“Katmandu” è il nuovo singolo di Riccardo Ancillotti, disponibile in radio e su tutte le piattaforme di streaming, così come il video diretto dai Phrones, perfettamente in linea con il tema provocatorio e no-sense della canzone.
In questo lavoro, Ancillotti si mette in gioco, divertendosi a prendersi in giro attraverso una serie di scene tragicomiche.
Queste spaziano da bagni in piscina con paperelle e ciambelloni, nel tentativo immaginario di sfuggire alla monotona quotidianità per volare chissà dove.
Il tutto avviene con un tocco ironico, poiché dal centro storico di Firenze si vede il mare.
Conosciamo meglio il cantautore.
Ciao Riccardo, grazie per essere qui con noi. Parliamo subito di “Katmandu”. Puoi dirci cosa ti ha ispirato a scrivere questo brano?
Ciao e grazie di cuore a voi per questo spazio, vi racconto proprio come e’ andata :
Ero a cena fuori con amici, tornato a casa, per infastidire (sono dispettoso per natura) i figli ventenni della mia compagna che stavano guardando rilassati un film sul divano, mi sono piazzato davanti alla tv ballettando e canticchiando all’improvviso e senza motivo “Katmandu Katmandu” cosi’ , come la conoscete ma , a cappella ovviamente; una volta terminato il fastidioso teatrino sono andato a prepararmi per la notte e lavandomi i denti mi sono accorto che continuavo a canticchiare questa cosa strana, apparentemente nuova ed insolita, decido quindi di registrarne un clip telefonico al volo prima di addormentarmi, per sicurezza.
La mattina dopo mi sono alzato senza piu’ pensarci ma durante la tarda mattinata mi e’ tornato in mente e ho riascoltato il clip audio, ho sentito a quel punto che c’era qualcosa di piu’ in quel clip, un potenziale embrione da non sottovalutare, mi sono messo calmo a capire quale potesse essere il suo sviluppo ed ho iniziato a comporre testo e musica che venivano liberi e da soli, soltanto in un secondo momento ho preso lo strumento in mano per comprendere e trascrivere armonicamente le scelte compositive melodiche che avevo gia’ intrapreso liberamente a voce appunto senza strumenti.
La canzone ha un sound molto particolare, come hai lavorato sulla produzione musicale?
L’intera produzione musicale del brano e’ stata affidata all’amico produttore e autore Emiliano Cecere con il quale ormai collaboro da anni sui miei progetti e conosce molto bene la mia identita’ musicale.
Nel videoclip ti vediamo in situazioni molto divertenti e surreali. Come è stata l’esperienza di girarlo?
Il clima e’ stato straordinariamente divertente ma inevitabilmente faticoso come spesso succede nelle riprese video vi racconto un piccolo aneddoto divertente:
Il video e’ stato girato durante l’ultima settimana di Aprile e per combinazione erano due giorni freddissimi , potremmo dire autunnali. Lo storyboard prevedeva il mio bagno in piscina e non mi sono tirato indietro, l’acqua era gelida ed ho quasi rischiato la pelle per ipotermia, non potete immaginare la scena tragi – comica di me dentro l’acqua tremante e disperato che urlo le peggiori offese contro i registi che mi intimano di trattenermi in acqua il piu’ a lungo possibile, fingendomi sorridente divertito ed accaldato con l’obbiettivo di ottenere il miglior risultato possibile per le riprese: un vero incubo comico.
Come pensi che il pubblico abbia accolto questa tua parte più giocosa e irriverente?
Il pubblico e’ la parte di questo mestiere piu’ preparata e piu’ intuitiva di tutte , in verita’ dovremmo ascoltare di piu’ il pubblico e un pochino meno le nostre presunte ragioni di settore molto spesso inquinate da nostre considerazioni ed aspettative personali.
Credo e soprattutto vedo nel mio pubblico un apprezzamento insolito piu’ ampio piu’ esteso anche a chi fino a ieri mi aveva sicuramente osservato ma non approfondito , una sorta di piccolo paradosso : con questo brano che alla fine cerca soltanto di trasmettere un po’ di leggerezza provocatoria ma non ha la presunzione di insegnare niente o di erigersi a chissa’ quale posizione artistica si e’ creato un legame piu’ profondo e piu’ intimo del solito con le persone e comunque superiore alle mie piu’ rosee aspettative, un elemento che mi ha colpito molto e sul quale ho subito posto la massima attenzione e’ la trasversalita’ , il brano piace piu’ o meno a tutte le fasce di eta’ ed e’ molto molto amato dai bambini dettaglio questo, che lo impreziosisce ai miei occhi.
C’è un messaggio particolare che speri che i tuoi ascoltatori colgano da “Katmandu”?
L’idea del testo di Katmandu nasce dalla voglia di provocare i giovanissimi di oggi cercando di esorcizzare in modo irriverente e giocoso la distanza generazionale trasformandola in occasione di riflessione per entrambi con la voglia di prendersi un po’ in giro , mettersi in gioco e alla fine riavvicinarsi un po’ .