La Galleria Enrico Astuni di Bologna presenta, fino al 7 novembre 2015, la collettiva Raccontare un luogo – (Tales of a Place) a cura di Lorenzo Bruni. La mostra coinvolge otto artisti di livello internazionale, di generazioni e riferimenti culturali differenti, che hanno proposto e ideato le opere appositamente per l’occasione. Gli interventi sono di varie tipologie – dai testi in neon a serie di disegni, dalle installazioni sonore ad oggetti sculturali, dalle immagini fotografiche ai video – e si caratterizzano prima di tutto per essere dei dispositivi che raccontano un luogo tenendo conto, però, del contesto in cui vengono inseriti e, in alcuni casi, ribaltando o esplorando fino alle estreme conseguenze il concetto di “site-specific”. Questa attitudine è praticata per mezzo di materiali e tecniche espressive diverse caratterizzate e animate dalla modalità della traduzione, ovvero: cosa tradurre, per chi e come? Per questo motivo, le opere site-specific in mostra si propongono come condizioni del quotidiano, alterato minimamente, in cui si esteriorizza il processo conflittuale/dialogico che la società ha da sempre affidato alla relazione tra la parola e l’immagine, tra la didascalia e la rappresentazione a cui è associata, tra la cosa e la sua funzione.
La particolarità del progetto Raccontare un luogo – (Tales of a Place) è che non si propone come una mostra a tema, bensì come la creazione di una piattaforma in cui poter discutere a livello collettivo sull’idea che anima la ricerca artistica dei differenti artisti coinvolti, ri-scoprendo le ragioni sociali e antropologiche proprie del loro approccio dialogico e non formale. Come scrive Lorenzo Bruni nel libro che accompagnerà la mostra con uscita il prossimo settembre: ” Prendere in esame gli artisti che hanno lavorato sui meccanismi di misurazione dello spazio mentale e di quello fisico (cercando di farli coesistere) e che allo stesso tempo si sono confrontati con la presenza della parola scritta, vuol dire aprire una riflessione sia su come è mutato il ruolo e l’uso dei new media negli ultimi trent’anni, sia su come è mutata la percezione della parola (da parte del pubblico) dall’introduzione dei “text message” che ci portano non a parlare al telefono, ma ad osservarlo. Proprio da questo punto di vista è possibile praticare una riflessione inedita sul ruolo dell’arte concettuale e sulla nominazione delle cose, ma anche sul ruolo/capacità che oggi ha l’immagine di contenere le informazioni, permessa dalla cornice informativa in cui viene distribuita in tempo reale, ribaltando il ruolo di semplice documentazione del reale che aveva nelle “riviste illustrate” nel secolo passato. La domanda che emerge è: Quali sono le sfumature e le implicazioni di questo modo di interagire con il mondo smaterializzato sulla percezione dell’arte, sulle interazioni sociali e sul preservare la memoria di esperienze di alcuni luoghi rispetto ad altre? ” .
Gli artisti del progetto Raccontare un luogo – (Tales of a Place) sono consapevoli che il mondo nell’era del villaggio globale è divenuto più piccolo ed intimo proprio per la possibilità da parte dell’essere umano di essere in contatto con tutti e tutto. Questa nuova potenzialità di interazione con l’attorno non è per loro né la causa e né l’effetto, bensì il sintomo della condizione post colonialista, post ideologica e di iper-comunicazione che praticano adesso. Questa presa di coscienza li ha portati a dare importanza alle modalità e alle situazioni in cui evocano l’esperienza di un luogo, piuttosto che semplicemente a nominarlo o presentarlo con delle immagini in tempo reale.
GALLERIA ENRICO ASTUNI
Via Iacopo Barozzi, 3/D-E-F – 40126 Bologna
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Orari: Lunedì – venerdi 10:00 – 13:00 / 15:00 – 19:00
Sabato e domenica su appuntamento (+39 338 8439281)