Intervista a Pino Perrone, whisky consultant dello’Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival’
1) La sesta edizione del festival romano Spirit of Scotland dedicato al whisky si terrà il 4 e 5 marzo come di consueto al Salone delle Tre Fontane all’Eur. Che eventi e masterclass e seminari attendono gli appassionati e i neofiti di questo distillato?
Tanti, veramente tanti, faccio fatica a nominarli tutti. Invito le persone a seguirci sui social e sul nostro sito www.spiritofscotland.it dove troveranno le informazioni necessarie. Incontri con esperti bartender, Samaroli e il suo libro, masterclass di rilievo…
2) Quanti e quali tipi di whisky si potranno assaggiare? Ci sono delle ‘chicche’ che può segnalare?
E’ sempre difficile quantificare numericamente i prodotti, ma saranno certamente superiori ai 1500, forse 2000, dipende dalle aziende espositrici. Gli whisky non proveniranno esclusivamente dalla Scozia, ma anche dall’Irlanda, dagli Stati Uniti, dal Giappone e da tanti altri Paesi. E’ rappresentata anche l’Italia con la distilleria Puni. Saranno soprattutto dei Single Malt, cioè whisky provenienti da una sola distilleria che utilizza esclusivamente orzo maltato, per produrre il proprio whisky. Ogni espositore avrà una o più “chicche” da proporre. La concentrazione delle stesse sarà nel Collector’s Corner dove si potranno degustare autentiche rarità.
3) Come nel cibo, anche nella degustazione di un whisky ci sono delle tecniche specifiche per assaporare al meglio ciò che si beve e quali sono?
Scegliere un adeguato bicchiere a tulipano, osservare il colore, inclinarlo girandolo lentamente, avvicinarlo prima a una narice e poi all’altra. Prendersi del tempo per raccogliere più aromi possibili e cercare di capire se ve ne sono altri che hanno bisogno di ulteriori momenti per esprimersi. Quindi, assaggiarlo. Prima un piccolo sorso, dopo un po’ di tempo un altro, più deciso. Raccogliere gli ulteriori aromi. Valutarne la persistenza e il finale che rilascia. A questo punto, se si vuole, aggiungere pochissime gocce d’acqua per notare se sopraggiungono nuovi aromi. Il tutto condotto a una temperatura di servizio attorno ai 18 gradi.
4) Lei è anche appassionato di cinema, e il cinema da sempre ha rappresentato il whisky: ci consiglia qualche film o qualche scena di film che meglio racconta questo distillato e perché?
Chi ha fatto la spia? Si, é vero, sono appassionato di cinema e, a proposito di spie, proprio in qualche film di 007 si cita il whisky. In Skyfall, infatti, l’agente spara a un bicchierino di Macallan 1962 nella versione di 50 d’invecchiamento e quando quest’ultimo si rovescia per terra la battuta nel film sottolinea quanto sia un peccato versare uno Scotch di tale valore. In verità, il cinema non ha mai rappresentato il whisky in una maniera adeguata, nelle innumerevoli volte che lo ha citato. L’unica eccezione la troviamo in Angel’s Share – La parte degli Angeli, di Ken Loach, vera e propria educazione sentimentale di un ragazzo che si avvicina al mondo del whisky. Percorso che tutti noi enthusiast abbiamo intrapreso e nel quale mi sono trovato ben descritto. Un film ottimamente realizzato, grazie anche all’intervento di due celeberrimi esperti di whisky come consulenti. Un film che tutti coloro che amano questo distillato dovrebbero vedere. Alcune scene sono state girate all’interno delle stesse distillerie e il film analizza anche il fenomeno del collezionismo. Altra segnalazione interessante, che il regista non ha reso pubblica, probabilmente per non fare della pubblicità, é quella contenuta in Carnage di Roman Polanski. I quattro attori si scolano con soddisfazione e piacere un’intera bottiglia di Bruichladdich di 18 anni. La bottiglia é nascosta, ma forma e capsula la svelano.
5) Con eventi come il vostro e i corsi e le degustazioni che organizzate durante l’anno si crea una vera e propria ‘cultura del bere bene e consapevole’: come si può affinare un palato a bere bene traendone il maggior piacere gustativo possibile?
Bisogna fare la maggiore esperienza possibile. Continuare a frequentare le degustazioni. Confrontarsi con whisky di lignaggio superiore. Frequentare altri festival. Assaggiare e assaggiare ancora. Tornare su ciò che si é degustato in passato per avere un parere differente per la mutata esperienza. Una volta compiuto questo primo passo, si é all’inizio. Un piacere totale passa attraverso la conoscenza di come é realizzato il prodotto, la sua storia, la differenza con altri distillati.
6) Quali sono i whisky più rinomati, i più costosi e i più difficili da reperire?
Molto spesso le cose vanno a braccetto. Più sono rinomati e più sono costosi e difficili da reperire. Certamente il Macallan é fra i più rinomati. Molti collezionisti lo ricercano. Con gli anni i prezzi delle vecchie bottiglie sono decisamente cresciuti e in maniera esponenziale. Naturalmente, meno bottiglie sono prodotte e più il prodotto é raro. A questo si aggiunge il fatto che esistono dei rilasci di distillerie che non esistono e non producono più. Ciò può avvenire solamente per le rimanenze di magazzino esistenti. Vien da se che prima o poi di quella distilleria non si troverà più nulla. Attualmente sono i più ricercati. Brora, Port Ellen, Rosebank, Littlemill, Banff e in Giappone Karuizawa e Hanyu, sono solo alcuni esempi. Distillerie invece rinomate e ancora operative come la citata Macallan, sono certamente The Glenlivet, Springbank, Clynelish, Laphroaig, Lagavulin, Ardbeg, Chichibu e ce ne sono tante altre e a volte dipende dalla propria passione. Ad esempio, distillerie che io personalmente stimo poco ho scoperto essere le favorite di altre persone.