Immersi come siamo nella vita ci dimentichiamo della morte. Colpa del mondo o di noi stessi? Facciamo sempre in modo di non riflettere e poi ci giustifichiamo dicendo che non abbiamo mai tempo. Purtroppo è solo pensando alla nostra finitezza che possiamo rivolgerci a Dio. Accade così che nella malattia o nella difficoltà propria o dei propri cari ci affidiamo a Dio. Dio diventa l’ultima spiaggia. Dio dovrebbe essere il primo a cui rivolgersi e diventa l’ultimo. Mi ricorda molto la canzone di Joan Osborne, “One of us”, tradotta e riadattata da Eugenio Finardi: “E se Dio fosse uno di noi, solo e perso come noi…nessuno che lo chiama mai”. Ai tempi del meccanicismo e del determinismo Dio era il grande orologiaio, oggi è il grande assente. E poi perché pregare uno che è morto o che non esiste, secondo molti? Certamente la Chiesa ha le sue colpe. Ma senza citare la scommessa di Pascal, cosa ci costa, prima di addormentarci fare una preghierina? In fondo è il nostro messaggio nella bottiglia e può darsi che ci sia Dio pronto a leggerlo. E se Dio non esistesse, non avesse un momento per noi o se non esaudisse i nostri desideri? Tentare non nuoce! L’aforista Morandotti scrisse: “Io, abbreviazione di Dio”. Oramai la D di Dio è stata cancellata. C’è rimasto solo il nostro io, gioia e dolore, croce e delizia. L’uomo contemporaneo occidentale prega poco e pensa poco alla morte. Lo fa sempre però quando il destino sembra trascendere le proprie forze, capacità e la stessa scienza. Diamo sempre per scontato che il nostro organismo e quello dei nostri cari funzioni bene. Anzi non lo diamo per scontato, ma lo pretendiamo, lo esigiamo. Di conseguenza quando a casa tutti stanno bene si pensa poco a Dio. E la maggioranza di coloro che pregano in Occidente fa preghiere interessate; si rivolgono a Dio solo perché loro e le loro famiglie stiano bene in tutti i sensi. Si prega per non andare all’inferno o perché i nostri defunti abbiano il paradiso. La maggioranza non prega per gli estranei, gli sconosciuti. Chi è lontano non fa testo: occhio non vede, cuore non dole! Ognuno guarda al suo particolare, al suo orticello. La preghiera universale è poco praticata. Chi nega ciò, è solo un bugiardo. L’egoismo di noi esseri umani si vede anche da come preghiamo, per cosa preghiamo e da quanto preghiamo. La preghiera è un momento di raccoglimento interiore. È proprio la preghiera l’unico legame tra il nostro io e Dio!