Intervista al cantautore Fabio Cinti

“Guardate com’è rossa la sua bocca” è il nuovo album per pianoforte e voce di Fabio Cinti e Alessandro Russo in occasione dei 50 anni di carriera di Angelo Branduardi. Il disco riesce a catturare la magia intrinseca delle canzoni di Branduardi, offrendo un’interpretazione fresca e appassionata. La scelta di privilegiare il pianoforte e la voce crea un’atmosfera intima e suggestiva, mettendo in risalto la profondità lirica delle composizioni. Un omaggio rispettoso che rinnova e riafferma il fascino senza tempo della musica di Branduardi.

Come la musica influenza e arricchisce la tua vita quotidiana al di fuori del contesto della creazione artistica?
La musica, come i profumi, costruisce il tempo che viviamo, per sovrapposizione o ricostruzione di immagini. Per questo è importante ascoltare opere che hanno un significato profondo e non scemenze. È vero che ognuno ha la sua storia, ma bisognerebbe impegnarsi un po’ di più nella selezione… Anche il profumo del pesce putrefatto può avere un significato, ma preferisco quello delle rose.

Le sfide sono un compagno costante nella carriera artistica. Ciò che vorremmo capire è come hai affrontato e superato tali sfide e quali insegnamenti significativi hai acquisito da esse.
La sfida sta sempre nel superare se stessi, al di là degli esiti, e cioè – voglio dire – al di là dei risultati che si ottengono con quello che si produce. Quindi l’insegnamento principale è proprio questo: cercare fin dall’inizio di provare a superarsi e avere la certezza, alla fine, di averlo fatto, anche se si è prodotto qualcosa che non incontra il gusto degli altri. In questo modo si trova un equilibrio. E superare se stessi vuol dire fare un passa avanti rispetto alle proprie convinzioni, essere capaci di cambiare idea.

Qual è il rapporto tra testi e musica nelle tue composizioni?
Metto sempre molta attenzione a entrambe le cose, quindi direi che è un rapporto equilibrato…

In che modo il contesto culturale o sociale influenza la tua musica?
In alcuni casi sono stato molto influenzato, ma sono stati pochi casi… in generale cerco di parlare di argomenti più assoluti, perché per parlare del contesto culturale (nel quale siamo in ogni caso immersi) occorre un punto di vista molto distaccato, altrimenti si rischia di essere superficiali e lasciarsi influenzare solo dagli eventi del momento.

Qual è il concept o il tema principale che hai voluto esplorare attraverso il tuo ultimo disco?
Non c’è un concept, in realtà. Il pugno di canzoni che abbiamo eseguito hanno trovato naturalmente il loro amalgama, credo, per via della scelta stilistica. Su tutto la volontà di essere al servizio dell’opera.

Come hai selezionato e strutturato le tracce all’interno dell’album?
La selezione, fatta da me e Alessandro Russo, è avvenuta naturalmente: sono canzoni che suoniamo e cantiamo da molto tempo insieme, quindi è stato abbastanza facile. Di conseguenza anche la struttura dell’album ha preso forma in modo del tutto naturale.

Hai cercato di creare una connessione emotiva tra le canzoni dell’album? Qual è il tuo intento nel guidare l’ascoltatore attraverso un viaggio emotivo coerente?
Sì, certo, la connessione emotiva si cerca sempre. Come ho detto poco più su, il nostro intento è stato quello di metterci principalmente al servizio delle canzoni, cercando di tenere lontana la nostra personalità (che inevitabilmente c’è) ed eseguire i brani con un rigore stilistico che desse lustro all’opera e non a noi stessi. E in questo sta anche la coerenza, nel cercare di non uscire mai fuori dalle righe, di non intrometterci con solipsismi o personalismi che, a nostro giudizio, sarebbero stati delle stonature all’interno di un’interpretazione generale che ha messo al centro solo le canzoni. Che già, di per sé, per la loro bellezza, sono sufficienti a emozionare.

Sei già al lavoro su nuovi progetti musicali? Ci sono anticipazioni o dettagli che puoi condividere sulla direzione che stai prendendo con il tuo prossimo lavoro?
No, al momento non ci sono nuovi progetti musicali, ma solo qualche idea all’orizzonte. Dopo l’adattamento gentile de ” La voce del padrone” e questo lavoro, potrebbe essere interessante chiudere il percorso e creare una trilogia…

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