“Il suono ritrovato del karnyx” tra musica, archeologia e sperimentazione – Da strumento di guerra utilizzato dai Celti in battaglia per terrorizzare i nemici a strumento musicale per rievocare suoni perduti: dopo duemila anni di silenzio il karnyx di Sanzeno torna a suonare grazie ad uno speciale progetto. L’occasione per riascoltare sonorità inedite e scoprire le particolarità di questo insolito manufatto è l’iniziativa “Il suono ritrovato del karnyx” in programma sabato 1 settembre, alle ore 17, a Sanzeno presso Casa de Gentili. Tra archeologia, musica e sperimentazione saranno presentati i risultati e i futuri sviluppi del progetto che ha consentito le ricostruzioni in bronzo e in ottone del karnyx di Sanzeno. I professori Ivano Ascari e Simone Zuccatti accompagnati dalla Banda Sociale di Lavis eseguiranno brani musicali composti appositamente per karnyx. Un secondo momento è previsto presso il Museo Retico dove sarà esposta la ricostruzione in bronzo dello strumento. L’iniziativa è a cura dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento e dell’Associazione culturale Alteritas Interazione tra i popoli – Sezione Trentino. La ricostruzione dello strumento è stata resa possibile grazie al sostegno del Comune di Sanzeno, della Comunità della Val di Non, della Cassa Rurale Val di Non e del Servizio attività culturali della Provincia autonoma di Trento.
Il karnyx è un “corno” da guerra, una vera e propria arma “psicologica” che oltre a produrre suoni terrificanti aveva un aspetto imponente dovuto allo sviluppo in altezza di quasi 2 metri e alla terminazione raffigurante il muso di un cinghiale oppure di un serpente. La storia del karnyx di Sanzeno ha inizio negli anni Cinquanta quando l’archeologa Giulia Fogolari durante le ricerche condotte nella località anaune rinviene, nei pressi di una abitazione retica, una “lamina di bronzo a forma di foglia lanceolata con grossa nervatura vuota al rovescio ed elementi di tubo in bronzo facenti parte delle stesso complesso”. La funzione di tali reperti, attribuiti alla seconda età del Ferro, rimane sconosciuta per quasi sessant’anni finché un’altra archeologa, Rosa Roncador, riconosce in quei frammenti un’analogia con i karnykes rinvenuti nel sito francese di Tintignac.
La presenza dei resti di due esemplari di karnyx a Sanzeno, importante centro politico, commerciale e religioso del mondo retico tra il V e il II sec. a.C., testimonia i contatti intensi del territorio alpino centro-orientale anche con i popoli stanziati in Europa centrale.
I karnykes sono oggetti preziosi e rari, noti ad oggi in pochi siti d’Europa. Per questo motivo l’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza ha avviato nel 2008 una ricerca multidisciplinare per lo studio dei karnykes di Sanzeno e la ricostruzione prima in ottone e poi in bronzo di quello meglio conservato. Con il progetto “Karnyx di Sanzeno” si è cercato di riprodurre la catena operativa, vale a dire tutti i passaggi messi in atto dagli antichi fabbri per realizzare lo strumento, nel tentativo di recuperare saperi perduti e suoni non più uditi da millenni.
Grazie alla collaborazione con il Conservatorio “F.A. Bonporti di Trento” il karnyx è diventato uno strumento contemporaneo non più utilizzato in guerra o durante i rituali sacri ma un vero e proprio “corno” per il quale comporre e con il quale eseguire nuove composizioni e scoprire inedite sonorità.
Partner del progetto sono l’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, l’Associazione culturale Alteritas – Interazione tra i popoli. Sezione Trentino, l’Università degli Studi di Genova, il Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento, Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France – C2RMF, Fucina Ervas e DecimaRosa Video.