Jacopo Perosino: oltre quella zona sicura

Mi si conceda senza critica l’uso di un titolo assai denso di citazione. E ho sfogliato l’ultimo disco di Alan Sorrenti anche se qui, concetto a parte, siamo in ben altri lidi sonori e di forma. Parliamo di una canzone d’autore che alla lirica depone un’attenzione ed un ruolo importante visto anche il peso di critica sociale (quasi politica in alcuni casi) che si rende visibile. Jacopo Perosino però canta anche una sorta di emancipazione dalla sua “zona sicura” con un Ep dal titolo “Estramenia” (che in latino sta a significare proprio questo). Ed è un invito a che tutti possano trovare il coraggio di farlo… e l’invito si dipana tra canzoni eleganti ma per niente leggere, per niente facili, per niente ovvie. E sono tutti complimenti… a distanza quel pubblico medio e di superficie, nonostante il cantautore / attore sia qui capace di un dialogo anche vicino alla quotidianità.

Partiamo dall’immagine di copertina. Un simbolo di pace o cosa?
Un simbolo di libertà e autodeterminazione che, d’altra parte, sono due dei presupposti di ogni tipo di pace. Per me è importante il messaggio che veicolo con la mia musica: trovo la canzone uno strumento per qualcosa di più grande. Le armi uccidono sempre, la musica e gli strumenti musicali curano

E questo murales, il cemento… liriche prese dai muri?
La cosa che mi ha colpito maggiormente è che non è stato creato ad hoc: è un murale vero di cui ignoro l’autore ma del quale percepisco l’urgenza comunicativa. Da anni fotografo e mi appunto le scritte più importanti (per me) che trovo su case, palazzi, capannoni, bagni pubblici. Sono anch’esse una qualche forma di poesia. In Canzone da muri ho unito mie confessioni private su carte con qualcosa che ho trovato scritto qua e là. Volevo soffermarmi sul fatto che “i muri ci parlano” e questo mi sembrava calzante.

È passato del tempo dalla pubblicazione… rimorsi, rimpianti, soddisfazioni? Che somme hai tirato?
No, nessuna di queste: rispetto all’Ep ho solo buone vibrazioni e soddisfazione. Ho ricevuto riscontri piuttosto interessati e lusinghieri. Se devo confessare una piccola delusione è più che altro rivolta alla dimensione live: v’erano in ballo alcune cose che non si sono concretizzate come inizialmente sembrava. Questo ha inevitabilmente limitato i live di presentazione sul primo periodo ma, per fortuna, facendo rete si stanno delineando opportunità sull’estate e sull’autunno. La cosa più importante che ho imparato nel vero “underground” è non sprecare tempo a lamentarsi o scoraggiarsi troppo: inciampare è un modo originale di portare a termine il percorso.

Il teatro in qualche modo ha fatto parte della tua vita… hai mai pensato di tradurlo per il teatro questo disco?
Qualche anno fa’ Garofani Rossi figurava all’interno di un recital che scrissi, che parla di storie di gesta eroiche di donne poco ricordate dalla Storia ufficiale. Non so se per brevità l’Ep ha possibilità di traduzione in un discorso teatrale univoco e organico, al limite potrebbe essere materiale interessante da valutare in seno ad un lavoro su street art, poetiche urbane, ecc. Se qualche sceneggiatore/regista/compagnia volesse esplorare questi territori e pensasse possa essere utile, mi scriva volentieri.

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