La malinconia di fine estate si fa musica nel singolo di Solo, “Something (you don’t need) Naked”

Il morso malinconico di un’estate che finisce, il dover lasciarsi alle spalle quanto vissuto fugacemente, nelle notti calde e vive di agosto; la brezza del mare che si fa più sottile e pungente, il sole intiepidisce; un’altra estate è passata, lasciandoci sul volto un sorriso agrodolce del ricordo di quanto vissuto: “Something (you don’t need) NAKED” sembra essere una perfetta trasposizione in musica di tutte queste sensazioni. 

A salutare l’estate, SOLO decide di pubblicare una versione acustica del suo brano “Something (you don’t need)”, molto più consona alla malinconia di inizio settembre. 

«Ho sempre pensato che “Something (you don’t need)” funzionasse benissimo anche come brano pop-acustico. Se la versione originale del brano, fatta di elettronica e cassa continua, era più indirizzata verso alcuni suoni da club, che la rendevano in qualche modo ballabile, estiva, questa nuova veste acustica restituisce al brano la malinconia di cui sono pregni gli intrecci di linee vocali: una versione “nuda”, per salutare l’estate». 

La versione NAKED di “Something (you don’t need)”, spogliandosi dell’elettronica e della cassa continua, focalizza l’attenzione sulle chitarre acustiche e, in particolare, sulle voci di SOLO e di Nobody, che giocano fra dialoghi e armonizzazioni. 

«Il brano, già dall’inizio, era stato concepito per essere cantato a due voci, una maschile e una femminile. Quello che cercavo era una voce sottile, a tratti bambinesca, ma al contempo adulta, sensuale: Nobody ha interpretato il brano alla perfezione, come lo immaginavo già dal momento in cui lo eseguivo da solo».

Something (you don’t need)” si pone come aspra critica alla società dell’apparire, che ci spinge a dover essere sempre esteticamente “perfetti”, secondo canoni prestabiliti, cosa che comporta una graduale perdita dell’individualità, della propria personalità e unicità, a favore di un “conformismo estetico” che ci rende l’uno copia dell’altro, concetto ripreso anche nella cover art del singolo.

«Nella cover art, la testa di manichino simboleggia la perdita di personalità derivata da un fare conformista, mentre le parti del viso, capelli, occhi, bocca, incollate sul volto impersonale e vuoto, rappresentano il tentativo, fallimentare, di trovare una propria personalità utilizzando parti del corpo altrui, per influenza esterna e non per propria scelta, nel tentativo di emulare personaggi eretti a modello dalla società, una società che ce li fa percepire inarrivabili, irraggiungibili, solo per ricordarci qual è il nostro posto; sullo sfondo, o sul fondo».

Registrata interamente da SOLO presso il The Bordello Rock ‘n’ Roll Studio e mixata e masterizzata da Edoardo Di Vietri presso l’Hexagonlab Recording Studio, “Something (you don’t need)” è il secondo singolo estratto, dopo “Don’t shoot the piano player (it’s all in your head)”, dall’album “The importance of words (songs of love, anti-capitalism and mental illness)”, di prossima pubblicazione, e anticipa l’uscita del brano punk/grunge “Propaganda in my eyes, again (you’re erased)”, in uscita a metà ottobre.

«Da ascoltatore onnivoro, ho sempre apprezzato gli album dove più generi coesistono tra di loro; penso al “White album” dei Beatles, ad esempio. “The importance of words (songs of love, anti-capitalism and mental illness)” sarà un album molto variegato, con canzoni che vanno dalla psichedelia all’art rock passando per il punk, il dream pop, lo shoegaze, il grunge, la dance».

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