Esce venerdì 14 aprile 2023 “Monna Lisa Blackout: Vol. I”, primo EP della band omonima. A un mese di distanza dalla pubblicazione del primo singolo, la band toscana ci fa dono di un disco il cui filo conduttore è il disagio e l’incompatibilità con la realtà, tema che viene affrontato da ogni pezzo in maniera diversa: il costante stato di ansia e di inadeguatezza (“Panico”), l’incertezza dei cambiamenti necessari e la determinazione ad affrontarli (“Instabile”), l’eterna ricerca di risposte che si spinge fino alla religione e trova solo illusioni (“Voodoo”), e l’odio, la rabbia di sentirsi trascinati verso la rovina dai potenti della terra (“La Nave Affonda”).
Qual è stato il momento che vi ha fatto dire “vogliamo fare musica insieme”?
Alla prima prova di quelli che adesso sono i Monna Lisa Blackout c’erano solo Leo, Luca e Matte, Michele si è aggiunto poco dopo. Matte suona il basso e aveva chiamato gli altri due come chitarristi, siamo andati in sala prove e abbiamo provato a suonare qualche pezzo.
Però nella sala c’erano già anche la batteria e il microfono, tutto già montato, e allora Luca che comunque aveva sempre avuto voglia di provare la batteria si è seduto sul sellino e Leo si è messo al microfono, perché tanto eravamo lì.
Abbiamo provato Should I Stay or Should i Go dei Clash ed è stato come una magia, è venuta 100 volte meglio di quanto speravamo, al primo colpo, un momento meraviglioso. È stato ovvio che avremmo continuato.
Raccontateci il vostro disco in qualche riga.
Tutto i pezzi hanno una fortissima impronta rock e un cantato rubato dal rap e dal crossover.
Il filo conduttore dell’EP è in generale l’attrito con la realtà, la costante angoscia di sentirti fuori luogo, di sapere che per te non c’è posto.
In “Panico” si parla di ansia, mentre in “Instabile” della mancanza di punti di riferimento di fronte al cambiamento, temi differenti di uno stesso sentimento generale. In “Voodoo” si affronta la continua ricerca della verità e del proprio posto nell’universo, mentre “La Nave Affonda” è una voragine di rabbia e di voglia di riscatto, frutto di tutti quei momenti in cui ti senti impotente di fronte al mondo che va in malora.
Qual è l’aspetto della vostra musica di cui siete più fieri?
Siamo fieri del fatto che i nostri pezzi risuonano con delle emozioni forti, sono energici. Non è roba da ascoltare quando stai a casa in una giornata autunnale che piove e ti fai una una tisana col miele e ti leggi un libro e ascolti questa musica in sottofondo.
No, è musica da ascoltare in macchina quando hai avuto una giornata di merda e ti trattieni a fatica dall’accelerare fino a 180 all’ora e poi schiantarti contro qualcosa che detesti.
È questa l’energia che cerchiamo di trasmettere sia con la musica che con i testi. È questo il messaggio.
Qual è invece il vostro tallone d’Achille, l’aspetto su cui sentite di dover migliorare?
Ogni pezzo può essere scritto meglio, pensato meglio, arrangiato meglio, suonato meglio, portato meglio sul palco. E può avere un testo più emozionante, più poetico, più autentico.
Ogni cosa va migliorata sempre. Noi ci proviamo.
Come sperate di continuare la vostra esperienza musicale?
Questo EP si chiama “Volume 1” perché stiamo già lavorando al prossimo, e nel frattempo vogliamo suonare il più possibile e portare la nostra musica in giro per l’Italia, conoscere realtà underground che parlano la nostra stessa lingua, suonare con i tantissimi artisti forti che ci sono in giro. Sempre avanti, sempre più in alto.