La scrittrice Jessica Bellina è nata e vive a Gemona in Friuli. Dopo alcune esperienze lavorative di vario genere, oggi lavora come impiegata. Le piace passeggiare, fare foto soprattutto di paesaggi, mangiare e assaggiare, scrivere. È la responsabile del gruppo storico medievale del suo paese.
Tra le sue pubblicazioni: “Il lato magico. Il rituale del benandante”, Kimerik Edizioni, 2020; “Questione di mentalità” racconto inserito nella silloge Fantascientifico Vol. 1, Idrovolante Edizioni. Il suo ultimo romanzo, pubblicato con Giovane Holden Edizioni, si intitola “Il tocco della notte. Il rito“.
“Il tocco della notte. Il rito”, romanzo pubblicato per la Giovane Holden Edizioni, si preannuncia come il primo volume di una saga – come anche, d’altronde, il suo precedente “Il lato magico. Il rituale del Benendante”. Come mai predilige questa forma letteraria?
Quando ho iniziato a scrivere non pensavo di scrivere saghe. Come anticipato anche in altre interviste, la mia scrittura è spontanea, senza uno schema e senza sapere dove e quando il romanzo ha soluzione, quindi solitamente per potere chiudere tutti i quesiti che restano aperti possono volerci più di uno o due libri. Anche come lettrice mi piacciono le saghe perché mi affeziono ai personaggi ed è come fare un pezzo di viaggio insieme, tutte le cose hanno un termine e non mi piace nemmeno se vengono trascinate a lungo, ma potere vedere un’evoluzione e crescere con dei personaggi o una storia è piacevole.
Come si sa è difficile che esistano libri che in fondo non rispecchino – in qualche modo e con intensità differenti – il vissuto degli autori che li hanno scritti. Nel Suo caso appare chiaro come in primis l’ambientazione del romanzo è per Lei territorio conosciuto, ma anche dietro i personaggi – tanto ben costruiti quanto evocativi – potrebbe esserci un po’ di Lei, come persona. C’è un personaggio in particolare dietro cui si rivede? E se sì, perché?
I personaggi dei miei libri sono cresciuti assieme a me, in certi momenti si possono leggere le emozioni, sensazioni o dubbi che ho provato mentre scrivevo. Per quanto riguarda le caratteristiche dei personaggi ho sempre voluto dargli quel pizzico di coraggio in più che a me mancava nel rispondere a qualcuno, o nel dire la mia opinione o nel farmi valere quando mi sentivo un pesce fuori dall’acqua. Quello che mi accomuna con personaggi come Ginevra o Celeste, le protagoniste dei libri, credo sia una genuina ingenuità e la fiducia nel prossimo, mi piace dare una possibilità alle persone e vedere il lato bello delle cose, a volte si fa bene ed altre no e quindi si può imparare.
Per gli amanti del genere (urban-fantasy) sarà facile ritrovare nei Suoi romanzi alcuni richiami ed echi rispetto a libri appartenenti allo stesso calderone letterario. Vorrei che fosse Lei, però, a dirci quali sono state le sue influenze e, se ci sono stati, quali libri – da lettrice – hanno contribuito ad accendere in Lei il desiderio di raccontare le magiche storie dove si muovono i Suoi personaggi.
I libri pubblicati li ho scritti all’età di quattordici e sedici anni e quindi, nel rispondere, mi riferisco soprattutto a quel periodo.
Premetto che quando ero piccola non leggevo molto, anzi, solo qualche fumetto! La passione è iniziata per caso: un’amica mi ha obbligata a guardare “Il signore degli anelli”, ricordo che era un pomeriggio di pioggia e, non avendo di meglio da fare, un po’ scettica ho iniziato a guardare il primo film della saga. Arrivata al termine ero davvero sorpresa da quanto mi avesse colpito, quindi i primi libri che ho letto sono stati i tre della trilogia. Ero così affascinata che ho iniziato a immaginarmi nella Terra di Mezzo con quei protagonisti così fantastici e in quelle ambientazioni bucoliche che ho iniziato a scrivere una sorta di diario in cui immaginavo avventure nel mondo di Tolkien.Ho iniziato poi a leggere vari libri fantasy per ragazzi da autori famosi come J.K. Rowling ad altri meno conosciuti, spaziando fra i vari generi fantasy, quello ambientato in un mondo fantastico e quello contemporaneo. Questo per dire che un libro preferito o un libro che mi ha segnata in maniera particolare non c’è, diversi mi sono piaciuti e ognuno ha lasciato qualcosa che mi ha fatto sorridere, versare una lacrima o pensare.
