Ce l’ha fatta Giordano Sangiorgi. Domani mercoledì 7 febbraio sul palco dell’Ariston di Sanremo anche il liscio di questa Nuova Orchestra Santa Balera: giovanissimi musicisti e ballerini, la generazione Z del liscio che festeggeranno con questo debutto i 70 anni di “Romagna mia”. Il liscio come patrimonio dell’Unesco, un genere ma anche una bandiera tutta italiana. E poi il circuito delle storiche balere, sopravvissute ancora oggi… tutto questo per mano del MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti in collaborazione con Regione Emilia Romagna per la Campagna Verso il Liscio Patrimonio Immateriale dell’Unesco. Parliamo con Giordano Sangiorgi:
Come nasce la nuova orchestra Santa Balera?
Nasce dalla prima esperienza di un contest nato nella rete dal titolo “Liscio nella rete” che ha fatto scoprire nel tempo tanti giovani musicisti della scena indipendente, della Romagna, artisti che si sono avvicinati al liscio.
I ragazzi selezionati hanno seguito un iter o un contest?
Ne abbiamo radunati tantissimi proprio da quel contest fino a poter realizzare un primo festival targato MEI dedicato alle nuove band di liscio under-30. Da qui l’idea di fare un circuito nelle balere storiche di giovani che fanno liscio, ne abbiamo portati in scena oltre 100… e da li è nata una normale selezione che ci ha portato a definire una formazione di 15 musicisti proveniente da tutta l’Emilia-Romagna che, con orgoglio, salirà sul palco di Sanremo proprio per celebrare i 70 anni di “Romagna mia”.
Gli orchestrali e i ballerini si esibiscono sempre insieme?
La valorizzazione del liscio, per quanto ci riguarda, è inscindibile nel dialogo costante che c’è tra musica e ballo, per cui diciamo che la Nuova Orchestra Santa Balera si esibisce sempre con dei ballerini. Nello specifico sul palco dell’Ariston ci saranno 5 coppie, ovvero 10 ballerini sempre provenienti dalla Romagna.
Come nasce il circuito Santa Balera?
Nasce da un’idea del MEI in primavera dopo l’alluvione… nasce per valorizzare e in qualche modo santificare tutte quelle balere storiche che ancora oggi esistono. Abbiamo realizzato con il circuì “Vai Liscio” della regione Emilia-Romagna, un itinerario e un tour che dura un mese e che visita 10 balere del territorio, in cui abbiamo fatto suonare giovanissimi della generazione Z del liscio, i big di questo mondo, abbiamo fatto ballare diverse scuole di ballo e abbiamo consegnato la targa di “Balera storica” a queste 10 strutture che resistono… e per questo sono “sante”.
Perché i giovani romagnoli, in un mondo musicale così cambiato, vogliono mantenere la tradizione?
Credo che i giovani la vogliano non solo mantenere ma anche rinnovarla e questo perché nella tradizione trovano una delle oasi di libertà musicale indipendente dove tanto per cominciare possono suonare: attenzione perché non è un paradosso o un dettaglio da poco. Nella scena main stream di oggi veniamo disimparati al “suonare” tant’è che spesso sui palchi troviamo sempre meno musicisti e la forma canzone è sempre più digitale e computerizzata o vediamo cantanti cantare i playback o con auto-tune e cose simili. Quindi partiamo dal concetto che prima di tutto in questo mondo gli artisti tornano a suonare per davvero e questo li spinge a poter investire di creatività, a ricercare, a sperimentare… succede nel mondo del liscio ma anche in generi affini come il folk e compagnia cantando…
Cosa si recupera dai grandi maestri del liscio?
Si recupera quella che è la grande cultura musicale dei grandi maestri del dopo guerra, del liscio e del folclore romagnolo. Grandi maestri che hanno fatto musiche immortali e che se fossero state fatte dai paesi anglosassoni sarebbero diventati delle hit intramontabili a livello mondiale. E quindi è soprattutto questo il vero recupero: restituire e recuperare la voce e l’arte dei grandi del liscio che sono per l’appunto Secondo Casadei ma prima ancora Carlo Brighi, detto Zaclèn per poi arrivare al grande Raul.