L’amore questa volta ha la faccia di un padre e il vuoto lasciato da un figlio. Il sassofonista Rocco Iocolo in arte LaBrass torna in scena con un nuovo singolo dal titolo “Ninna Nanna dei perdenti” e al sax accosta la forma canzone del pop delicato, elegante, d’autore. Un brano notturno, definitivo, denso di spine che non pungono ma feriscono. Un arrangiamento magistrale a cura di Maurizio Loffredo capace di contestualizzare e, in un certo senso rendere futuribile, un concetto classico di canzone d’autore.
Al sax hai sostituito il pop e la forma canzone. Hai comunque sempre colorato e alterato il tuo normale percorso di suono… vero?
No, al sax non ho sostituito il pop e la forma canzone; li ho semplicemente affiancati. Le mie sonorità, da sempre, tendono a rievocare paesaggi lontani e folkloristici, che affondano le radici nella tradizione bandistica. Se si uniscono tanti anni di studi… il gioco è fatto. Posso dire con tranquillità che la mia musicalità parte dall’amato sax, ma subito si è spinta in contesti sperimentali e non propriamente “accademici”.
Tra l’altro la narrazione è un punto nodale della tua carriera. Non come scrittore ma proprio come suono a corredo… da quale radice arriva?
La Musica ha una sua estetica, tant’è che il mio credo non è in Dio, ma nella voce di Dio: il Suono. Con questo mi piace sottolineare l’importanza del Verbo e del singolo peso musicale che ogni parola, come del resto ogni nota, ha su ognuno di noi. Bisognerebbe prestare maggiormente attenzione al proprio modo di esprimersi, soprattutto verso se stessi: noi siamo ciò che continuamente diciamo di essere. Questa idea trae origine dalle analisi giovanili dei testi di Bach: un esempio tra tutti, “La Passione secondo Matteo – BMV 244”, capolavoro inenarrabile. Dopo un attento ascolto non sarete più gli stessi, vi accorgerete di quanto la musicalità delle parole e delle melodie possa solcare le vostre anime.
“Ninna nanna dei perdentI”: i veri perdenti per te chi sono?
“I perdenti” menzionati nel brano possono essere interpretati in diversi modi. Nel contesto della canzone, si riferisce a coloro che si sentono lasciati indietro o dimenticati, come un genitore distante dai propri figli. In un senso più ampio, i “perdenti” sono coloro che si trovano in situazioni difficili, che lottano contro le avversità senza ricevere il riconoscimento o il supporto che meritano.
Per me, la differenza tra “un perdente” e un “super eroe” non esiste, in quanto entrambi hanno una cosa in comune: la paura. L’unica differenza è come si reagisce a questa.
E quanto c’è di biografico e personale in questa storia?
Questa storia è interamente biografica e personale. A dirla tutta, non avrei mai voluto scrivere un brano simile.
Bello il video… denso di solitudine. Posso dirti anche che ha l’aria di essere davvero poco italiano? Non so come altro dirlo…
Il video è essenziale per la comprensione dell’intera opera. Le riprese sono avvenute esattamente dove tutta la vicenda ha avuto luogo, ecco perché sono dense di significato. Il merito per la sceneggiatura va al mio produttore Vinve’, noto paroliere italiano nonché amico di avventura, il quale ha saputo cogliere ogni sfumatura della mia irrequietezza e metterla al servizio dello spettatore. Non è un qualcosa che avrebbe saputo fare chiunque, gli sono grato per tutto il duro lavoro.