La mia solitudine a volte mi fa vivere dei momenti di crisi. Lele, un mio carissimo amico, mi sopravvaluta parecchio e pensa che tutto sia facile per me con le donne. Appena vede che qualcuna mi mette un like o un cuoricino (anche se è bella e/o colta e/o in carriera) pensa che sia un segno inequivocabile che le piaccio e allora mi dice che dovrei provarci. Insomma non dovrei lasciare niente di intentato. In realtà io non sono mai stato piacente. Ho sempre fatto moltissima fatica con le donne e ho avuto le mie belle delusioni. Non parliamo poi di ora. Potevo andare bene nei primi anni ’90. Non oggi. Ora sono tutti 1.85 e molti sono palestrati. Io sono solo 1.75 e sono anche sovrappeso. Cammino un poco ingobbito. Ho un atteggiamento scoliotico. Alle toscane piacciono gli uomini rudi e che camminano col petto in fuori, con pettorali e addominali scolpiti. Insomma non ho chance. La mia solitudine è la mia seconda pelle. A onor del vero ho qualche interazione virtuale con delle donne, ma sono inerenti alla mia passione per la poesia contemporanea e alle mie collaborazioni con riviste online. Non c’è assolutamente niente di sessuale, affettivo, sentimentale con loro. Non mi considerano minimamente sotto l’aspetto sessuale le mie conoscenti online. Non mi sono mai illuso in questo senso. Non ho nemmeno mai forzato la mano. Non ho mai fatto il cascamorto. Penso di essermi sempre comportato correttamente. A riprova del fatto che non piaccio c’è che se provo a chiedere l’amicizia su Facebook a qualcuna mi viene rifiutata. Capisco che oggi il virtuale si mischi al reale, diventi esso stesso reale, che tutto sia più mentalizzato, però, indipendentemente da quale matrix io giochi, alla fine risulto sempre solo. La mia solitudine è la mia seconda pelle. Non riesco nemmeno più a innamorarmi. Posso provare una simpatia. Niente di più. La mia solitudine è la mia seconda pelle. Ci sono donne che mi attraggono sessualmente o mentalmente ma mi fermo sempre lì. È da così tanto tempo che non ho un incontro ravvicinato con una donna che non mi ricordo nemmeno più come si fa. Così dicono gli anglofoni: “Don’t use drugs! Use Expanded Orgasms!”
Così sostengono i sessuologi. Ci sono donne che raggiungono l’orgasmo multiplo, prolungato. Altre che difficilmente lo raggiungono. Io ormai non esco più con qualcuna da anni. Lele, il mio carissimo amico, mi rincuora. Io gli rispondo che pratico l’astinenza sessuale da anni. Sono messo peggio di lui, che ha la moglie. Ma si ritorna all’aspetto mentale. Io posso stare meglio a farlo da solo piuttosto che con due donne occasionali. Come cantava la Nannini oggi sto bene da me, oggi mi basto. Anche Lucio Dalla scrisse un inno all’amore solitario con “Disperato, erotico, stomp”. Tutto ciò mi ricorda una poesia di un’antologia di poeti toscanii del’900, in cui una prostituta pisana sui lungarni, se la memoria non mi inganna, approccia l’autore e gli dice in francese: “tu viens”. Ma il giovane poeta passa oltre, resta solo. Oggi il poeta è sicuramente morto come la prostituta. Di quell’attimo tra loro non resta niente ormai. Quella antologia l’ho persa nel trasloco e non mi ricordo più il titolo. Resta solo un mio ricordo sbiadito di quella antica solitudine di un poeta, ormai scomparso da tempo. La mia solitudine è la mia seconda pelle.
Piuttosto che illudere, illudersi, autodistruggere o distruggere è meglio la solitudine, se è anche una scelta consapevole. A volte bisogna saper rinunciare per non complicare ulteriormente la vita a una donna. Oggi vado a prendere il cappuccino alla Coop. Oggi è domenica e il bar sotto i loggiati vicino all’ospedale è chiuso. Pago prima. Hanno una macchinetta per controllare il Green pass. Non so come funzioni. La ragazza mi illumina. Ero incerto dove passare il Green pass. Bevo il cappuccino. C’è una coppia di anziani seduta. Parlottano tra di loro. C’è una ragazza che consuma come me al banco. Saluto. Esco. Oggi è una giornata soleggiata, luminosa. Ho gli occhi fotosensibili. Mi lacrimano un poco. Non ho portato gli occhiali da sole. Cammino. Penso a quello che diceva un anziano alla televisione ieri: negli anni Settanta facevano scandalo i morti sul lavoro, oggi no. Una macchina che passa ha la radio accesa a tutto volume. All’ecomostro anche oggi lavorano che è domenica. Forse hanno subappaltato dei lavori a dei padroncini. Oggi tranne alla Coop tutti i bar sono chiusi nella zona. Guardo il viavai delle auto sulla circonvallazione. Passa un uomo malandato, povero. Anche io potrei fare la sua stessa fine. Ci vuole così poco. Basta niente per diventare poveri. Basta qualche colpo di sfortuna. Due anziani parlano dei rincari, di Putin e si chiedono dove andremo a finire. Io mi incammino verso casa e penso che poi alla fine siamo tutti soli.
(13 febbraio 2022)
Credits: foto dell’amico Emanuele Morelli