Dopo il grande successo del loro primo concerto al Trecastagni international Music Festival di qualche giorno fa, il quartetto tedesco e il virtuoso cinese saranno nuovamente protagonisti, questa sera alle 20.30, della rassegna di musica classica diretta da Carmelo Pappalardo con un bellissimo excursus lungo tutto l’Ottocento, in cui si toccherà anche uno spiraglio di Novecento.
www.trecastagnimusicfestival.com
TRECASTAGNI- Nato in Cina circa 2.500 anni fa, il crisantemo indica letteralmente il “fiore d’oro” per via di quella varietà, dal colore giallo inteso, diffusa per lo più in Europa. E fu proprio a questo fiore, che in Italia è considerato il dono ai defunti, che Giacomo Puccini si ispirò per la composizione della sua elegia per quartetto d’archi dall’omonimo titolo, che sabato 6 agosto andrà ad aprire il secondo concerto degli Elphier Quartet – composto dalle violiniste Lyudmila Minnibaeva e Yihua Jin-Mengel, dalla violista Alla Rutter e dal violoncellista Phillip Wentrup – e del pianista Haiou Zhang al Trecastagni International Music Festival. L’appuntamento è alle 20.30 nel panoramico cortile della Chiesa Madre di San Nicola (via Arciprete Domenico Torrisi, n°1) dove da anni la Nova Academia Musica Aetnensis diretta dal M° Carmelo Pappalardo accoglie prestigiosi artisti provenienti da tutto il mondo.
«Crisantemi – raccontano i membri del quartetto di Amburgo nato nel 2016 – è una delle poche composizioni non operistiche scritte da Puccini. Come racconta lo stesso compositore in una lettera al fratello, venne scritto il 6 febbraio del 1890, in memoria dell’amico Amedeo I di Savoia, duca d’Aosta, spentosi a Torino il 18 gennaio di quello stesso anno». La composizione fu pubblicata da «Ricordi» in marzo mentre tre anni più tardi, Puccini, utilizzò i due temi del quartetto per l’ultimo atto dell’opera Manon Lescaut. Anche se la versione originale per quartetto è molto rara, per lo più si esegue infatti la trascrizione per orchestra d’archi, mostra in realtà tutta la padronanza che il musicista lucchese aveva nello scrivere per questa tipologia di strumenti.
Sarà poi la volta del Quartetto d’archi in Sol minore, op. 10 di Claude Debussy che andrà a chiudere questa prima parte della serata. «Questo Quartetto d’archi del 1893 è l’unico scritto dal compositore francese – spiegano ancora –. L’opera mostra una tecnica solida accompagnata dalla presenza di idee nuove, che alla sua prima esecuzioni ebbero però un’accoglienza fredda da parte di pubblico e critica». Sebbene il primo movimento, Animé et très décidé, presenti l’esposizione dei due temi, lo sviluppo, la ripresa e la coda come in una tipica forma-sonata, Debussy gli conferisce un taglio così netto e vorticoso da segnarne le successive apparizioni. Nel secondo movimento, Assez vif et bien rythmé, si ha invece uno Scherzo con due Trii, impostato su due varianti del tema d’esordio, seguito dall’Andantino doucement expressif in re bemolle maggiore, dalla forma tripartita, nel quale le due sezioni estreme mostrano una sonorità rarefatta e impalpabile che crea un forte contrasto rispetto al più mosso episodio centrale. L’ultima parte, Très moderé, è un nostalgico notturno che si movimenta fino a diventare Très mouvementé et avec passion, anche questo di carattere ciclico tutt’altro che statico, restituisce un collage di variazioni e sfumature armoniche. La ripresa, dopo la breve pausa, verrà poi interamente occupata dall’esecuzione del Quintetto per pianoforte in re minore di Frank Bridge. «Una grande composizione, in tre movimenti, – osserva Zhang – che purtroppo è stata quasi dimenticata ma che mostra delle armonie specifiche e un linguaggio musicale talmente appassionato da toccare nel profondo. È una nuova scoperta anche per noi, che l’abbiamo ripescata per presentarla al pubblico, anche se per un esecutore è sempre una grande responsabilità proporre un’opera quasi sconosciuta a una grande platea». Concluso nella primavera del 1905, dopo quasi un anno di lavoro e due esecuzioni in forma privata, il Quintetto viene ben presto accantonano perché considerato dal suo autore poco elegante. Cinque anni dopo, però, Bridge decise di modificarne completamente la struttura a partire proprio dalla fusione dei due movimenti centrali in un unico. L’Adagio – Allegro moderato inizia in maniera quieta e meditabonda per poi sfociare verso una melodia struggente introdotta dal pianoforte, che a un certo punto si va ad infrangere contro le sonorità più pacifiche dell’Adagio ma non troppo – Allegro con brio, riproponendo nell’Allegro energico temi già ascoltati. In questa nuova veste venne eseguito il 29 maggio del 1912 dal pianista Harold Samuel insieme all’English String Quartet. Oggi lo si potrà ascoltare invece nell’intensa interpretazione di uno dei virtuosi più amati della sua generazione e dal quartetto d’archi preferito dal M° Esa-Pekka Salonen, direttore della San Francisco Symphony.
Biglietti: Ingresso unico euro 10,00.
Per info e prenotazioni: 349 1046397 – namaect@gmail.com