Sabato 5 giugno, alle 21.30 alla Rocca Brancaleone, per Mendelssohn e Schumann
Sorprendentemente romantica: è questa l’Accademia Bizantina che torna sulla scena di Ravenna Festival sabato 5 giugno, alle 21.30, diretta da Ottavio Dantone nella Sinfonia n. 4 “Italiana” di Felix Mendelssohn Bartholdy e nella Sinfonia n. 3 “Renana” di Robert Schumann. Primo degli appuntamenti sotto le stelle della Rocca Brancaleone, il concerto segna anche l’apertura del programma sinfonico della XXXII edizione. Gemma del territorio il cui prestigio internazionale è legato a doppio filo al repertorio barocco, Accademia Bizantina ha scelto infatti la propria città d’origine per un’inedita immersione nel sinfonismo romantico; immersione che trova ragioni e fascino nella consapevolezza che le pagine scelte sono testimoni di quanto profondamente i loro autori furono colpiti dalle potenzialità del contrappunto bachiano. L’impresa si compie, però, con meticolosa attenzione agli strumenti d’epoca e alla storicità della performance, secondo il raffinatissimo e colto approccio a cui la Bizantina e il suo direttore hanno abituato il pubblico. Mendelssohn e Schumann, insomma, come non li avete mai ascoltati. E sotto tutta un’altra luce, grazie al sostegno di Quick Spa che rende possibile l’evento.
“Ci piace pensare che autori come Mendelssohn e Schumann si possano oggi considerare, a quasi due secoli di distanza, assimilabili alla cosiddetta musica antica – suggerisce Ottavio Dantone – tenendo conto per altro che entrambi furono fortemente influenzati da Bach. Siamo consapevoli di poter leggere questa musica mettendo in rilievo particolari che un’ottica esecutiva posteriore alla creazione artistica potrebbe tralasciare o fraintendere. Si può aggiungere che una lettura proveniente da una prassi esecutiva anteriore può dare importanza a tutto ciò che non è scritto ma celato da codici esecutivi del passato che continuano a vivere nelle trame della scrittura.”
Omaggio alla cantabilità del nostro Paese con accenno di salterello, la Sinfonia n. 4 in la maggiore, op. 90, di Mendelssohn non si avvale di espliciti temi popolari, ma ricrea un carattere “italiano” nella freschezza e luminosità della strumentazione. In una lettera scritta da Roma nel 1831, il compositore la definisce “il lavoro più gaio che io abbia mai finora composto, specialmente nel finale. Niente ancora ho deciso per il tempo lento; forse dovrò aspettare di essere a Napoli per compierlo”. Mendelssohn lavorò infatti sulla Sinfonia durante il proprio viaggio in Italia, ma – dopo svariate revisioni – l’ultima stesura fu pubblicata postuma. La struttura rimane quella classica, intrisa di viennesità e memore del contrappunto bachiano, quasi un’eco dello spirito barocco caro ad Accademia Bizantina.
La Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 97, “Renana” nasce invece in seguito al trasferimento della famiglia Schumann a Düsseldorf, dove al compositore era stata conferita l’ambita carica di direttore dei concerti. Il caloroso apprezzamento dimostrato dalla gente del luogo contribuì a fare di questo periodo un’oasi serena e della Terza Sinfonia una dedica alla lieta spensieratezza della vita sul Reno. È forse questa la composizione in cui Schumann raggiunge la migliore sintesi fra gli elementi classici e romantici della propria poetica. In aggiunta ai quattro tempi tradizionali, la “Renana” conta un quinto movimento inserito prima del finale: il riferimento è quello alla cerimonia di investitura cardinalizia dell’arcivescovo nel Duomo di Colonia, ma è soprattutto un tributo alle pratiche del contrappunto, rivisitate in chiave romantica: “Il tema solenne del tempo lento con il suo ‘controsoggetto’ – sottolinea Dantone – non solo ricorda temi di fuga presenti nel Clavicembalo ben temperato e nel possente Preludio e tripla Fuga per Organo, ma aggiunge anche connotazioni quasi speculative a questa magnifica Sinfonia”.
Dal secolo scorso la nostra memoria uditiva si è consolidata sulla base della tradizione esecutiva di grandi orchestre, con strumenti standardizzati nelle caratteristiche tecniche e nel timbro. A questa abitudine Accademia Bizantina si è sempre sottratta, coltivando il proprio percorso per coniugare ricerca filologica e studio della prassi estetica interpretativa ed esecutiva. A Ottavio Dantone, che ne è direttore musicale e artistico da oltre vent’anni, spetta il ruolo di garante della qualità dell’ensemble e il compito di valorizzare al meglio l’entusiasmo e la complicità di ogni singolo strumentista – a partire dal primo violino Alessandro Tampieri – nel nome del “fare musica come un grande quartetto”, la missione della Bizantina fin dal 1983, anno in cui è stata fondata a Ravenna.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti: primo settore 45 Euro, secondo settore 25 Euro, under 18 5 Euro
L’appuntamento è in diretta streaming su ravennafestival.live