressi del Foro. Il più profondo, detto Tullianum, è il più antico. Esso risale, infatti, al VII sec. a.C., e fu scavato nella cinta muraria del periodo regio che proteggeva il Campidoglio. Il secondo, al piano superiore, detto Carcer, sorge un secolo dopo, nel VI secolo, ma verrà più volte ristrutturato nel periodo repubblicano ed agli inizi dell’ impero. La posizione di questo carcere era strategica. Posto ai piedi del Campidoglio e davanti al Foro, centro della vita pubblica, esso era chiaro simbolo ammonitore dell’implacabile giustizia di Roma contro i suoi nemici. Molti personaggi storici sono stati qui rinchiusi e vi hanno perso la vita per strangolamento o decapitazione: basti ricordare Giugurta, re della Numidia nel 104 a.C. e Vercingetorige, il re dei Galli nel 46 a.C.. Negli Atti dei Beati Pietro e Paolo, si narra che, i due Apostoli portati in giudizio davanti a Nerone, furono messi in carcere in attesa della loro condanna. Durante la loro permanenza nel carcere, gli Apostoli riuscirono a convertire i loro carcerieri Processo e Martiniano e altri compagni di prigionia, battezzandoli con l’acqua sgorgata miracolosamente dal pavimento Da questo luogo è iniziato il loro cammino verso il martirio: nel IV secolo entrambi gli ambienti furono convertiti in cappelle e trasformati in chiesa (col nome di San Pietro in carcere) nel IV secolo per volere di papa Silvestro I. Mons. Remo Chiavarini, amministratore delegato di Opera Romana Pellegrinaggi, sottolinea: “La musica eleva l’anima e la predispone all’amore. Abbiamo colto quest’opportunità, fedeli al nostro servizio alla Chiesa di Roma, che al Tullianum ha uno dei luoghi più cari e forse meno noti.
Quest’occasione ci consente dunque di accogliere pellegrini e turisti e offrire loro la possibilità di conoscere ancor più da vicino le vicende che hanno visto protagonista la comunità cristiana dei primi secoli”.