E’ rivolto a tutti quei ragazzi che vivono con un’incertezza sessuale, che ancora oggi vengono bullizzati e non vengono accettati da una piccola parte di società.
Il nuovo libro di Salvatore Ciaramella, dal titolo “L’arcata sopraccigliare”, vuole far riflettere le persone, magari farle immedesimare nei tormenti notturni dei protagonisti, adolescenti ancora privi d’identità.
Il racconto è ambientato negli anni ’90 tra le città di Roma, Firenze e Milano. Stefano è un adolescente, un ragazzo che ogni notte si interroga sulla sua identità sessuale, convive con le sue domande. Ogni notte si tormenta con una marea di pensieri.
Serena è l’amica di Stefano, si conoscono fin da piccoli e frequentano la stessa classe al liceo. Soltanto Serena è a conoscenza dei dubbi di Stefano, perché entrambi ogni giorno si confidano tutte le loro incertezze.
Serena è lesbica, si è innamorata della sua professoressa di italiano, ma anche lei ha un interesse nei suoi riguardi e inizia tra loro una storia d’amore. A una festa in un locale in riva al mare, Serena e la professoressa subiscono una brutta aggressione, che complicherà tutta la vita di Stefano. Nel tempo, fra dolori e tormenti, Stefano inizia la sua carriera da stilista, tra serate e sfilate e, dopo una convivenza, conoscerà il suo grande amore.
«Il titolo “L’arcata sopraccigliare” – racconta l’autore di Napoli, operaio metalmeccanico, con il diploma di geometra – nasce dal gesto poco opportuno di inarcare l’arco sopraccigliare nei riguardi di una persona “diversa”, una persona che esca dagli schemi convenzionali della società, nei modi di fare, di vestirsi, di pensare o di amare».
Una tematica tanto attuale e, ancora, delicata come l’omosessualità e l’omofobia viene trattata in maniera intensa e ben precisa. Salvatore Ciaramella è, infatti, una persona molto versatile, le sue opere si aprono alla poesia, come alla narrativa, alla pittura e alla recitazione; ha preso parte al cast nella serie di “Gomorra 5” e in varie serie televisive. Ciò che prima è immagine ed emozione, poi diventa parola impressa su un foglio.
«Non ho mai scritto una poesia o un racconto – spiega l’autore, che frequenta il secondo anno universitario all’Accademia di Belle Arti di Napoli – facendo riferimento a determinati elementi stilistici specifici. Quando assemblo uno dei miei racconti, prima di scrivere, ne ammiro le ampie immagini, combino punti di vista, visuali che mi dettano frasi e metafore per arrivare a ricamare una storia che dia un messaggio intenso e ben preciso». Interessante e originale è la scelta di inserire la “coscienza” nel racconto, quasi come se fosse una vera e propria voce nel dialogo. Una narrazione scandita temporalmente dallo scorrere dei giorni, sera dopo sera. «E’ la voce nascosta dell’anima che mi ha dato una mano a scrivere, a raccontare e ad abbracciare tutti i pensieri di quei ragazzi che negli anni ho visto nei telegiornali, quegli adolescenti che purtroppo ora non ci sono più, che non hanno avuto il coraggio di esprimersi, di viversi come sognavano e di porre al mondo il loro senso d’amore».
Il romanzo è un inno all’amore, alla bellezza della diversità e all’importanza di ascoltare sé stessi e le proprie inclinazioni, senza la paura di vedere quel “sopracciglio inarcato”. «Il messaggio che vorrei dare ai giovani è quello di abbattere i muri del silenzio, di non avere paura di ascoltare tutte le loro suscettibilità, di andare avanti e poter esprimere nella vita il meglio sé, perché è difficile per un ragazzo curare il proprio carattere per diventare sé stesso. Al lettore – conclude lo scrittore – vorrei ricordare i momenti adolescenziali, quelle fasi difficili di vita, che spesso anche davanti a un orizzonte, anche davanti ad un cielo immenso, possono oscurare i sogni e i giorni di qualsiasi ragazzo».
Federica Grisolia