L’ultimo lupo
In questa giungla,
dove il cemento prende il posto della natura,
sicché gli alberi si trasformano
in grattacieli e
ricco petrolio,
putrido,
diventa la sua rugiada,
dove dall’inerte e sudicio fango si manifesta la vita: l’uomo.
Angosciato dalle paure,
illuso negli amori,
frustrazioni, fobie,
di tante e più perversioni.
Timori, gioie e
quanto ancora.
Tale è.
Potente, bugiardo e malizioso.
Come lui ed altri,
come se fossero tante pecore a belare nello stesso ovile o
a farsi scannare,
in un infausto banchetto.
Ma al di fuori del recinto,
al di fuori del reale,
dove la certezza diventa saggezza,
dove il bello si mescola con la semplicità,
sicché,
il tempo diventa magia.
Là,
al di fuori e ancor di più,
dove il dolore penetra
nella dura pelle fino a toccarti le ossa,
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bozza
per poi,
raggiungere l’intrepida anima.
Dove si è costretti a sorridere sempre e
pur sempre a lottare;
laddove di notte,
di fronte a quelle gelide finestre,
in quel piccolo porto,
quando tutti dormono e
il silenzio diventa più dolce e
liberatorio della morte stessa,
dove un’umile e perlacea lacrima,
gentilmente,
cade sul suo pelo.
Là l’ho visto: l’ultimo lupo.
di Federico Salvi