Intervista a Sebastian Ruggiero, vincitore del Premio Casentino 2023

Intrigo sull’Olimpo” è l’avvincente romanzo d’esordio di Sebastian Ruggiero. Un’opera – pubblicata per le Giovane Holden Edizioni – che parte dalla secolare tradizione mitologica del rapimento di Persefone per aprirsi alla contemporaneità.

Come i numeri delle vendite del genere specifico ci stanno dimostrando – si guardi per esempio ai bestseller di Madeline Miller diventati un successo anche grazie al passaparola del social network TikTok – “Intrigo sull’Olimpo” si prospetta una lettura in grado di incuriosire lettori e lettrici più o meno giovani.

Per addentrarci più a fondo nell’opera di Ruggiero – che di recente ha conquistato il Premio Casentino per la sezione “Romanzo e Mitologia” – abbiamo deciso di rivolgergli alcune domande: speriamo possano incoraggiare maggiormente i lettori a riscoprire miti e leggende legate alle origini degli esseri umani.

A lungo insegnante, ora Dirigente e finanche scrittore. Vuole raccontarci meglio chi è stato Sebastian Ruggiero prima di approdare alla letteratura?

Sono un figlio della Sardegna, la mia regione, nonostante mio padre non fosse sardo e le mie radici sarde siano solo da parte materna. Sono legato alla cultura e alla bellezza della mia terra. A conclusione del Liceo Pedagogico ho avviato gli studi umanistici presso la Facoltà di Lettere laureandomi in storia contemporanea col massimo dei voti. Ho insegnato presso la scuola primaria per circa vent’anni e dal 2019, vincitore del concorso ordinario, sono Dirigente Scolastico presso un Istituto Comprensivo in una delle aree geografiche più belle della mia regione.

In un’epoca in cui, anno dopo anno, le statistiche sulle vendite dei libri e sulle abitudini dei lettori in generale sembrano sempre meno incoraggianti, che cosa L’ha spinta a scrivere e che cos’è per Lei la letteratura? Qual è il suo ruolo?

La letteratura deve essere un’esperienza. Attraverso il testo, che deve essere corpo vivente perché deve saper dare emozioni, incoraggiamenti, conoscenza di realtà diverse, lontane e talvolta anche fastidiosa, si deve avere la possibilità di ampliare la propria esperienza esistenziale. Un testo non deve avere sempre una direzione univoca, ma può essere interpretato e far emergere punti di vista differenti e portare ad una riflessione. La letteratura porta conoscenza, che è arricchimento e che è l’opposto di ignoranza, che è mancanza. Leggere riflettere confrontarsi conoscere è un atto politico, in quanto si sconfigge l’ignoranza, che è lo strumento su cui si fondano le dittature, in quanto essa è manovrabile. Con la conoscenza si è liberi.

Il Suo primo romanzo, “Intrigo sull’Olimpo” è un’opera evidentemente preceduta da un attento lavoro di ricerca e studio. Oltre al Suo vissuto personale e alla conoscenza dell’epica, ha individuato altri riferimenti e fonti a cui tenere fede per raccontarlo? Ci sono stati dei libri, anche scritti da Suoi colleghi scrittori, che l’hanno guidata durante la stesura?

Una delle finalità del mio romanzo è quella di avvicinarsi al mondo dell’epica. Nell’elaborare il testo mi sono posto un punto fermo che è quello della “coerenza” con i miti classici. Il mio tentativo, spero riuscito, è stato quello di far incontrare miti tra loro affini, senza stravolgerli ma restando sempre sulla linea della tradizione. Studiando mi sono accorto che nella definizione delle divinità vi sono genealogie differenti, per cui ho privilegiato quelle più aderenti al mio racconto. Per scrivere un racconto epico non ci si può esimere dal conoscere i capisaldi classici greci e latini. Altro mio obiettivo è quello di avvicinare una platea vasta e per fare questo ho spogliato il linguaggio di una sua aulicità, propria del genere e della materia di cui tratta, e renderlo maggiormente fruibile.

A tal proposito: poiché questa è di fatto la Sua prima esperienza letteraria viene da chiederLe – se c’è stata – qual è stata la maggior difficoltà che ha riscontrato scrivendo “Intrigo sull’Olimpo” e come l’ha risolta. Quanto tempo ha impiegato per la composizione?

