Incontriamo anche la saggistica nella collana “I Diamanti” di Aletti, con l’opera “Fratellanza d’Anima” dell’autrice di Forlì, Marzia Biondi, educatrice professionale e mediatrice interculturale. Diversi i temi trattati e tante le riflessioni suscitate: sul valore della vita, della morte, della bellezza, sulla fede, sulla speranza, sull’amicizia, la famiglia e l’amore. Valori universali che, se condivisi con l’esperienza di altri occhi e altre penne, assumono un significato diverso, più sfaccettato e autentico, che fa emergere anche i propri limiti, come ammette la stessa scrittrice. «Negli ultimi dieci anni di condivisione poetica e letteraria con altri scrittori, ho conosciuto il limite della mia conoscenza, mi sono messa in gioco; il cammino continua. Tale fatto ha contribuito alla mia maturazione personale e letteraria. Alcune domande sulla vita e sul vero senso di viverla hanno “preso più luce”. Il difficile e, al contempo, il bello di ascoltare voci diverse dalla propria su argomenti importanti ha affinato la risonanza per similitudine o per differenza con esse. Tale ascolto è stato possibile solo quando ho creato un “vuoto” interiore per dare spazio a ciò che trapela esplicitamente o viene taciuto nell’espressione degli animi altrui».
L’opera è un’analisi letteraria di tre autori di spicco nazionale ed internazionale: Paola Lucarini, Massimo Morasso e Alessandro Ramberti. «Scegliere tali artisti – spiega Marzia Biondi – è stato naturale: la modalità di scrittura dei tre autori è molto diversa l’un l’altra, ricca di versi molto ermetici ed altri arricchiti da aggettivi figurativi, più dolci che inducono a proseguire nel verso successivo con curiosità bambina, creativa». L’autrice parla di «versi composti da lemmi ricercati, arcaici, onomatopeici dove c’è il volto di una bellezza inusuale, seppur parte del monto espressivo umano. Tali espressioni antitetiche – aggiunge – mi sono balzate più evidenti nei tre artisti citati piuttosto che in altri».
Marzia Biondi, nel suo percorso letterario, la incontriamo nella doppia veste di saggista e poetessa. «Sì, sono generi letterari diversi – afferma – ma l’elemento in comune è proprio la poesia. L’occhio o l’orecchio col quale ci si avvicina alle altre forme artistiche, infatti, ha la chiave di lettura e la sensibilità al visibile e all’invisibile che solo la poesia può». «In entrambe le forme di scrittura – dichiara l’autrice – la parola si materializza interiormente e viene trasformata in qualcosa di percepibile anche ad occhi nuovi, cercando di rimanere fedele, in senso luziano e spirituale, alla sua essenza. La forma poetica è quella che racchiude più interamente il mio animo; per meglio dire, lascia meno tracce non raccolte».
Una vita, dunque, fatta di costante ricerca della verità, del pensiero unico ma diverso nelle sue interpretazioni. E, in riferimento alla sua opera, l’autrice ribadisce: «Certamente le mie corde hanno vibrato in “fratellanza”, in quanto condivido molto del loro sentire a tratti più intelligibile, in altri da interpretare nell’invisibile. Con la mia, nelle quattro voci di “Fratellanza d’anima” il vero principale autore è l’amore».
Federica Grisolia