Intervista a Teresa Genova, autrice di “Un arcobaleno sull’asfalto”.

In libreria con il suo esordio “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato“(Albatros Edizioni), Teresa Genova – scrittrice ed ex formatrice – ha regalato ai lettori e alle lettrici una storia dolorosa e al contempo pregna di grandi emozioni positive. Una storia che invita a sapersi sempre rimettere in gioco e a seguire, le traiettorie spesso incerte, che la vita ci pone davanti.

Per Oltre le colonne abbiamo intervistato l’autrice, cercando di indagare il suo rapporto con la scrittura e la genesi dell’opera.

Come è nata l’idea di scrivere “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato”? C’è una ragione per cui hai deciso di sfruttare la struttura diaristica per raccontare la storia narrata nel tuo romanzo d’esordio?

L’idea di scrivere “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato” è arrivata nel momento in cui ho deciso di cessare le mie attività e mettere nelle mani di persone capaci anche il marchio che le contraddistingueva – Le Maisonnette –. È stato proprio allora che ho sentito l’esigenza di scrivere la mia storia, basandomi su fatti reali e immaginari per non dimenticare. Per quanto riguarda la struttura propria del mio romanzo, non c’è una ragione precisa per cui abbia scelto questa forma: avevo già iniziato a scrivere un diario, poi mi è sembrato naturale farlo entrare nella storia narrata.

Qual è il messaggio principale che speri di trasmettere ai lettori attraverso “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato”?

Nonostante sia convinta che nella vita di ogni lettore ciò che si legge lascia messaggi differenti da quelli trasmessi ad altri, “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato” ha un invito più o meno esplicito: credere in sé stessi e nei propri sogni, non abbattersi di fronte agli ostacoli, cercare di fare le scelte giuste e donare amore.

L’Italia e gli Stati Uniti sono due paesi completamente diversi, eppure hanno numerosi punti di contatto. Se è avvenuto, come ha influito il tuo trasferimento tra Italia e Stati Uniti sulla tua identità e sulla tua scrittura?

Mi trovo in California da poco tempo, ancora sto osservando e cercando di capire il modo di pensare di questo popolo. Un popolo caloroso e accogliente. La California è uno stato molto diverso dagli altri, si respira un aria hippie che in Italia non c’è più; tuttavia, credo che ancora sia presto per poter affermare che la mia identità ne sia stata influenzata: per il momento, mi limito a osservare.

Quanto tempo hai impiegato per scrivere il romanzo, dalla prima idea, passando per la bozza e fino alla versione finale? Chi è stata la prima persona che ha letto il tuo libro e quali sono state le sue reazioni?

Per scrivere “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato” mi ci sono voluti due anni. La prima persona a leggerlo è stato mio marito che mi ha spronata e incoraggiata ad andare avanti e a proporlo agli editori.

Come hai reagito quando hai scoperto che “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato” sarebbe stato pubblicato? Avevi già intenzione di farlo nel momento in cui hai cominciato a scrivere, o la pubblicazione è arrivata solo in seguito?

Quasi non volevo crederci, più volte ho chiesto al mio editore se erano veramente convinti di pubblicare. Ovvio, poi ne sono stata felice ma nel contempo paurosa di mettermi troppo in mostra alla mia età. All’inizio non avevo intenzione di pubblicare. Avevo scritto questa storia per lasciare una testimonianza ai miei nipoti – solo poi ho pensato di provarci, mi piacciono le sfide.

La riconciliazione con il passato è una tappa importante per i tuoi personaggi. Quanto è stato importante per te, come autrice, esplorare questo tema?

Importantissima, all’inizio avvertivo questa necessità di capire certe scelte e di riconciliare il passato con il presente, questa è stata la spinta a farmi scrivere e devo dire che mi è servita molto.

Stai lavorando a un nuovo libro o a un progetto editoriale? Se sì, puoi darci qualche anticipazione? Quali obiettivi personali e professionali ti sei posta per i prossimi anni come scrittrice?

Si, pochi mesi fa ho cominciato a lavorare su una nuova storia. È una storia famigliare che ha per protagoniste le donne, dove conta molto più apparire che essere. Quando si arriva alla mia età non si fanno molti progetti per il futuro, cerco di vivere il presente e di analizzare il passato.

Una delle tematiche portanti del tuo “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato” è sicuramente il supporto e la cooperazione tra donne – ma soprattutto tra gli esseri umani: la cosiddetta pietas. Se avessi la possibilità di collaborare con altri autori o artisti a un progetto, a chi ti rivolgeresti prima?

Oltre alla numerose letture – più o meno recenti – che mi hanno colpita da quando ero giovane e che sono state la mia guida come “La Recherche” di Marcel Proust e Virginia Woolf con “Gita al faro”, se proprio devo sognare mi piacerebbe collaborare con Annie Ernaux, Valérie Perrin, e Erri de Luca ma so bene che sono pilastri della letteratura e sono contenta di poterli leggere.

Con tre sole parole, in che modo definiresti il tuo “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato”?

Schietto, reale e positivo.

Articolo precedenteI gatti e la neve
Articolo successivoCousCous Unplugged 2024, al via la terza Edizione