Foto dell'autore del romanzo "Intrigo sull'Olimpo", Sebastian Ruggiero Banalmente, la maggiore difficoltà è il fattore tempo. Non essendo uno scrittore per professione, la scrittura è una passione che coltivo e che mi regalo.
La genesi del mio romanzo è lontana. La prima stesura risale agli anni in cui ero insegnante. La prima parte è stata scritta da amanuense, a penna su un quadernone, per poi essere ricopiata su PC. Avevo ancora la necessità di trasferire su carta il mio pensiero. Poi, fors’anche proprio per ragioni di tempo, sono passato al digitale. Il romanzo ha avuto una sua prima stesura per poi altre finalizzate alla correzione, all’arricchimento delle descrizioni, delle parti dialogiche.

“Intrigo sull’Olimpo” si fa carico di narrare il mito del rapimento di Persefone. Figlia di Demetra, dea della terra e del raccolto, la giovane e bellissima fanciulla viene rapita da Ade – fratello di Zeus e dio dell’Averno Infernale. Una storia di possesso e prigionia che ricorda molto ciò che molte donne, ancora oggi, sono costrette a vivere. Pensa che i sentimenti di questo inquietante fenomeno di dominio-sottomissione (delle vittime e dei loro carnefici) siano in qualche modo simili a quelli provati da Persefone e Ade? In che modo, allo stato attuale, la società dovrebbe tutelare le vittime di femminicidio e arginare il fenomeno?

Il tema del rapimento è un motivo ricorrente nella tradizione epica.
La mia Persefone si discosta però dalla sua iconografia classica. Non è soggetto passivo, reagisce, ha un forte temperamento, come tutte le figure femminili del mio racconto. È lei che è l’artefice della soluzione dell’intreccio. Il dramma del femminicidio segna in modo nefasto i nostri tempi e la nostra società. È, purtroppo, un problema culturale e come tale va trattato e curato. È necessario educare i nostri giovani, fin dalla più tenera età, a superare l’idea del possesso, all’accettazione della sconfitta che fa parte del nostro agire e della nostra esistenza. E in questo, da docente e dirigente, la scuola ha un grande ruolo e un doveroso compito.

Del mito originale esistono almeno due versioni, una greca e una latina, che dimostrano tra di loro alcune differenze – per esempio nell’accordo finale raggiunto tra Ade, Persefone e Demetra, che chiude la vicenda e spiega l’alternanza delle stagioni. C’è un motivo per il quale ha preferito l’una all’altra versione, e in che modo si è destreggiato tra le due differenti narrazioni di partenza?

La maggiore differenza tra le due versioni sta nella durata della separazione di Persefone da Ade, se sei mesi o otto mesi. È stato un elemento su cui ho riflettuto privilegiando poi la soluzione che ho ritenuto più adatta in una storia d’amore paritetica.

I personaggi che abitano “Intrigo sull’Olimpo” in qualche modo riflettono una società antica che nonostante sia a noi molto distante oggi sembra andare verso una certa attualità. In che modo individua un contatto tra l’antico e il presente? E come potrebbe essere utile al lettore per riflettere sulla contemporaneità?

Nel mio testo si succedono differenti personaggi in cui albergano diversi stati d’animo, vizi e virtù che sono sempre i medesimi, dall’alba dei tempi ad oggi. In questo sa essere molto contemporaneo. I temi propri della classicità non sono mai scomparsi, la nostra cultura nasce da quelle tracce, orali prima e scritte poi. Affondare le nostre radici nella storia, significa avere sempre maggiori strumenti per affrontare il futuro.

Il successo della riscrittura della mitologia in chiave moderna si conclama oggi come assicurato. Che cos’è secondo Lei ad attirare i lettori? Anche rispetto all’interesse che si è generato attorno alle opere di Madeline Miller, crede che i lettori di oggi siano affascinati da quell’antica dimensione? Oppure, semplicemente, la realtà non ci ha mai annoiato (o preoccupato) così tanto?

Sono convinto che la fascinazione verso il mondo epico, di cui anch’io sono colpito, nasca sia dalla ragione di trovare riparo in una dimensione lontana, un’evasione dall’ordinario, che è poi una delle finalità della lettura, ma anche dal desiderio di approfondire la conoscenza sul mondo classico e di farci nuovamente catturare da lui.

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