Classe 1986, Andrea Natale è un regista, autore e produttore romano con un approccio cinematografico a metà strada tra il cinema del reale e il cinema sperimentale con una particolare attenzione alle tematiche sociali.
L’abbiamo intervistato dopo i recenti premi ricevuti per il suo ultimo documentario, “Fuori le Mura” che sta avendo molto successo all’estero.
- Come è nata la passione per il cinema di Andrea Natale? La mia passione per il cinema nasce da quando ero piccolo. Mi piaceva guardare i video in pellicola che girava mio nonno con il suo super8 e andare al cinema con mio padre a vedere i grandi kolossal degli anni 90 come Jurrasic Park e Robin Hood – quello però con Kevin Costner. Un’altra cosa che mi ha aiutato ad affinare il mio occhio cinematografico è stato andare con mia madre, quando ero adolescente, a degli eventi di mostre di pittura, antiquariato, cinematografia che destavano in me una grande curiosità sul mondo che c’era dietro queste creazioni.
- Quale è stata la tua formazione di cineasta? Ho iniziato come autodidatta girando piccoli filmini con gli amici, inizialmente con una telecamera amatoriale e poi con una telecamera hdv. In seguito ho frequentato letteratura musica e spettacolo all’università la Sapienza e poi finita questa esperienza mi sono iscritto all’accademia Act Multimedia di Cinecittà diplomandomi in regia del documentario. Successivamente ho preso anche una specializzazione in produzione cinematografica e televisiva all’università Roma tre. Nel frattempo ho iniziato anche a lavorare in tv come video director e a fare molte esperienze sui set cinematografici.
- Ci parli del tuo percorso artistico? Quali sono i tuoi lavori a cui sei legato di più? Sicuramente tra i miei cortometraggi più importanti ci sono, “Appunti di viaggio” con Giulio Neglia che ha rappresentato l’Italia in Libano al Cabriolet Film Festival, “Boule de neige” dove ho trattato tematiche delicate come quella dell’autismo e dell’adozione, ” In itinere” lavoro che sconfina nella video arte e da cui ho tratto grande soddisfazione portandolo all’università la Sapienza dove ho fatto una lezione al dipartimento di comunicazione e ricerca sociale all’interno del progetto “Frammenti di un discorso amoroso” ispirato dall’omonima opera di Roland Barthes. Invece per quanto riguarda i documentari quello a cui sono più legato è “Australian Dreams” dove ho messo a confronto diverse generazioni di migranti in Australia.
- Durante la pandemia covid-19 e post covid hai anche realizzato delle inchieste giornalistiche. Ce ne vorresti parlare? Con Giuseppe Sciarra abbiamo diretto un reportage, “S.O.S SOLD OUT?” per le testate Gufetto Mag e Gaiaitaliapuntocom Notizie, in cui abbiamo fatto realizzare dei video ai lavoratori dello spettacolo che hanno raccontato il disagio dei teatri, dei cinema e più in generale dei luoghi di cultura chiusi a causa della pandemia. Questa esperienza mi ha permesso di conoscere il regista teatrale Ennio Trinelli, il quale ha proposto a me e Sciarra di fare un’inchiesta giornalistica sul post covid affrontando diverse tematiche come quella economica o quella tecnologica: “L’ultima transizione tra memoria e futuro”.
- Il tuo ultimo documentario codiretto con Giuseppe Sciarra, “Fuori le Mura” parla del quartiere Prati di Roma in cui sei cresciuto. Come è stato per te raccontare un luogo che ti appartiene e a cui sei legato? Ho sempre avuto questa idea in testa di parlare di Prati. Inizialmente volevo limitarmi ad un omaggio del quartiere ma man mano che proseguivano le interviste il nostro lavoro ha assunto delle connotazioni diverse, più profonde, in cui abbiamo indagato il rapporto dei commercianti e della gente di Prati con il luogo. Il risultato ha stupito noi stessi perché è emerso durante il montaggio del documentario un racconto poetico e più intimo del quartiere dove abbiamo mostrato l’anima di Prati e non la facciata.
- Questo documentario sta avendo molto successo all’estero. Quali sono i premi che ha vinto e come mai secondo te i festival internazionali si interessano a un documentario su un quartiere di Roma? “Fuori le Mura” ha vinto al New York Movie Awards e all’Hollywood Gold Awards il Golden Awards che è il primo premio nella sezione documentari, invece al Paris Film Awards e al London Movies Awards il Best Short Documentary. Parlare di Prati è parlare di Roma, la città più bella del mondo. La città del cinema che adorano in primis gli americani. Quindi non mi meraviglia questo grande interesse per il nostro documentario che racconta uno dei quartieri simbolo della capitale.
- Quali sono i progetti futuri di Andrea Natale? Per scaramanzia preferisco non parlarne. Diciamo che ho molti progetti in ballo, tra cui anche quello di un lungometraggio ma proprio per questo preferirei non dare nulla per scontato e non svelare determinati progetti prima che vadano a tutti gli effetti in porto.