Oggi abbiamo il piacere di incontrare La Classe Media, un energico power trio alternative rock proveniente da Pavia. Formato da Stefano Ronchi (basso e voce), Rocco Marchesano (chitarra) e Michele Pappalardo (batteria), questo gruppo si propone di dare voce alle esperienze e alle sfide della “generazione perduta”. Il loro singolo d’esordio, “La rivincita,” funge da manifesto per i giovani che navigano le incertezze della vita moderna, esplorando il desiderio di leggerezza e la ricerca di un senso di appartenenza.
Il nome “La Classe Media” racchiude una riflessione profonda sulle contraddizioni di una generazione abituata a contratti precari e a stili di vita incerti. Con una dose di autoironia, il trio cerca di esprimere le esperienze comuni di molti, offrendo attraverso la loro musica un modo per affrontare le difficoltà quotidiane con stile e autenticità.
In questa intervista, Stefano ci racconterà come è nata la band, l’influenza della loro città sulla musica, e quali sono le aspettative per il futuro. Scopriremo anche il significato di “La rivincita” e il messaggio che vogliono trasmettere ai loro ascoltatori. Preparatevi ad immergervi nel mondo de La Classe Media e a capire come la loro musica possa diventare una voce per una generazione in cerca di riscatto.
“La rivincita” è il vostro singolo d’esordio. Cosa rappresenta per voi questo brano e qual è il messaggio che volete trasmettere con la vostra musica?
Il singolo vuole essere una sorta di manifesto per i giovani della ‘generazione perduta’, sballottati qua e là, precari sia nella vita lavorativa che in quella affettiva. La rivincita è la sensazione che si prova quando si riesce a dimenticare gli affanni quotidiani, e ci si sente leggeri, come se le scelte non contassero nulla. Insomma, quando si riesce a vivere la leggerezza del momento.
Il nome “La Classe Media” sembra avere un significato profondo per voi. Cosa vi ha spinto a scegliere questo nome e come si collega alla vostra musica?
Ci chiamiamo La classe media perché noi siamo la classe media, di nome e di fatto. E anche chi sta leggendo molto probabilmente ne fa parte. E’ un gioco fatto di autoironia, per cercare di mettere a nudo tutte le contraddizioni della nuova classe media: reduce da mille lotte del passato (molte delle quali perse, e pure male) ma con l’addebito automatico di Netflix, Amazon Prime e Spotify; che si sente definire “classe media”, ma che in realtà è figlia della decadenza, abituata a saltare da un contratto di lavoro precario a un altro. E la nostra musica è lo strumento attraverso cui cerchiamo di stare a galla con stile in questo mare dove tutto sembra essere precario, dal lavoro agli affetti.
Come si è formato il vostro trio e in che modo l’arrivo di Michele Pappalardo alla batteria ha influenzato la vostra dinamica di gruppo?
Il progetto è nato quando io e Rocco ci siamo incontrati 2/3 anni fa a Pavia. Io ero reduce da mille spostamenti per l’Europa: ho vissuto 3 anni in Germania, poi un breve periodo in Belgio, e poi sono stato un paio d’anni a Firenze. Lì suonavo il basso con un altro power trio, sempre alternative rock: i Medemo, a cui devo molto. Quando seppi che dovevo spostarmi ancora per lavoro iniziai subito a mettere già dei brani, e a pensare a un nuovo progetto di cui volevo essere basso e voce (una novità per me). Mi spostai a Pavia (città in cui sono nato) quando iniziava Il COVID. All’inizio non trovavo nessuno per mettere in piedi il gruppo. Un anno dopo misi in giro l’annuncio “cerco chitarrista e batterista” in varie bacheche. Rocco, che stava cercando casa, vide l’annuncio fra mille foglietti nelle bacheche in università e mi chiamò. Lui è della provincia di Reggio Calabria: aveva terminato il conservatorio lì, ed era arrivato a Pavia come insegnante di musica, oltre che musicista. Ci conoscemmo così: un caso fortuito, o forse il destino! Provammo diversi batteristi e all’inizio trovammo la quadra con Daniele Giorgino (ex Le Stanze di Mendy): le batterie che sentite nell’e.p. “ La mela del serpente” le ha registrate lui, e pure egregiamente. Per qualche mese poi suonammo con Giovanni Baldini, con cui cominciammo a macinare i primi concerti. Michele è arrivato relativamente da poco, meno di un anno fa. Ma la scintilla è scattata subito. Abbiamo già fatto più live con lui che coi batteristi precedenti, e in sala prove e sul palco ci troviamo quasi ad occhi chiusi, come si suol dire. Sotto sotto è un metallaro, e lo prendiamo un sacco in giro per questo! Ma allo stesso tempo ciò ha dato un valore aggiunto enorme al nostro sound live: una pacca mostruosa nei pezzi dove saliamo di dinamica (uno degli ingredienti essenziali del genere che facciamo)
Siete nati a Pavia, ma quanto ha influito la vostra città e il suo contesto sulla vostra musica e sui testi delle vostre canzoni?
Direi ben poco! Più che altro perché l’unico paveso sono io: Rocco è calabrese e Michele è siciliano. I fuori sede danno un sacco di ossigeno a Pavia: una piccola città universitaria che senza di loro affonderebbe nella nebbia e nella noia. Negli anni ‘90 Max Pezzali (pavese, per chi ancora non lo sapesse) cantava della sua città: “due discoteche 106 farmacie”…beh, vi dico solo che le due discoteche hanno chiuso. Scherzi a parte, l’e.p. “La mela del serpente”, in uscita a novembre con Overdub Recordings, è una sorta di diario di viaggio che narra – fra le righe – del mio viaggio per l’Europa, da “expat”. Dunque porta dentro ben poco di Pavia. Il genere che facciamo, piuttosto, e probabilmente il mio stile di songwriting, hanno risentito un po’ del contesto pavese, contesto dove sono nato e cresciuto, e dove ho iniziato a suonare con varie band dall’adoloscenza in poi. E’ il contesto del “paesone”, della provincia. C’è poco da fare. Se nasci in una realtà così – fra nebbia, zanzare e noia – in un certo senso la musica ti salva. E ho la fortuna di far ancora parte di una generazione che è cresciuta suonando uno strumento, cosa che negli ultimi anni si è un po’ persa, ma che spero si stia recuperando.
Avete macinato diversi live dal 2022. Come è stato il passaggio dai concerti dal vivo alla registrazione in studio per il vostro singolo d’esordio?
In realtà i brani contenuti nell’e.p. li abbiamo registrati prima di iniziare a fare live. Li abbiamo covati per un po’ perché, piuttosto che pubblicarli da soli, abbiamo cercato un’etichetta con cui farli uscire. Fra le altre proposte abbiamo scelto Overdub Recordings, con cui ci stiamo trovando molto bene. Speriamo sia l’inizio di un percorso ricco di soddisfazioni!
Cosa possiamo aspettarci dal futuro de La Classe Media? State già lavorando ad un disco?
A novembre esce il nostro primo e.p., “La mela del serpente”. Include il singolo “La rivincita” (di cui trovate il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=n0uIcDVzrSk ) e altri 3 brani. E abbiamo altrettante canzoni nuove, che stiamo portando in giro nei concerti. Non vediamo l’ora di metterci in studio a lavorare già al prossimo disco, che sarà un vero e proprio album full-length.