Ikos è un documentario che racconta attraverso l’interpretazione dell’attore Edoardo Purgatori in modo crudo la tua vicenda personale di vittima di bullismo. Riguardandolo cosa provi?
Dipende dal mio stato d’animo. A volte rabbia e a volte indifferenza e distacco. Alcune proiezioni evito di guardarle ma lo farei anche se non fosse la mia storia per come è strutturato il documentario. Il mio intento era fare vedere allo spettatore le conseguenze che provoca il bullismo sbattendogli in faccia la mia vicenda così come è stata, senza sensazionalismi e pietismi ed il pubblico l’ha capito. Più di una persona mi ha detto che ha apprezzato il modo in cui mi sono raccontato e non mi sono pianto addosso. Non voglio vittimizzarmi ma denunciare con fermezza le ingiustizie subite.
Dall’età di otto anni sei stato bersagliato dai tuoi coetanei con un accanimento e una cattiveria che all’esterno appaiono impensabili per dei bambini. Perché ce l’avevano tanto con te?
Perché ero un bambino per bene, dolce e gentile e loro non lo erano. Già da piccoli erano marci dentro, probabilmente a causa delle loro famiglie che non gli hanno insegnato valori come il rispetto per gli altri, l’educazione e l’amore. Godevano nel fare del male al prossimo, soprattutto a chi non faceva a botte, non prevaricava sui più deboli o presunti tali e non incuteva timore. Erano di una meschinità e di una bassezza morale difficile da credere per la loro età. Non avevano pietà, cuore e nessuna traccia di umanità.
Chi erano i bulli del tuo paese e chi bersagliavano?
Ci tengo a sottolineare che venivano da qualsiasi ceto sociale, da quelli bassi a quelli alti – anzi quelli più benestanti erano anche più crudeli perché mi calunniavano alle spalle, diffamando me e mio padre per gelosia nei confronti della mia famiglia e mera cattiveria. Mio padre era un insegnante molto in vista in paese, stimato e ammirato perché sapeva farsi rispettare dai delinquenti del luogo che finivano nelle sue classi e che lui trattava come esseri umani facendoli sentire come tutti gli altri. Bersagliare me era un modo per attaccare lui. Riguardo chi preferivano bersagliare i bulli potremmo dire che si accanivano verso tutto quello che non rientrava nella loro mentalità arcaica e machista.
Dopo la tua denuncia con Ikos che ricordiamo è uscito su Amazon Prime Video nella seconda stagione della raccolta, The Ticket Show, hanno preso coscienza di quello che hanno fatto secondo te?
Alcune persone che sento in paese mi hanno detto che hanno minimizzato l’accaduto, altri si sono difesi dicendo che sembravo un ragazzo felice che sorrideva sempre, scrollandosi così di dosso qualsiasi responsabilità verso questa storia. In cuor loro hanno la coscienza sporca. Sanno di avermi fatto del male e sanno che non sono degli stinchi di santi. Io so perfettamente chi sono. Li conosco meglio di quanto si conoscano loro perché quando sei il capro espiatorio in una comunità hai una visione privilegiata di chi siano realmente le persone.
Cosa vuoi ottenere con Ikos?
Sicuramente giustizia ma non solo. Voglio che Ikos sia il punto di partenza per una battaglia contro il bullismo. Vorrei portarlo in quante più scuole possibile e farlo vedere non solo agli studenti e alle studentesse ma anche ai genitori e agli insegnanti. Gli adulti devono capire la gravità del fenomeno, alcuni spesso sono complici dei bulli. Mi è stato più di una volta raccontato da ex ragazzi bullizzati che gli insegnanti spesso punivano loro invece del bullo. Quando c’era una reazione spropositata da parte di chi veniva bullizzato perché esasperato e perseguitato dal bullo di turno, l’educatore, neanche si chiedeva del perché di quella reazione e puntualmente puniva la vittima e non il carnefice.
Hai presentato Ikos a Filmstudio, uno dei più importanti cineclub romani che reazione ha avuto la gente?
La gente ha sempre reazioni molto belle durante la visione di Ikos. Il corto è come se innescasse una reazione incontrollata verso chi lo guarda. Tutti hanno urgenza di parlare raccontando le loro storie di abusi e soprusi. Questo è meraviglioso perché ikos da coraggio nel denunciare la propria esperienza o quella di persone care che hanno vissuto sulla loro pelle questo calvario. Abbiamo intenzione con Filmstudio di riproporlo spesso, in tante serate. Ikos sarà uno dei cavalli di battaglia del cineclub.
Perdoni i bulli per quello che ti hanno fatto?
No, non li perdono. Però a volte penso a loro e mi fanno pena perché per fare così tanto male a qualcuno a quell’età vuol dire che sei infelice e in alcuni casi vittima a tua volta di violenze.
Quali sono i prossimi progetti di Giuseppe Sciarra?
Ho due documentari in ballo con il regista Andrea Natale: “Fuori le Mura” e “Gianni Improta”. Il primo lo abbiamo finito e il secondo lo finiremo presto. Poi ho terminato ben due romanzi e vorrei in futuro pubblicarli entrambi, alternando al mio percorso di regista quello di scrittore. Ho tante cose ancora da raccontare.