Inartenodo, al secolo Edoardo Bombardelli, si racconta dopo l’uscita del singolo Itaca

E’ uscito il nuovo singolo di INARTENODO, al secolo Edoardo Bombardelli. Con il 2023 l’artista torna con un nuovo progetto, stavolta più autobiografico e slegato da un concept comune fra i singoli. “Itaca”, primo capitolo di questa nuova cinquina, ci porta lontano dall’apparente zona di comfort sperimentata da Edoardo nel pop leggero (genere legato alle ballads precedenti) per scoprire ora un sound più elettronico e frizzante. In linea con la musica, i testi sono quindi meno sognanti e più critici rispetto alla realtà che circonda l’artista, il quale appunto si interroga su “muri” e “stimoli” che questa realtà gli offre nella vita sentimentale di tutti i giorni, restando dunque con un piede nel presente e l’altro ancora nelle sabbie mobili di un nostalgico passato.

Qual è stato il momento che ti ha fatto dire “voglio fare musica”?

Quando nella collaborazione con uno dei miei primi “complici artistici” ho avuto con quella stessa persona una crush pesissima che, pur non diventando una liason sentimentale ma solo musicale, ha alimentato per molto tempo il mio motore creativo. Credo si tratti della stessa persona che a volte crede in me molto più di quanto creda io in me stesso. E ho detto tutto…

Raccontaci “Itaca” in qualche riga.

ITACA la dedico al “me bambino”. Al fiume di ricordi che mi scorre in testa ogni volta che la ascolto. La nostalgia che mi fa ancora da mamma e mi riporta coi piedi per terra ma che in questo pezzo ho deciso di vestire con un abito da sera. Di quelli fatti apposta per lasciarti a bocca aperta. Di quelli da ballo delle debuttanti ma con il tacco 20 e il trucco sbagliato. E scoprire poi che di sbagliato c’è solo certa gente che si prende troppo sul serio ma appena sente ITACA torna bambina con me. Come Ulisse che dopo vagare per terre e mari, torna finalmente al capolinea.

Qual è l’aspetto della tua musica di cui sei più fiero?

Credo il fatto che tiri fuori il buono e – scusate il francesismo – le “palle” che spesso non tiro fuori quotidianamente.

Qual è invece il tuo tallone d’Achille, l’aspetto su cui senti di dover migliorare?

Sono all’inizio. Penso che la scrittura anticipi l’evoluzione della voce che invece ha qualche riserva a crescere o almeno è più lenta e umile dei miei testi.

Come speri di continuare la tua esperienza musicale?

Ai posteri L’ardua sentenza. Vivi molto alla giornata. Non ho la sfera di cristallo. Il tempo giudicherà e voi che mi seguite/ascoltate in primis giudicherete!

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