Oggi incontriamo Domitilla Calamai, scrittrice talentuosa di saggi, racconti e romanzi, tra cui Vado via (Baldini Castoldi Dalai 2006), Tutta colpa di Fidel (Baldini Castoldi Dalai 2008, pubblicato anche in francese da Actes Sud) da cui è stato tratto il film La Faute a Fidel di Julie Gavras con Stefano Accorsi e Julie Depardieu.
Con La Lepre Edizioni ha pubblicato, insieme al padre Marco Calamai de Mesa, una trilogia dedicata alla famiglia de Mesa: La mantella rossa (Premio Capalbio 2017), La gatta della regina (2020) e da poco è uscito Il corsaro ebreo (marzo 2023).
La saga è dedicata all’antenato degli autori, Diego de Mesa, di professione “conquistatore” che a sedici anni guidò la cavalleria castigliana alla conquista dell’ultima isola delle Canarie ancora nelle mani del popolo guanche.
Le vicende dei protagonisti si dipanano nei tre romanzi in un arco temporale che va dalla fine del XV secolo agli anni ’30 del XVI secolo: un periodo storico, rigorosamente descritto dagli autori, ricco di eventi che offrono uno scenario avventuroso che fa da cornice ai protagonisti offrendo grandi spunti di riflessione su tematiche ancora attuali.
Il Corsaro ebreo chiude la trilogia della famiglia Mesa. Ambientato nel febbrile contesto degli anni Trenta del Cinquecento, ha come protagonisti i tre fratelli, ormai adulti, Álvaro, Inés e Juan, rampolli di casa de Mesa, le cui vicende giovanili erano state già al centro de La gatta della regina.
Le loro vite si svolgono tra Europa, Canarie e Nuovo Mondo. I loro destini vengono attraversati non solo dal conflitto tra gli imperatori Carlo V e Solimano il Magnifico, ma anche dal fenomeno della pirateria, che si intensifica nel Mediterraneo proprio in quegli anni. Tra rapimenti, guerre religiose, battaglie navali, amori, matrimoni e lutti, incontriamo alcuni tra i più illustri personaggi dell’epoca.
Una trama ricca di colpi di scena e di protagonisti capaci di plasmare con coraggio la propria realtà attraverso cambiamenti epocali. Narrando le drammatiche conseguenze della contrapposizione tra Imperi, il romanzo genera una sorprendente risonanza con il mondo attuale.
Il lavoro di scrittura a quattro mani della trilogia è un aspetto interessante. Mi domando in che modo ha arricchito il rapporto padre figlia questa vostra esperienza?
Dal lato affettivo non è cambiato nulla. Il nostro rapporto era forte da sempre. Avere concluso insieme un progetto così impegnativo e complesso è stata un’esperienza straordinaria che ci ha visto uniti e concordi nel desiderio di essere al servizio della storia e del lettore. In questo senso abbiamo scoperto una grande complementarietà e affinità.
La geografia in tutta la trilogia è importante. Mi sembra che più che un semplice scenario abbia un ruolo importante come paesaggio esistenziale.
La geografia è protagonista quanto i personaggi. Le città, i luoghi appena scoperti o in via di esplorazione, le rotte marine, sono elementi imprescindibili e concorrono a modificare nel profondo i caratteri dei nostri personaggi, il pensiero filosofico e politico dell’epoca, e più in generale la percezione del mondo, un mondo che si va via via definendo con la scoperta di nuove terre e culture.
Inés è il mio personaggio preferito. È una figura complessa che con coraggio afferma se stessa andando a rompere le convenzioni dell’epoca. Quanto è importante il suo rapporto con la madre Clara nel suo percorso di ricerca della propria identità?
Nella madre Inés cerca e alla fine trova una profonda comprensione. Entrambe, in modo diverso, si scontrano con le regole e i divieti della società; entrambe patiscono il senso di esclusione e ancor di più la necessità di doversi celare e nascondere.
Nel romanzo si legge: Temo che il conflitto tra l’impero cristiano e quello musulmano durerà ancora secoli. Noi ebrei siamo in ogni caso più vicini ai musulmani, come loro dobbiamo combattere contro i cristiani. Il filo rosso della trilogia è la questione ebraica ma non solo. Alla luce dei nostri giorni mi viene da chiedere quanto è importante il dialogo interreligioso nel romanzo e anche oggi nella lettura degli equilibri politici?
Il romanzo ripercorre la complessità del tema religioso del tempo. Prevale il conflitto sul dialogo, anche tra cattolici e protestanti, tra ebrei e cristiani e tra cristiani. Il conflitto inter-cristiano è incarnato dalle guerre tra Francesco I di Francia e Carlo V. Ma il romanzo ci dice che espressioni di dialogo sono possibili come quella tra il corsaro ebreo Uluch e Alvaro che scoprono radici comuni. Perfino a Tenerife non mancano spinte verso la comprensione tra indigeni e conquistatori e persino tra conquistatori e schiavi (matrimoni misti non solo per interesse).
In tutta la trilogia le figure femminili sono importanti. Ne Il corsaro ebreo la componente femminile è molto forte. Le protagoniste sono donne forti ed emancipate. Tu come donna come vedi il futuro del gentil sesso come affermazione e parità di genere nella nostra società?
Mi pare che ci sia molto da fare. Le donne oggi provano un’immensa fatica perché l’impegno non viene riconosciuto se non con la retorica. In Italia si parla sempre di famiglia senza politiche adeguate a vero sostegno del quotidiano.
Quanto di Domitilla nelle varie figure femminili c’è e qual è quella che più ti assomiglia o ti è più cara?
Tra la profondità degli affetti in Clara, l’equilibrio tra passione e responsabilità in Camilla, la radicalità di Inés, l’onestà di Maria Pacheco, lo smarrimento di Dacìl, forse mi assomiglia di più il duo Clara/Camilla. A loro modo, tutte le donne della trilogia mi sono care, anche i personaggi più controversi e spinosi come Cornelia e Tomasina.
Questa trilogia è una saga familiare e la famiglia è il core dei tre romanzi. Direi che dal vostro racconto emerge una struttura molto moderna, inclusiva e aperta. Quanto è importante secondo te la famiglia oggi nella nostra società?
La famiglia Mesa è al centro della trilogia che abbraccia un quarantennio circa, dal 1492 al 1535. È la storia di una famiglia articolata e complessa che abita un periodo storico di enormi trasformazioni e che vive al proprio interno dinamiche inedite determinate dall’evoluzione rapida e accelerata della società. Alle nostre latitudini la famiglia continua ad essere centrale e fondante, imprescindibile, di enorme interesse narrativo. Non è un caso che tutta la mia produzione letteraria, dal mio primo romanzo ‘Tutta colpa di Fidel’, racconti storie di famiglie in epoche e contesti diversi.