Luca Hardonk, nato a Genova, un esordio di rap che firma con il moniker Jelo, di suono urbano, Ep fresco di pubblicazione che ha intitola “Sintesi” immortalato dalla produzione delle Koolbeat che in qualche modo sta segnando a fuoco una certa riconoscibilità nelle produzione che pubblica ultimamente. Ricerca, il classico flow italiano del nuovo pop, suoni che comunque non voltano le spalle a certe tradizioni. E poi la novità che arriva dentro un singolo nuovo, “Ius Soli”, che il cantautore genovese firma con la copertina del celebre Vauro Senesi. Perché la canzone è anche denuncia, sociale, umana… in “Sintesi”, siamo italiani anche per questo.
Quanta provocazione c’è dentro questo disco? Io ne sento molta… e in senso assai costruttivo anche…
Intanto grazie, di averla colta e di averla definita costruttiva: e sì, l’obbiettivo finale dell’EP e di ogni canzone è innescare delle riflessioni: come farlo? Penso che esistano numerose possibilità, a dipendenza anche delle persone a cui si vogliono innescare queste riflessioni: fare delle domande, parlare di cose scomode e mostrare le proprie emozioni. Al contempo però molte persone non vengono toccate da certe cose, finché non si sentono almeno in modo impercettibile minacciate nella loro integrità interiore o nel loro flebile equilibrio etico e morale, nel quale la maggior parte delle cose vengono negate per evitarne i conseguenti esami di coscienza; ecco con queste persone come obbiettivo penso che la provocazione sia una delle strade più efficaci, e non nego, anche divertenti. Se poi c’è fare un discorso serio ci sarò sempre.
Un titolo così importante che però immortala un esordio, dunque una nascita. Non pensi sia presto per ricorrere alla sintesi?
Vista in questo modo concordo pienamente, non sono in grado di fare una sintesi universale di qualcosa, come forse tutti. La sintesi di cui parlo nel mio EP rappresenta quello che vedo io, la realtà dei miei occhi; mi ritengo una persona che osserva e che ascolta tanto, e proprio per questo so di non poter avere la maturità o la conoscenza necessaria a parlare PER qualcuno o PER qualcosa. Posso però parlare PER me, DI qualcuno o DI qualcosa, semplicemente per, innescando riflessioni, dare a chi ascolta la possibilità di provare le sue emozioni e fare i suoi pensieri. E chissà magari fare anche una sua sintesi.
E restando sul tema, sintesi significa anche essenzialità. Viviamo un tempo ricco di cose inutili… ha anche questa ragione il titolo?
In un certo senso sì, ho sempre detto che il progetto cerca di usare emozioni e concetti individuali per toccare argomenti più ampi, sentiti da più persone. Questo come può succedere? Solo perché le cose davvero fondamentali per tutti si contano sulle dita di una mano, e non possono essere più di tanto diverse. Sinceramente penso che sia importantissima (e che ci sia sempre stata) un pò di inutilità, nell’arte, per soddisfare anche quei desideri estranei ai bisogni, di una persona. Ciò non toglie però che nell’ultimo decennio o poco più il mercato ha continuato ad essere saturato di inutilità, e purtroppo non mi riferisco solo all’arte, anzi. Dati, dati e dati. Menti atrofizzate. Lobotomizzazione degli individui. E non per colpa di qualcuno, i creatori stessi di questo sistema saturo di inutilità ne sono vittime, sono diventati anch’essi inutili; probabilmente senza aspettarselo nemmeno. E quindi se il sistema è saturo di cose inutili? Usufruirne passivamente ci rende persone inutili? Sì.
Eppure questo esordio suona con una produzione assai complessa, molto digitale e figlia delle nuove periferie. L’essenziale dunque per te che peso ha?
Come ho detto nella domanda precedente ritengo molto importante un po’ di “inutilità” nell’arte, come la cornice di un quadro: non rappresenta l’essenzialità del dipinto ma è davvero raro vedere una tela esposta senza di essa. Qualsiasi cosa che per definizione va vissuta, è una cosa complessa; non in senso di difficoltà ma appunto in senso di essenzialità e “cornice”. Io penso questo: per quanto l’essenziale di una cosa (da vivere) sia tale, la cornice ci sarà sempre con lui; ogni evento ogni emozione vissuta non sarà mai solo essenziale. Magari, oserei dire!
Quindi per rispondere alla domanda, per me l’essenziale ha un peso enorme, in termini di che eventi “di cornice” comporterà.
“Ius Soli”: un nuovo singolo che esce fuori da questa “sintesi” che conosciamo. Come se il bisogno sociale dell’EP premeva, doveva uscire ancora di più… cosa ne pensi?
“Ius Soli” è il mio singolo di esordio per il 2023, e una presa di posizione. Ma sia chiaro, non politica. Etica. Definisco “Ius Soli” un pezzo etico, un appello alle coscienze umane. Sintesi già forse trasmetteva un briciolo di coscienza rispetto a tutto ciò di cui parla Ius Soli, ma quest’ultima è proprio il culmine di un periodo abbastanza lungo che ho passato a soffrire per il mondo, per gli uomini e per il mondo. Alla fine di questo periodo ho cambiato abbastanza drasticamente le mie abitudini (ho ancora molti difetti etici) e ho scritto questa canzone, anche per me stesso; per ricordarmi quanto buono posso essere e quanto lo devo essere. Spero lo ricordi anche a qualcuno di voi.