Il fioretto femminile padrone del mondo – Valentina Vezzali è la più titolata del Dream Team in rosa che ha spadroneggiato negli ultimi trent’anni a livello olimpico e mondiale nella scherma. La scuola fertile di Jesi che ha visto imporsi prima di lei Giovanna Trillini, dopo di lei Elisa Di Francisca. Il fioretto marchigiano che diventa bandiera nazionale e porta a casa venticinque podi olimpici tra individuali e a squadre. L’Italia del fioretto femminile è anche la nazione con più podi mondiali. Atlete, ma anche donne, mamme, impegnate in parlamento (come la Vezzali nel recente passato) o come tecnico federale (la Trillini oggi). Fino alla giovane Alice Volpi. Le ragazze d’oro della scherma si sono raccontate sul palco del Festival dello Sport strappando applausi e conquistando nuovi sguardi ammirati per la loro determinata grazia.
Una collezione infinita di medaglie. Una vera e propria «gioielleria». Il fioretto italiano e la scherma femminile più in generale hanno avuto il giusto palcoscenico al teatro Sociale nella terza giornata del Festival per celebrare trent’anni di trionfi: 19 medaglie olimpiche, 9 delle quali sono ori.
Il fioretto femminile padrone del mondo, tanto che oggi i nostri allenatori vanno all’estero perché le nazioni rivali vogliono colmare questo ormai storico gap. La «cantera» di questi decenni è la palestra di Jesi in cui sono cresciute e maturate Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, Elisa Di Francisca. Sono cresciute nella palestra del maestro Triccoli e si sono passate il testimone gareggiando assieme e infilando record su record.
Un Dream Team che oggi ha nella senese Alice Volpi una degna erede. Tutte e quattro erano sul palco di Trento per ricordare aneddoti, gioie, sacrifici di una vita dedicata all’affascinante sport della scherma.
Valentina Vezzali, la più titolata di sempre con cinque podi olimpici (tre ori), dodici mondiali, dieci europei e undici coppe del mondo, ha detto che ha sempre ritenuto che lo sport sia comunque una parentesi: «Devi sentire il fuoco dentro che arde. E devi decidere tu quando smettere. Io ho scelto di fare due figli, di fare sport e anche politica in parlamento. Dico che la vera vittoria è dare il massimo. E dobbiamo sentirci più italiani».
«La scherma è una grande metafora della vita. Gareggi per te, sei in competizione con gli altri, ma impari a fare squadra, a convivere con tutti» ha rimarcato Elisa Di Francisca, oro olimpico singolo e a squadre a Londra 2012, mamma da 14 mesi e pronta al rientro, «ma Tokyo 2020 sarà la mia ultima olimpiade».
La veterana sul palco è stata Giovanna Trillini, oro a Barcellona 1992: il titolo della Gazzetta dello Sport che celebrava il suo successo, 26 anni fa, fu: «La Trillini infilza l’Olimpiade». Ora è allenatrice azzurra: «Non è facilissimo per una donna imporsi con autorevolezza come tecnico».
Alice Volpi è la più giovane del quartetto ma ha le idee molto chiare: «La scherma per noi è una professione, siamo inserite nei ranghi della Polizia di Stato, ma è principalmente una passione. Le colleghe che mi affiancano sul palco sono state i miei idoli da bambina». In punta di fioretto o a colpi di sciabola le quattro moschettiere della scherma italiana dell’ultimo trentennio (assente Arianna Errigo per un’influenza dell’ultim’ora) hanno parlato a trecentosessanta gradi anche della vita privata: fidanzato, figli, vita (poca) al di fuori della palestra di allenamento. Più esuberante la Di Francisca, decisamente loquace la Vezzali, più compassata e seria la Trillini, con una garbata emozione la Volpi.