Mi piace pensare che ho portato con me un pezzettino di loro che spero di potere riproporre con lo stesso amore e la stessa passione con cui li ho letti io.
Oltre ai due libri pubblicati, sappiamo che ne ha scritto numerosi altri. Vuole raccontarci qualcosa in più? Quando ha cominciato a scriverli? Quanti sono i libri che ancora devono vedere la luce e in che modo – se accade – si collegano tra di loro?
Ebbene sì, la scrittura è quella passione che non ho mai abbandonato. Ho scritto diverse saghe, cinque in totale e sono alla sesta, da 3 o 4 libri ciascuna, a seconda della saga. Ogni storia ha un suo inizio ed una sua soluzione ma con il tempo vari personaggi si incontrano, quindi potrebbe essere che Ginevra, Logan, Andrea, Federico, Celeste o qualcun altro appariranno anche nelle prossime saghe. Il perché di questa scelta è il fatto che i personaggi sono particolari e importanti nel loro essere; quindi, ho immaginato non fosse possibile che non si incontrassero fra loro perché si possono aiutare e sostenere, ognuno ha la sua peculiarità e conoscenze. Mi è piaciuto farlo perché anche se certi personaggi non sono più principali, e qualcun altro potrebbe diventare tale, ho potuto vedere come le loro vite sono cambiate, come sono cresciuti ed è un po’ come stare assieme a vecchi amici.
Una produzione così fitta non può che richiedere molto impegno e dedizione verso la causa. Insomma, non ci sono dubbi che per Lei, la scrittura, rappresenti qualcosa di sacro (o magico, per restare in tema). Eppure, è difficile credere che non abbia mai incontrato dei rallentamenti o qualsivoglia difficoltà durante la fase compositiva. Ci vuole raccontare delle difficoltà di questo mestiere?
Non posso di certo mentire: ci sono dei momenti di difficoltà, come in tutte le cose, per quanto la scrittura sia la mia passione.
Le difficoltà sono di vario genere, cambiano anche con l’età e le esigenze: questioni di tempo, stanchezza, concentrazione, lavoro, momenti in cui la testa è altrove… ho avuto una pausa di un anno o più dove stavo costruendo delle cose nella mia vita ed essendo la scrittura una passione che avevo lasciato a tutti nascosta pensai per un attimo che fosse bene così accantonando questa cosa. Eppure mi mancava qualcosa. Quando ho trovato un attimo di tempo ho ripreso in mano il computer e non sono riuscita a fermarmi, credo di aver scritto due o tre capitoli di getto ed è una sensazione di soddisfazione e piacere che non scorderò mai! Anche in futuro ho avuto altre difficoltà, dovevo incastrare la mia passione in orari ristretti e in tagli di tempo. Si sa, però, che l’arte necessità anche di ispirazione che non è sempre in uguale quantità e modalità. Ho dovuto lavorare parecchio per trovare un equilibrio per la vita di tutti i giorni, la passione per la scrittura, il riposo (che serve sempre ed è meritato) e varie ed eventuali. Ho rallentato la produzione ma quando prendo il mio tempo per me e per i miei libri adesso acquista nuovamente la stessa passione e soddisfazione che avevo all’inizio, quando ho scritto la storia di Ginevra o Celeste.
A chi legge e ha una battuta di arresto, che sembra una montagna perché la passione che non riesce ti fa arrabbiare o soffrire: ce la farai, troverai un equilibrio e tutte le cose si incastreranno!
Nella vita, Lei, non si occupa unicamente di scrittura. Eppure, tra i Suoi interessi e occupazioni principali il richiamo all’arte e alla storia – in particolare alle leggende fantastiche – è evidente. Quale delle due passioni è nata prima? La Sua passione per la storia medievale o quella per lo scrivere? Vuole raccontarci quando ha cominciato a farlo e che cosa l’ha guidata?
