Intervista a Elena Magnani: la scrittura ferma la memoria

Tra le nostre pagine abbiamo il piacere di ospitare Elena Magnani che ci presenta La Segnatrice edito dalla Giunti.

Elena, in cinque righe, ci riassuma il suo emozionante romanzo: Anna, una giovane donna che sta imparando l’arte della segnatura dalla zia, è la protagonista di una storia ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale in Garfagnana.

I segnatori sono figure tradizionali che vivono in tutta Italia che con gesti e preghiere tolgono il male fisico e psicologico da uomini e animali.

Con l’arrivo dei tedeschi, Anna dovrà combattere contro l’invasore e contro se stessa per non farsi trascinare e confondere da un amore impossibile e struggente.

 

 

Quando ha iniziato a scrivere e da dove arriva la sua passione per la scrittura? Ho sempre amato immaginare storie e la scrittura era la forma più adatta per fermarle nella memoria. La scrittura è arrivata solo pochi anni fa, quando ho sentito il desiderio di rendere partecipi gli altri di ciò che fino a quel momento avevo costruito solo nella mia fantasia.

S parla spesso di “scrittura al femminile”, intendendo tante cose diverse, ma quanto la scrittura al femminile dà voce alle donne e ai gesti che hanno compiuto nel tempo? Sono un po’ contraria a questa definizione di genere, non si sente mai parlare di scrittura al maschile. Credo che le storie siano storie, sia che parlino di donne che di uomini. Vorrei che ci fosse solo una scrittura che racconta di anime, di scelte, di passioni, di tenacia e riscatto. E le storie delle donne che ci accompagnano raccontandoci il passato, sono uno dei tanti modi per riscattare questa terminologia che considero obsoleta.

Parliamo del suo libro: La Segnatrice. Come le è venuta l’ispirazione per scriverlo? Già da tempo desideravo scrivere una storia ambientata in Garfagnana, una terra che mi ha accolta e fatta sentire a casa. Il ritrovamento di una vecchia sveglia militare tedesca nella soffitta della casa di famiglia di mio marito, mi ha permesso di scoprire un passato di storia e tradizione.

Cos’ha amato maggiormente durante la stesura del romanzo? Riscoprire fatti del passato realmente accaduti e dar vita a voci e persone dimenticate e poi io amo districarmi in trame complesse e a incastro e questo romanzo è stata la perfetta collisione di tutti questi fattori.

E quali sono state invece le difficoltà? Volevo che la storia fosse il più credibile possibile mettendo la narrazione al servizio della Storia. Temevo di non riuscire a rendere ogni gesto, ogni parola, veritieri. Un altro aspetto su cui ho lavorato molto è stato l’aspetto linguistico. Ho avuto molta cura di delineare con una propria voce ogni personaggio. Dalle difficoltà di comunicazione del tenente tedesco, ai piccoli passaggi in dialetto.

Se dovesse abbinare una canzone al suo romanzo, cosa sceglierebbe? Promettimi di Elisa

Agenzia Letteraria Loredana Rotundo

credits ufficio stampa Brassotti Agency & Associati

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