Il Giro d’Italia raccontato da Buzzati – Al bookstore di Piazza Duomo, Gianfelice Facchetti ha proposto letture tratte dal libro “Dino Buzzati al Giro d’Italia” accompagnate dalle musiche di Luciano Macchia. Un tuffo nel 32° Giro, quello del 1949, al cui seguito il Corriere della Sera inviò il noto scrittore “per fare colore” accanto alla cronaca tecnica di Ciro Verratti, giornalista del Corriere d’Informazione. Ancora lontani dalla televisione diffusa, dai social e dal mondo raccontato in diretta, a Buzzati fu assegnato il compito di offrire un’altra prospettiva sulla competizione, tanto amata e seguita. Il resoconto, grazie alle sue parole, si trasforma così in un’epopea letteraria che, a quasi settant’anni di distanza, merita ancora di essere letta e ricordata.
Corre l’anno 1949. È maggio e in pieno secondo dopoguerra si svolge la 32° edizione del Giro d’Italia, la gara ciclistica amata e seguita in tutto il paese in cui gareggiano Gino Bartali e Fausto Coppi. Il Corriere d’Informazione invia come cronista Ciro Verratti e il Corriere della Sera gli affianca lo scrittore Dino Buzzati, per per dare al resoconto una prospettiva più letteraria, per “fare colore” – per dirla in gergo tecnico. E così accade: il giornalista Buzzati lascia il posto allo scrittore che è in lui e trasforma il racconto della competizione in una serie di articoli che, inanellati uno dopo l’altro, creano un lungo racconto dagli echi epici, tanto che nel 1981 sono stati raccolti in un libro curato da Claudio Marabini “Dino Buzzati al Giro d’Italia”.
Al bookstore di piazza Duomo, Gianfelice Facchetti ha proposto delle letture tratte da quel testo, accompagnate dalla fisarmonica e dalla tromba di Luciano Macchia che trasportano direttamente in un paese che sembra lontano. Quel Giro, di altri tempi, inizia su mezzi che pure sono d’altri tempi: su una nave, quella che porta il giornalista-scrittore, addetti e organizzatori e alcuni dei 102 dei corridori al giro. Un inizio che lascia ancora spazio ai sogni, prima della fatica. E dei sonni necessari al riposo.
E poi le salite, il sudore, le fatiche, la polvere, gli sguardi di controllo lungo il percorso. Ma anche le folle che aspettano e acclamano lungo tutta la penisola che lentamente si risveglia dopo la guerra, “l’ultima” di Buzzati e che poi diventerà la Seconda per i libri di Storia. Cambiano i modi, cambiano i tempi, ma la passione non cambia. Le barrette hanno sostituito le banane, Bartali e Coppi – moderni Ettore e Achille per Buzzati – sono diventati miti che lentamente sbiadiscono tra i nomi delle nuove promesse. Ma non mollare, bicicletta! C’è ancora, e forse sempre più bisogno, “dell’illusione dove trovano respiro i cuori semplici”.
Oggi alle 19.30 al Muse, Facchetti, Macchia e gli altri musicisti dell’Ottavo Richter Trio (Raffaele Kohler e Domenico Mamone) saranno protagonisti di un altro spettacolo “Eravamo quasi in cielo”: la storia dei Vigili del Fuoco della Spezia che vinsero il campionato di calcio di guerra nel 1943-44 ma il conflitto non permise di riconoscere loro il titolo di campioni.
Gianfelice Facchetti è nato a Milano nel 1974, figlio di Giacinto Facchetti, storico capitano dell’Inter. . Attore, drammaturgo e regista teatrale è laureato in scienze dell’educazione e ha frequentato la scuola di teatro “Quelli di Grock” con la quale ha debuttato nello spettacolo “Moby”. Dal 2000 collabora con diverse realtà teatrali ed educative come la Casa circondariale di Monza e l’Istituto dei ciechi di Milano, impegni che alterna al lavoro con la Compagnia teatrale Facchetti/De Pascalis di cui è co-fondatore e con la partecipazione a fiction televisive come “Il grande Torino”, “Il Pirata – Marco Pantani”, “I colori della gioventù”, “Anita Garibaldi” e a film per il cinema come “L’aria del lago”.
Luciano Macchia è nato a Potenza nel 1977. Musicista, diplomato in trombone al conservatorio di Milano, frequenta l’accademia del Teatro alla Scala di Milano. Primo trombone dell’Orchestra Sinfonica del Friuli Venezia Giulia dal 2002 al 2009 e trombone aggiunto al teatro alla Scala dal 2001 al 2010, ha collaborato con numerose orchestre. E’ conduttore della trasmissione “Notte Vulnerabile” in onda su Radio popolare ed è docente di trombone.