Il 3 aprile del 2003 partiva ufficialmente il new-deal targato Andrea Rossi: “Eravamo pieni di entusiasmo, ma forse un po’ inesperti”. Da Abatantuono alla convention Ikea, il proprietario di uno dei simboli di Cesena apre l’album dei ricordi
Sabato 1° aprile il teatro Verdi di Cesena celebra l’ultimo atto della stagione “Yuppies” con una serata finale che si annuncia ricca di sorprese.
L’evento, che propone la tradizionale cena-spettacolo e la musica dei più quotati deejay, sarà anche l’occasione per brindare ai 20 anni della storica struttura che ha inaugurato ufficialmente proprio il 3 aprile del 2003.
In quella data, infatti, l’insegna del “nuovo” Teatro Verdi – le cui origini risalgono al 1874 – tornò ad illuminarsi dopo l’ultimo restyling che seguì quello, ancora più radicale, del 1975.
“Ripercorrendo a ritroso la storia di questi 20 anni – spiega Andrea Rossi – mi viene subito spontaneo ringraziare i tanti compagni di viaggio che, dal 2003 ad oggi, hanno fatto parte di questo progetto, portando tutti un loro prezioso contributo. Penso ai fratelli Pagliarani, a Luigi, a Mazzocchi, ai soci dello studio Ferretti con Aldo, Pietro, Maurizio e Gianni Comandini. Assieme a Maicol Ucci, il mio socio e amico di questi ultimi anni, tutti mi sono stati vicini nelle tante sfide del nuovo millennio, alcune vinte altre perse”.
“Ripensando a quell’aprile del 2003 quando partì la mia avventura al Verdi – apre l’album dei ricordi Rossi – la prima cosa che mi viene in mente è un aneddoto che oggi mi fa sorridere: eravamo pieni di entusiasmo, ma forse ancora un po’ inesperti e allora, dopo mesi e mesi di lavori frenetici, pianificazioni e massima cura dei dettagli, a mezz’ora dall’apertura, eravamo ancora tutti lì a stampare ed appendere i fogli con listino prezzi di ingresso e le drink-card… Un altro ricordo è quello dell’app che, con il solito spirito pionieristico, realizzai insieme a Fabio Zaffagnini, Gabriele Garavini e ‘Cisko’ circa dieci anni fa, forse in tempi ancora un po’ prematuri. La chiamammo ‘Zanza’, in onore del leggendario playboy riminese. Si trattava di un’app d’incontri per favorire le relazioni all’interno del Teatro Verdi. Funzionava un po’ ad intermittenza e qualche pasticcio lo combinò…”.
“Nel corso di questi anni, però, abbiamo avuto tante soddisfazioni, come la convention di Ikea Italia o come il primo spettacolo di cabaret con il grande Diego Abatantuono e la puntata di Colorado Cafè. Sul palco del teatro Verdi, nel corso di questi 20 anni, si sono avvicendati tanti apprezzatissimi artisti che hanno contribuito ad arricchire l’offerta culturale della città di Cesena. Ma l’aspetto che mi sta più a cuore è quello delle relazioni: sotto i nostri loggioni, tra baci e promesse, sono sbocciati tanti amori e, in alcuni casi, sono nate anche delle famiglie. E la cosa più bella, quando mi guardo indietro, è proprio questa: aver regalato delle emozioni indimenticabili e far parte, in qualche modo, dei ricordi della gente”.
“In ogni caso, oggi come ieri, a me piace pensare al futuro. Il Verdi – ricorda Rossi – è stato, e sarà sempre della città, un punto di riferimento per Cesena per il mondo dell’arte, della musica, del divertimento e non solo. Abbiamo, da tempo, rapporti di collaborazioni con il mondo dell’associazionismo e della solidarietà. Ci riteniamo, anche per vicinanza geografica, i fratelli minori del teatro Bonci, col quale auspichiamo in futuro la nascita di ulteriori nuove collaborazioni. Per il teatro della città potremmo diventare una dependance ideale sempre nel segno di una riqualificazione della nostra offerta che possa contribuire a far crescere l’intrattenimento, l’arte e la cultura in tutta la comunità cesenate. Infine, per sintonia professionale, mi piacerebbe sviluppare ulteriormente la connessione con il mondo delle aziende e diventare sempre di più la casa di quegli imprenditori che, ogni tanto, hanno il piacere di incontrarsi, raccontarsi e far vivere una esperienza ai propri collaboratori, clienti, fornitori e partner in un contenitore unico nel suo genere”.