La passione che è iniziata prima è la scrittura, scrivere mi ha portata ad essere più curiosa e affamata di sapere, guardare e imparare, mi piace anche ascoltare, sinceramente le cose più belle che ho imparato le ho ascoltate. Ammetto di non essere una tuttologa, non sono una persona che si deve saziare di tutto, anzi, come detto, mi piace che qualcuno mi parli e mi racconti le cose, vedere la passione negli occhi degli altri mi insegna molto. Quando un argomento mi piace e mi incuriosisce mi documento da sola tramite articoli, libri o dei podcast. La guida che ho avuto sono state le emozioni e le sensazioni che ho provato, quando una cosa ci fa bene ed è giusta per noi è giusto perseguirla, questo è quello che ho fatto, quando qualcosa mi ha fatto stare bene e mi è sembrata giusta l’ho seguita ed ho imparato. La passione per il medioevo è arrivata in seguito, anche quella per gioco, ho iniziato sfilando alla festa medievale del mio paese, Gemona, per diventare poi la responsabile del gruppo, questo mi ha portata a conoscere diverse persone di vari paesi del Friuli che mi hanno insegnato nuove cose e con cui ho passioni in comune. Ed è così che il tutto si è intrecciato perfettamente.
Nei Suoi romanzi, oltre alle tematiche quali amicizia e famiglia, e le dinamiche in cui il bene si contrappone al male, si può notare la forte matrice femminista che muove le eroine protagoniste della storia. Le donne presenti nei Suoi romanzi sono forti, indipendenti – e quando ancora non lo sono percorrono il viaggio dell’eroina fino a raggiungere una consapevolezza fino ad allora inesistente. Di solito sono giovani donne, pronte a tutto pur di affermarsi, giustamente. Crede che i Suoi romanzi possano ispirare le nuove generazioni? E se sì, in che modo spera possano farlo?
Credo che questa sia la domanda più difficile e mi fa sorridere perché questa credo sia la quinta volta che inizio a rispondere. Ci riprovo sperando di essere esaustiva in poche parole: quello che spero di potere fare con i miei libri è tenere compagnia ai lettori fra sorrisi, colpi di scena, magia e personaggi fantastici. Le protagoniste dei libri sono ragazze, ognuna con le sue peculiarità ed ognuna con il suo trascorso, come anticipato hanno in comune la fiducia nel prossimo, ma anche le difficoltà che tutte, o tutti, possiamo avere: non sentirsi bene nel proprio corpo, non essere brave a scuola, sentirsi non all’altezza, avere problemi in famiglia o con gli amici o i ragazzi… e poi hanno le loro battaglie che comprende la scoperta di sé, la paura, le difficoltà e le domande. Ci sono battaglie che si possono vincere, altre che si perdono ma da cui si può imparare qualcosa, l’importante è proseguire e sapere di non essere soli. Se posso con qualche frase o con il significato dei libri essere d’ispirazione o aiuto ne sarò lieta.
Vorrei concludere con un’ultima domanda per restare nelle tematiche del Suo libro. Che cos’è per Lei la magia e, dove, la si può trovare nella vita di tutti i giorni?
Nei miei libri tratto di streghe che sanno manipolare le energie e che creano pozioni e di vari tipi di esseri particolari. Anche nella realtà, secondo me, c’è parecchia magia bisogna saperla vedere. Adoro passeggiare per guardare un tramonto, mi piace percorrere le stesse vie per guardare come le piante crescano, fioriscano, si preparino all’autunno e mi piace vederle con diverse luci, è bello sentire un corso d’acqua e immergere i piedi, osservare come una farfalla vola di fiore in fiore, come inizino a cinguettar egli uccellini primavera, osservare una notte stellata… si tratta di vedere qualcosa che si perpetua con naturalezza e farlo è prendersi un momento per sé stessi senza pensare ad altro. Non ha prezzo. Una magia è passeggiare e vedere che una persona ti sorridere e ti saluta, sembra poco ma a volte se ne ha bisogno… è pieno di magie, se solo si sa dove guardare. A volte non guasta anche seguire qualche consiglio delle nostre nonne che conoscevano molto meglio i tempi della natura e le proprietà di varie erbe.