L’inespugnabile fortezza di Château-Gaillard – Prima che mi piombasse sul cranio l’opera di santa Ildegarda di Bingen, avevo l’intenzione di parlarvi di Riccardo I Cuor di Leone, re di Inghilterra e duca di Normandia. Vi faccio presente che questa “guest star” dell’epopea di Robin Hood fu tutt’altro che un sovrano illuminato.
Partito per terza Crociata a far che non si sa bene, l’amministrazione del regno fu retta dal fratello Giovanni il quale, ben lungi dall’essere il dispotico tiranno descritto da Alexandre Dumas (padre) – e filmografia connessa – passò alla storia per aver dato al popolo inglese, salito al trono nel 1199 dopo la morte di Riccardo, la prima forma di costituzione con la Magna Charta Libertatum (1215). Il ritorno di Riccardo nel 1194 da un’ignobile prigionia inaugurò nel territorio britannico – dove egli si era recato di rado e malvolentieri, preferendo vivere nella nativa Normandia – un regime di repressione e terrore che, uniti alla sua conclamata omosessualità, gli valsero la mutazione del primo vocabolo del suo appellativo con il nome di un organo assai meno nobile e che, in italiano, inizia con la medesima consonante.
Chi piacevolmente trascorre le vacanze visitando i castelli della Senna, nelle vicinanze del villaggio di La Couture può ammirare su un picco roccioso i monumentali resti della fortezza di Château-Gaillard, smantellata nel 1603 su ordine di Enrico IV per consentire al cardinale di Bourbon di edificare il vicino castello di Gaillon. Attualmente rimangono le basi di un perimetro poligonale e la torre quadrata adibita a ospitare i servizi igienici; un tempo, troneggiava un torrione maestro con aperture per scaraventare proiettili sugli assalitori e un’altra torre munita di merli e percorsi per le sentinelle. Il tutto circondato da una cinta muraria in pietra, mentre un ponte collegava la fortezza al villaggio e una possente palizzata ostruiva il libero scorrimento della navigazione fluviale.
Questa imponente fortificazione venne ideata da Riccardo I, seguendo le più avanzate regole di architettura militare difensiva ed i lavori di edificazione iniziarono nel 1195, una data assai importante per quello che dirò in seguito. Lo scopo della costruzione consisteva nell’erigere un baluardo sicuro contro i ripetuti tentativi francesi di penetrare all’interno del ducato normanno nonché di impedire l’accesso delle navi gigliate verso lo strategico porto di Rouen. Dovete infatti sapere che tra Capetingi di Francia e Plantageneti di Normandia se le erano sempre suonate di santa ragione: e allorché i secondi ascesero al trono inglese quali discendenti di Guglielmo il Conquistatore, mantenendo il dominio delle terre normanne, i sovrani francesi impiegarono ogni risorsa per annettere nuovamente tali territori al loro regno. Gli sforzi parvero concretizzarsi proprio nel 1195 con il Trattato di Issoudun, grazie al quale a Filippo Augusto II furono attribuite alcune città sulla frontiera tra Francia e Normandia, con eccezione di Andely rimasta neutrale e non fortificata. Ed esattamente in questa cittadina, teatro degli scontri tra le due stirpi e fondamentale per il controllo del confini tra le due regioni, Riccardo Cuor di Leone ebbe la bella pensata di edificare una roccaforte.
L’apertura del cantiere ebbe luogo nello stesso anno 1195, ancor prima che il Trattato di Issoudun venisse stipulato, ma i lavori subirono una brusca battuta d’arresto a motivo delle fondate rimostranze del padrone dello sperone roccioso, l’arcivescovo di Rouen Gualtiero. Niente paura: Riccardo gli riconobbe il possesso di due città, di una foresta e di alcuni mulini e l’opera di fortificazione riprese con reciproca soddisfazione del prelato e del sovrano, il quale soprintendeva e sorvegliava personalmente lo stato di avanzamento della costruzione.
Per ora mi fermo qui, dato che lo spazio a mia disposizione è limitato: in seguito vi descriverò altre caratteristiche della struttura architettonica, i suoi vantaggi e i punti deboli. Vi spiegherò anche il motivo per cui la fortezza venne demolita all’inizio del sec. XVII. Mi preme tuttavia un punto: so che le mie “spigolature” sono abbastanza seguite, ma mi sorge il pensiero che i miei lettori gradirebbero che io trattassi qualche argomento di loro peculiare interesse; e può anche darsi il caso che qualcuno di loro voglia sottopormi un argomento da approfondire o un quesito storico da risolvere.
Bene: d’accordo con la Direzione, vi lascio la mia mail: cardinale.marco@hotmail.it. Non abbiate timore di scrivermi perché, in tempi brevi risponderò a tutti.