Un disturbo psicologico, il desiderio di conoscere se stessi, dando un senso a comportamenti e sentimenti intensi che non sembrano avere fondamento.
La voglia di contribuire a ridurre il diffusissimo stigma nei confronti di chi sperimenta problematiche di salute mentale.
Nasce così “La mia prospettiva del mondo e di te”, scritto da Luna M., autrice di Roma, e pubblicato nella collana “Gli Emersi – Narrativa” dell’Aletti editore.
Sono due i protagonisti del libro: la scrittrice e l’uomo che ha pensato di amare, con un unico filo conduttore: il disturbo psicologico della scrittrice, che influenza tutti gli aspetti della sua vita, dalla percezione della propria personalità alle amicizie, dalla partecipazione a eventi comunissimi come recarsi dal parrucchiere o nei negozi, all’università.
E poi c’è quest’uomo, verso cui la scrittrice svilupperà un’ossessione, forse dovuta proprio al suo disturbo. Lui è attratto fisicamente da lei, ma è nocivo, pieno di sé; lei combatte ogni giorno contro se stessa, ma è proprio da se stessa che riparte per la sua guarigione.
Dalla scrittura della lettera in cui definitivamente decide di dire addio al suo amato, si concentra su come proseguirà la propria vita da persona libera, a combattere le proprie battaglie nuovamente per conto proprio.
«L’idea iniziale – racconta l’autrice, di professione educatrice – non era realizzare un libro ma scrivere per me stessa. Quando poi ho conosciuto la persona di cui parlo spesso nelle lettere, ho deciso che doveva essere lui il destinatario principale degli scritti: volevo che conoscesse una parte di me che non mostravo, così ho iniziato a dargli una struttura più definita sperando che un giorno potesse leggermi. Ma col passare degli anni anche l’idea si è evoluta assieme a me: avevo ormai capito di dover scrivere la parola “fine” come questa persona nociva aveva fatto con me ma, soprattutto, dovevo portare a termine il libro perché speravo potesse aiutare qualcuno che soffrisse come era successo a me».
L’ispirazione nasce dalle esperienze e sfide quotidiane, dalle emozioni che ne scaturiscono e dal modo in cui l’autrice le vive. L’amore è sempre l’oggetto principale del suo studio, così come la costante ricerca del senso della vita e della comprensione di se stessa, delle sue capacità e dei suoi limiti.
«Penso che il dolore, la sofferenza, i fallimenti siano stati componenti essenziali per raggiungere questo livello di consapevolezza e, sebbene io ne abbia sempre molto timore, credo di non potergli sfuggire e in fondo, ne sono estremamente grata».
È una storia autobiografica da cui il lettore può trarre le proprie conclusioni, rivedere qualcosa di se stesso oppure non riconoscersi affatto, sentirsi ispirato a scrivere a sua volta, a far nascere qualche dibattito costruttivo.
E’ un’opera che porta alla riflessione ma, soprattutto, un po’ di conforto, speranza e voglia di lottare. «Vivi! Quando lo farai, le parole appariranno da sole, come sempre».
Quello trattato nel libro è un capitolo ormai chiuso per l’autrice – come lei stessa sottolinea – da cui attingere ulteriore forza e autostima in situazioni difficili. Ed è questo che Luna M. si prefigge anche per chi lo legge. Dai momenti più duri, anche se apparentemente insormontabili, se ne può uscire, chiedendo aiuto e facendo leva sulle proprie forze.
«Spero che il mio caso incuriosisca anche i più scettici sull’argomento “salute mentale” e li spinga a informarsi e leggere anche altre storie come la mia per comprendere quanto è vero che “siamo tutti uguali”. Infine, mi auguro che la mia esperienza con questo “misterioso” uomo, che tanto ho condiviso nell’opera, permetta ai lettori di riconoscere qualche emozione che loro stessi hanno provato o, quantomeno, di immergersi totalmente in questa parte della storia e appassionarvisi».