Fuori su tutte le piattaforme digitali da venerdì 3 maggio 2024 “Adriatica”, il terzo atto del nuovo progetto alternative-pop di Nàe.
“In India si dice che l’ora più bella è quella poco prima dell’alba, quando la notte aleggia ancora nell’aria e il giorno non è ancora pieno, quando la distinzione tra tenebra e luce non è ancora netta e per qualche momento l’uomo, se vuole, se sa fare attenzione, può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero non sono che due aspetti della stessa cosa.” (Tiziano Terzani)
E così Nàe, dopo aver attraversato la notte nella ricerca di un equilibrio tra luce e oscurità in “controluce” ritrovando sé stessa e la propria libertà in “cobalto”, arriva al mare nella luce dell’alba sprigionando tutta la sua forza ed energia. “Adriatica” non è solo la terra in cui è nata e cresciuta l’artista ma anche il simbolo di un nuovo inizio tutto da vivere e immaginare.
Ecco cosa ci ha raccontato la cantautrice nel corso di un’intervista:
Quali sono i viaggi che hai fatto e che ti hanno segnato di più? Che rapporto hai con il tema del viaggio? E quali viaggi non hai ancora fatto?
Fortunatamente ho viaggiato tanto e sicuramente i viaggi più significativi sono stati quelli in Africa come operatrice volontaria: in particolare sono stata in Zambia, Kenya, Tanzania e Madagascar. Con il tema del viaggio ho un legame molto profondo e non solo fisico ma soprattutto spirituale. Mi definisco un “cuore migrante” in continua trasformazione alla continua ricerca di me stessa e del senso più profondo della mia vita.
Sono affascinata dai Paesi lontani e dalle culture diverse dalla mia perché credo fortemente nella diversità come valore e strumento per capire meglio chi si è; per questo spero tanto un giorno di poter visitare il Giappone!
Come descriveresti ciò che è successo prima del tuo percorso come Nàe? Chi è Elena Sanchi e chi è Nàe?
Ho iniziato a fare musica e a comporre le mie canzoni per trasformare la mia rabbia e il mio dolore in qualcosa che potesse essere liberato piuttosto che morire dentro! Ho sempre sentito la musica come una sorella che non mi ha mai lasciata sola e anzi mi ha salvato la vita almeno 2 volte! E’ sempre stato un rapporto stretto, intimo, ricordo che le prime volte che cantavo in pubblico per me era devastante perché era come far entrare il mondo fuori nel mio piccolo spazio interiore e ne era terrorizzata. Quando è iniziato questo nuovo viaggio con Nàe è cambiata l’urgenza creativa: ho iniziato a capire che avevo bisogno di “incontrare” le persone e che la musica poteva essere il ponte tra me e il mondo intero. Elena Sanchi e Nàe sono dunque la stessa persona però, cambiando il punto di vista, la musica è profondamente mutata così come il mio nome.
E quali sono le tue influenze musicali? C’è qualcosa che non ci aspetteremmo mai?
Forse che adoro il jazz?!
È vero che è difficile essere una donna e fare musica in Italia?
Purtroppo sì e questo vale non solo nel mondo della musica, purtroppo, ma in tutti i settori lavorativi. L’educazione patriarcale con cui siamo cresciuti e cresciute favorisce ancora un ruolo della donna che si fa carico esclusivo della cura della casa, dei figli e degli anziani, che non può vestirsi come gli pare, che quando rimane incinta perde il lavoro o la sua remunerazione è inferiore rispetto al collega maschio, tanto per fare alcuni esempi! Negli ultimi anni, però, le donne stanno sempre più acquisendo consapevolezza e forza rispetto a quelli che sono i loro diritti e il loro valore e, per quanto una certa cultura continui a contrastarlo, questo cambiamento porterà nei prossimi anni a una situazione diversa, più paritaria anche nell’industria musicale.